Mettendo a frutto la sua preparazione esegetica, dottore in teologia biblica, docente all’ISSR di Modena e apprezzata guida nella Terra del Santo, Giacomo Violi commenta sette brani evangelici che hanno come scenario il lago di Tiberiade, detto anche «il mare di Galilea». Pur essendo un vero e proprio lago, gli evangelisti amano chiamarlo «mare» per alludere al suo significato simbolico che rimanda al passaggio del Mare Rosso e all’essere simbolo del caos e del male.
La conoscenza della geografia biblica è oltremodo necessaria e affascinante, specialmente per chi è chiamato a commentare e a spiegare la parola di Dio, perché diventa una vera e propria «geografia della salvezza». Lo scenario del lago di Tiberiade e delle montagne che lo circondano è rimasto intatto e aiuta molto a gustare i testi biblici, oltre che a comprendere alcuni piccoli particolari.
Il mare di Galilea è lo scenario dove Gesù incontra l’uomo nel suo habitat naturale, feriale. Luogo di lavoro, di fatica, di successi e di delusioni, il lago diventa un vero e proprio «ambone del vangelo».
Servendosi della barca – immagine viva della Chiesa, secondo i Padri –, Gesù si sposta da una sponda all’altra del lago, dalla zona di fede ebraica a quella pagana. I due territori hanno bisogno però entrambi di essere guariti dalla miseria, dal male demoniaco che schiavizza l’uomo, dalla mancanza di una guida che sappia nutrire e custodire le folle.
Le tre traversate del lago riportate nei vangeli diventano occasione di manifestazione della realtà profonda di Gesù, che viene incontro all’incredulità e alla paura dei suoi discepoli. Sono viaggi di Gesù con i discepoli, ma non dei discepoli con Gesù. Dopo Pasqua, nella vita missionaria della Chiesa, con Gesù la barca sarà piena di pesci, senza Gesù sarà vuota e segnata da un’amara delusione. La menzione della «barca» ritorna spesso, ed essa «è veramente al cuore dei “Vangeli del lago”» (p. 108).
Violi analizza due testi evangelici che sono messi in scena sulla sponda occidentale del lago, due su quella orientale, due nella traversata e uno su una sponda innominata (occidentale, Cafarnao?), la sponda della Pasqua (Gv 21).
Dopo aver riportato il testo biblico nella traduzione della CEI 2008, divide le sue riflessioni in tre tappe: Per avviare la lettura, che offre un’inquadratura generale; Nel cuore del racconto, che evidenzia i punti essenziali dell’esegesi; Suggestioni del racconto, che fanno riferimento al tema del lago di Tiberiade a livello teologico-simbolico.
Gli eventi che si realizzano nei brani esaminati, con le opere, gli insegnamenti di Gesù e le reazioni più o meno positive dei suoi discepoli, sono prefigurazioni degli eventi della Pasqua. Ascolto, fede, incredulità, paura, sofferenza e delusione, chiamata alla sequela e invio alla missione, abbandoni e assenze sono temi prolettici dei giorni di sofferenza e di gloria della Pasqua. «Certo tutto il Vangelo e tutti i Vangeli portano alla Pasqua, non solo i cosiddetti “Vangeli del lago”, che tuttavia rimangono vero microcosmo di umanità, officina di Vangelo, anticipo di Pasqua», commenta l’autore (p. 107).
«Il lago contemporaneamente è lo spazio dell’incontro, ma anche della paura, della notte, della lontananza, del sonno e della morte. È limite, ma è anche superamento del limite, è attraversata impossibile, è lo spazio in cui Gesù sfama tutti, guarisce, placa la burrasca, chiama a seguire…», prosegue Violi nelle sue conclusioni, mentre trae a terra «la rete» delle sue riflessioni.
Il lago è il limite e l’apertura, il luogo della chiamata e quello della missione aperta alle terre delle genti «impure». A tratti Gesù risorto sembrerà dormire proprio alla poppa della barca, il posto del comandante e del timoniere. L’assenza di una presenza, la presenza di un Risorto visibile solo agli occhi della fede pasquale.
La burrasca potrà sempre accompagnare la vita della Chiesa. Dal monte della preghiera Gesù “vede” però sempre i suoi in difficoltà remare contro vento e non mancherà di venire loro incontro camminando sul mare/lago – luogo del caos maligno e tenebroso –. Dirà ancora una volta loro: «Coraggio, sono io, non temete!».
Le riflessioni di Violi sono scritte con linguaggio semplice, riflessivo, intrigante. I testi biblici sono citati nella traduzione ufficiale della CEI 2008.
Per chi medita il vangelo, per chi si prepara al pellegrinaggio nella Terra del Santo e per chi ne centellina il gusto al rientro, sono pagine di forte suggestione spirituale e di stimolo a prendere con coraggio il largo. Duc in altum!
Giacomo Violi, “Camminando sulle acque”. La predicazione di Gesù sul lago di Tiberiade, Edizioni Messaggero, Padova 2018, pp. 120, € 9,00.