«Saremo noi in grado di “salvare” la convivialità delle culture, religioni, usi, costumi, politiche, che sono altrettante differenti espressioni di uomini e donne diversi che, però, sono accomunati nella stessa famiglia umana, nella quale tutti potrebbero riconoscersi come fratelli e sorelle?».
È questo l’interrogativo che fa da sfondo a queste pagine scritte dall’arcivescovo di Catanzaro-Squillace, Vincenzo Bertolone. Non è una meditazione, né un approfondimento orante – si legge nelle prime pagine –, bensì di «una riflessione ad alta voce, razionale e documentata».
Opporsi alla “globalizzazione dell’indifferenza” è l’obiettivo di ogni cristiano, ma anche i “laici” dovrebbero sentire il dovere di mantenere vivo il senso della pietas per rimanere umani. La Regola d’oro, infatti – “Fa’ agli altri quello che vuoi sia fatto per te” –, è inscritta in ogni credo religioso e in ogni filosofia.
Fraternité è una delle tre parole poste a fondamento della Rivoluzione francese. Un concetto certamente nobile accanto alla libertà e all’uguaglianza. Piero Stefani, nel suo scritto “Figli di un unico Dio: fratelli?” (cf. Amore di Dio, Morcelliana, 2008). ritiene che la fraternità sia «la più debole e povera dei tre principi rivoluzionari» e «non ha goduto di un’universalità paragonabile agli altri due principi». Non soltanto. Il concetto di fraternità/fratellanza, lungo la storia ha conosciuto derive sorprendenti. Anche Cosa Nostra lo adoperava (cf. Fratellanza di Favara) per indicare organizzazioni criminali, violente e assassine. Si è giunti a parlare di “fraternità d’armi”…
Se la vera fraternità viene accettata tra i “valori fondamentali”, allora è possibile costruire una convivenza universale civile e positiva, in grado di contrastare i «sistemi sociali, politici e economici fondati sulla disuguaglianza».
Nel capitolo secondo, l’arcivescovo Bertolone si sofferma a ragionare sulla nozione di fraternità proposta alle regioni che si affacciano sul Mediterraneo, nozione di chiara ispirazione biblica.
L’ebraismo, a partire dalla fede in un Dio unico Creatore e dalla figura di Adamo, contiene «un impegno etico di fraternità universale».
Il cristianesimo, nato dalla predicazione di Gesù di Nazaret, «insegna la preghiera che affratella nell’amore tutti i viventi nel cosmo, uniti nell’elevare il comune grido al Padre nostro che sei nei cieli».
Nell’islam, anche se la fratellanza si esercita prima di tutto verso coloro che confessano la stessa fede, è vietato insultare le credenze e la religione degli altri.
Sia nell’Antico sia nel Nuovo Testamento innumerevoli sono i passi in cui le parole fratellanza/sorellanza trovano spazio negli episodi, nelle narrazioni e negli insegnamenti.
Nel terzo capitolo, l’autore illustra in maniera esaustiva un modo di praticare/vivere la fraternità, vale a dire la vita di comunione nelle comunità di vita consacrata. Queste comunità sono come degli «avamposti di un mondo nuovo». Il “ponte della fraternità”, che appare a tutt’oggi precario e lacerto nella vita dei singoli e dei popoli, viene riproposto come possibile dal carisma della vita consacrata, nella convinzione che la fraternità sia per l’umanità una «condizione originaria», un sogno da realizzare lungo la storia.
Papa Francesco, da parte sua, ha compiuto gesti e pronunciato parole che fanno costante appello a prendersi cura gli uni degli altri. Il testo richiama il messaggio per la 47ª Giornata mondiale della pace (2014), citando questo passaggio: «Nel cuore di ogni uomo e di ogni donna alberga… il desiderio di una vita piena, alla quale appartiene un anelito insopprimibile alla fraternità, che sospinge verso la comunione con gli altri, nei quali troviamo non nemici o concorrenti, ma fratelli da accogliere e da abbracciare».
Un compito costante nel programma di vita del cristiano. Un libro che sollecita tutti a vivere il sogno di Dio di una fraternità riconciliata.
Vincenzo Bertolone, Fraternità, Edizioni Istante, Catanzaro 2019, pp. 172, € 10,00. ISBN 978-88-942512-3-4