Una fitta e stupenda sequenza di 241 immagini che spaziano dalla Genesi all’Apocalisse attraversando i 73 libri biblici compongono il capolavoro del più celebre incisore d’Europa. Si tratta della «Bibbia di Doré», ora proposta in una nuova edizione da Marietti 1820 con un’introduzione di Gianfranco Ravasi, cardinale, biblista di fama internazionale e presidente del Pontificio consiglio della cultura e della Pontificia commissione di archeologia sacra. L’opera, un volume di 256 pagine in cartonato e con sovracoperta, riproduce le storie della Bibbia dalla creazione della luce alla Gerusalemme celeste, la visione apocalittica che sigilla le Scritture, attraverso un arco molteplice di scene spesso emozionanti.
Per secoli l’Antico e il Nuovo Testamento hanno costituito lo sterminato repertorio iconografico, ideologico e poetico a cui la cultura occidentale ha ripetutamente attinto. Nel flusso ininterrotto e variegato di immagini prodotte per narrare la storia sacra uno spazio significativo è occupato proprio dall’opera commissionata a Gustave Doré (Strasburgo 1832 – Parigi 1883) nel 1864. A quest’impresa il disegnatore francese si dedicò con una passione e un entusiasmo straordinari, affidandosi alla fantasia, ma senza ignorare le prime fotografie che a quel tempo giungevano dalla Palestina.
Orientato sulla strada dell’illustrazione dei classici da Paul Lacroix, conservatore della Biblioteca dell’Arsenale di Parigi, Doré si cimenta con Rabelais, cioè l’edizione delle opere dello sferzante creatore di Gargantua e Pantagruel, seguita dai 425 disegni per Le sollazzevoli istorie di Balzac. Nel 1861 appare l’Inferno di Dante, che consacra la fama dell’incisore, poi l‘intera Divina Commedia, il Don Chisciotte di Cervantes e i Racconti di Perrault. Il vertice viene raggiunto nel 1864, quando inizia la grandiosa avventura dell’illustrazione della Bibbia, che influenzerà in modo notevole l’immaginario occidentale e il cinema di Hollywood.
Come spiega Gianfranco Ravasi nell’introduzione, quella di Doré può essere considerata una vera e propria esegesi figurativa al testo sacro, inseguito nelle sue vicende storiche, esaltato nei suoi profeti, celebrato nella sua pienezza neotestamentaria. In verità, più che illustrare integralmente la Bibbia, Doré ha inteso delineare la «storia sacra» nelle sue tappe più rilevanti e nei suoi episodi più coinvolgenti, fissando i personaggi in atti che sono diventati familiari alla fantasia dei lettori delle Scritture.