Il Deuteronomio è una rilettura di tutta la Torah precedente, alla luce dell’esilio babilonese (587-538 a.C.). Composto in appoggio alle riforme introdotte dal pio re Giosia (nel 622 a.C:, durante i lavori nel tempio, viene «scoperto» un libro – Dt 12–26, il «Codice deuteronomico» probabilmente –), fu rielaborato e completato alla luce della tragica fine del regno di Giuda e i primi anni di esilio babilonese. Redatto nella forma finale da un’équipe di sacerdoti, scribi, profeti e saggi, esso raccoglie l’istanza dell’amore unico verso YHWH, il Dio dell’alleanza, da corrispondere con l’esecuzione pronta e convinta dei suoi vari comandi. Arricchimenti sapienziali vennero portati a Gerusalemme nel 722 dopo la caduta di Samaria. Gli scribi erano interessati alla giustizia sociale, mentre i sacerdoti puntavano al rinnovamento del culto con la sua centralizzazione nel tempio di Gerusalemme.
La quarantanovenne esegeta nuorese, suora orsolina di san Carlo e dottore in teologia biblica alla Gregoriana, insegna alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale e all’ISSR «San Pietro martire» di Verona.
Come richiesto dalla collana di inserimento, nell’Introduzione generale (pp. 5-28), l’autrice propone anche una struttura del libro: 1,1–4,43 Primo discorso di Mosè, narrativo; 4,44–26,28 L’alleanza dell’Oreb; 26,69–30,21 L’alleanza di Moab; 31,1–34,22 Sezione narrativa. 33,1-29 riporta la benedizione di Mosè.
Di ogni parte del libro la studiosa commenta alcuni brani del Dt. L’articolazione segue lo schema: la lettura del testo-interpretazione-spunti di riflessione.
In tutto vengono accostati dodici testi: 4,1-18 Obbedire per vivere; 4,9-14 Ascoltare solo una voce, che «si vede»; 4,32-40 Il Signore soltanto: il Dio personale si rivela nella storia; 6,4-9 Ascolta Israele: amare solo il Signore, ascoltarlo per essere felici; 8,1-20: Ricordare e testimoniare il cammino del deserto, una volta giunti nella terra del Santo; 10,12-22: Ama il forestiero, amarlo e accoglierlo; 16,1-7: Celebrare le feste, che rendono gioiosa la vita; 18,9-22: Dare ascolto al profeta; 26,1-11: Offerta delle primizie, la fede e la preghiera edificano la comunità; 30,11-14: Vicino a te è la parola, la qualità della Legge e il “luoghi” della Parola, da ascoltare perché vicina; 30,19-20 Scegli la vita! Le due vie, con la scelta della vita come esperienza di sapienza; 34,1-12 La morte del profeta e dell’intercessore. Senso della morte di Mosè.
Nell’Appendice (pp. 25-225) si riflette sui codici legislativi presenti in Dt (Codice deuteronomico; l’Alleanza dell’Oreb e quella di Moab). Si descrivono le somiglianze di questi codici con i trattati di vassallaggio del Vicino Oriente antico. Un glossario, e una pagina di bibliografia completano l’opera.
Il Deuteronomio ha un proprio stile, con espressioni ripetute con insistenza, ed esprime la necessità di porre in pratica i comandi del Signore, che è l’unico Signore, il Dio dell’alleanza. Osservare il patto darà felicità, ignorarlo farà conoscere l’orrore dell’esilio, intravisto nelle ultime pagine.
Un libro biblico molto importante, citato spesso nel NT e ricco di indicazioni sapienziali e di giustizia sociale valide tutt’oggi.
Grazia Papola, Deuteronomio, collana «Dabar – Logos – Parola», Edizioni Messaggero, Padova 2017, pp. 240, € 20,00.