Non si può comprendere a fondo la ricchezza della preghiera e della liturgia cristiana senza situarla sullo sfondo del giudaismo vissuto in pienezza da Gesù e dai suoi discepoli. Essi frequentarono le sinagoghe, pregarono insieme alla gente, predicarono tenendo presenti le categorie spirituali e teologiche del proprio popolo.
Il settantacinquenne francescano, docente emerito di giudaismo e Nuovo Testamento allo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme, presenta dapprima un quadro storico del periodo che va dal tempo degli asmonei (II sec. a.C.) fino a quello dei gaonim (IX sec. d.C.).
Nella Parte prima (pp. 33-106) egli chiarisce alcune nozioni fondamentali del pensiero religioso e liturgico giudaico: la santificazione del Nome, la Shekinah, l’intercessione, il memoriale, il merito dei padri e la benedizione. Illustra in seguito la cosmologia, l’antropologia e il significato escatologico della preghiera con le figure del tempio celeste, quella di Michele – l’angelo d’Israele –, i gesti corporei della preghiera, l’orientamento del cuore (qawwanah).
L’autore denuncia con forza il fatto che molti studiosi non distinguono il giudaismo prima del 70 da quello successivo alla distruzione del tempio. Non sono inoltre «in grado di discernere nelle fonti rabbiniche tardive le antiche tradizioni che esse veicolano. Infine, accade anche che certuni trasferiscano sui farisei la misoginia degli esseni» (p. 93). La fede nella risurrezione sarà espressa chiaramente nella seconda delle Diciotto Benedizioni. Due temi escatologici sviluppati nella preghiera ebraica sono quella del riposo e della raccolta.
Nella Parte seconda (pp. 107-130) vengono illustrati i luoghi e le vesti della preghiera: il tempio, casa di preghiera, la sinagoga come luogo di preghiera, il mantello di preghiera e le frange, i filatteri, la kippah.
Nell’ampia e ricca Parte terza (pp. 131-246) vengono analizzate le preghiere principali, nelle quali si possono ben riconoscere vari temi che sono entrati nella liturgia e nel pensiero cristiano. Utili il Piccolo lessico (pp. 247-251), l’indice dei passi citati (pp. 253-279) e quello dei nomi (pp. 279-283).
Un reprint di valore, edito per la prima volta nella collana «Studi biblici» nel 1996. Una vera miniera di informazioni difficili da ritrovare in modo così comodo e organizzato. Opera di un grande maestro di giudaismo, e tale riconosciuto anche dagli ebrei (cf. la Prefazione del prof. Flusser), contribuisce a una migliore conoscenza, stima e preghiera fra i «due gemelli».
Frédéric Manns, La preghiera d’Israele al tempo di Gesù, collana «Reprint», EDB, Bologna 2017, pp. 288, € 20,00.
Il volume presenta la parte riguardante l’ebraismo incorporata nel Dictionnaire des monothéismes diretto dai due autori, pubblicato a Parigi nel 2003 e tradotto dalle EDB nel 2005.
Jacques Potin, religioso assunzionista, è stato tra i maggiori specialisti della storia di Gerusalemme, mentre Valentine Zuber è professoressa all’École pratiche des hautes études di Parigi. Nell’opera vengono analizzati sinteticamente quasi duecento lemmi che rappresentano le parole essenziali per comprendere l’ebraismo. In questi anni, nei quali è aumentato l’interesse per la religione ebraica e il dialogo ebraico-cristiano (insieme, va detto, al rigurgito di qualche manifestazione antigiudaica e antisemita), conoscere con precisione i principali elementi strutturali dell’ebraismo è di fondamentale importanza perché la conoscenza aumenta il rispetto e il dialogo fra le religioni. L’ebraismo, separatosi dal suo gemello (più che fratello minore) cristiano in un processo che durò dal 30 al 135 circa d.C., possiede un insieme di elementi materiali, biblici, spirituali, tradizionali, che lo fanno apprezzare soprattutto dai cristiani, che possono gustare la ricchezza della duplice interpretazione dei testi del Primo Testamento, che ha condotto a due tradizioni teologiche, liturgiche e vitali diverse ma “imparentate”.
C’è ancora chi comprende la Torah come legge, chi intuisce che la pasqua ebraica è alla base di quella cristiana ma non ne conosce i particolari. Altri invece apprezzeranno elementi della vita ebraica successivi al 70 d.C., data tragica sì, ma che non è la fine dell’esistenza dell’ebraismo (come molti pensano). Il frutto della riflessione successiva è ricco di suggestioni e regge tuttora la vita dell’ebreo praticante. La conoscenza aumenta il rispetto, fa evitare incomprensioni, pregiudizi, sottovalutazioni e talvolta anche derisioni, tristi e ridicole proprio perché derivanti dall’ignoranza.
Un bel dizionario sintetico, maneggevole, di pronto uso per un primo orientamento in un mondo ancora non ben conosciuto.
Dizionario dell’ebraismo. Sotto la direzione di Jacques Potin e Valentine Zuber, collana «Fondamenta» – Strumenti, EDB, Bologna 2017, pp. 208, € 19,00.