Si vede proprio che la figura di Gesù rimane sempre un affascinante mistero e un continuo oggetto di ricerche. Ci vuole un bel coraggio a comporre oggi una vita di Cristo, con tutti i problemi che gli studi letterari e storici sui Vangeli mettono sul tavolo.
Giordano Frosini, noto pubblicista, ci prova. Certo, non come le biografie di un tempo, ma piuttosto come quella tentata da papa Ratzinger: più alla ricerca di quanto si può affermare sul Gesù «reale» più che su quello effettivamente storico.
L’autore conosce e descrive bene i problemi e i limiti di simili tentativi e non li nasconde: è più coraggioso di tanti altri pubblicisti e meno preoccupato di loro di fare apologetica a ogni costo e un servizio a una facile ma illusoria pastorale.
Il libro, quindi, non è direttamente sui Vangeli, ma su quanto dai Vangeli (dichiarati «non storici», ma sostanzialmente attendibili anche sul piano della storia) si può ricostruire della vita, della predicazione, dei miracoli e della vicenda pasquale del Nazareno, e quindi anche del suo mistero umano e divino, più unico che raro in tutta la storia delle religioni.
Come in altre sue opere, l’autore è attento anche a tematiche moderne, a concezioni teologiche o pastorali o di carattere spirituale diffuse nelle Chiese dei secoli passati e ancora oggi, concezioni più ideologiche che fondate nei testi sacri. Pensiamo a come sono spesso presentate le figure di Maria, del Battista, di Gesù stesso o spiegazioni della redenzione come la famosa «soddisfazione vicaria»: Frosini stupirà ancora molti con le sue osservazioni e critiche su questi e altri temi analoghi. Ma vale la pena di ascoltarlo, anche perché il suo linguaggio è generalmente accessibile a molti lettori interessati e aperti a simili problemi.
Qualche osservazione
Non condivido – come già scrissi più volte – la datazione dei Vangeli di Mt, Lc e Gv a dopo il 70 (p. 31), perché è forte per me e per altri studiosi l’impressione che le strutture del giudaismo fossero ancora in piedi al tempo della composizione di quei libretti; d’altra parte, non vi si sentono la cristologia, le strutture e problemi (come quello della circoncisione) delle Chiese apostoliche specialmente paoline: un segno della forte antichità e fedeltà «gesuana» dei Vangeli?
Sul Discorso della montagna l’autore segue troppo il pur importante Dupont, precludendosi quindi anche esegesi diverse (ad esempio, sulla beatitudine dei «poveri» o «poveri in spirito»: quest’ultima espressione, di Mt 5, è più giudaica di quella di Lc e quindi forse più originale; del resto, anche Lc 6,16s scrive che quei «poveri» avevano lo spirito di coloro che, come i discepoli, cercavano Gesù e la sua grazia sanante).
Lo stesso direi per il Padre nostro: quello di Mt 6 è molto vicino alle preghiere giudaiche del tempo di Gesù; strano il silenzio – salvo mia svista – sulla beatitudine dei «puri di cuore», fondamentale, secondo me, per tutto il Discorso della montagna e per un’impostazione corretta della tematica della purità.
Certo, l’accusa a Gesù di essersi dichiarato «re dei giudei» aveva risonanza politica, ma, proprio per loro, ne aveva una anche religiosa: chi era il vero «Re» se non YHWH? Del resto, lo stesso Pilato intuisce il mistero anche divino di quel pover’uomo e della sua «Verità».
Infine, sulla crocifissione (p. 182): ricorderei anche il senso di «maledizione» che essa comportava secondo la Torah: ciò aiuterebbe tutti a capire di più il superamento di questa da parte di san Paolo, come di una forza capace di gettare alla malora anche uno come Gesù!
Fa bene, però, Frosini a concludere il suo bel lavoro con un serrato confronto tra i Vangeli e Paolo (come anch’io ho fatto nel mio Credere ai Vangeli? Perché? Elledici).
Buona lettura, dunque, a credenti e mal o non credenti, purché tutti disposti a non volere solo quanto ci aggrada o non ci impegna in serie ricerche.
Giordano Frosini, Il volto storico di Gesù, Elledici, Torino 2017, pp. 224, € 14,00.