L’autore è docente emerito di Nuovo Testamento alla Brite University della Texas Christian University di Fort Worth. In questi due ponderosi volumi egli racchiude una vita di ricerca e di insegnamento.
Innanzitutto si rivolge al NT ricercandone l’identità nel suo essere epistola e vangelo, storia e narrazione. Libro scritto, scelto e pubblicato dalla Chiesa, esso ha una storia testuale e di traduzione che viene studiata dai LXX al Revised Standard Version (con un capitolo sulla traduzione della Bibbia in Italia, curata da Giancarlo Toloni, pp. 88-116). Il NT è il libro della Chiesa anche in quanto da essa interpretato.
La sua dimensione storica è analizzata nel versante costituito dal mondo ellenistico e da quello del giudaismo palestinese inserito in esso, con le sue fonti letterarie, raggruppamenti religiosi e una storia vivace che conduce al raduno di Iammnia a «la separazione delle vie» fra giudaismo e incipiente cristianesimo.
Due capitoli riguardanti Gesù nel giudaismo (pp. 212-230) e il periodo che porta da Gesù a Paolo (pp. 231-296) concludono la sezione relativa alle questioni previe l’analisi più puntuale delle singole opere letterarie frutto della vita dei giudeo-cristiani testimoni di Gesù nel mondo coevo.
Analizzata la vita di Paolo fino al 50 d.C. e lo statuto letterario della lettera e dell’epistola nel NT e nel mondo antico, si introduce lo studio delle lettere paoline e delle loro principali problematiche affrontate. Si inizia con quelle della prima missione egea (1Ts; Fil; Fm), enucleandone le classiche questioni introduttorie. Un capitolo a sé è dedicato ai rapporti di Paolo con i corinzi (questa è la dizione da me preferita) e alle due lettere ad essi inviate (1 e 2Cor). L’unità di 2Cor e l’ipotesi della collezione di cinque lettere da lui caldeggiata – separando c. 8 e c. 9 – è discussa in un apposito excursus (pp. 400-416). Le ultime lettere di Paolo (Gal e Rm) si concludono con un’apertura dedicata alla centralità del tema della partecipazione «in Cristo», dopo aver accennato al «nuova prospettiva» su Paolo iniziata nel periodo post-Olocausto. Dalla centralità del tema della giustificazione e da molti stereotipi legalistici appioppati al giudaismo coevo a Gesù si è passati con Sanders a valutare maggiormente le categorie partecipazionistiche dell’«essere in» come centrali in Paolo. Il c. 14 è dedicato a Efeso e alla scuola paolina, alla luce della quale vengono lette le deuteropaoline Col, Ef e 2Ts. Un excursus è dedicato alla pseudepigrafia, da ben intendere (pp. 504-510). Ogni capitolo e ogni paragrafo in se concluso termina con la bibliografia di approfondimento. Non esiste quella generale.
Il vol. II inizia con lo studio delle Pastorali (1Tm, Tt; 2Tm), di cui si sostiene che sono «composizioni posteriori a Paolo, provenienti dalla sua scuola. Questa prospettiva è avvalorata anche dalla datazione, dalle attestazioni, dalla canonicità, dal testo, dalla struttura e specialmente dalla teologia delle pastorali» (p. 609). Il c. 17 è dedicato a Roma e al consolidamento delle tradizioni di Paolo e di Pietro. Si introduce lo studio di 1Pt e di Eb (origine romana post 80, con ripensamento della fede alla luce della distruzione del tempio; non di Paolo e non rivolta ai giudei…). «La “natura giudaica” della lettera agli Ebrei è biblica, non etnica o empirica» (p. 664).
Dopo la presentazione delle lettere di Giacomo, di Giuda e della seconda di Pietro e un paragrafo riguardante Roma della seconda e terza generazione, si passa al blocco letterario dei vangeli. Da Gesù in poi, una comunità fedele e creativa conserva, estende e interpreta la tradizione. Esaminata l’origine particolare del genere letterario «vangelo» (Mc come «cristologia narrativa»), si esaminano le struttura e i temi principali di Marco, Matteo, Luca e Luca-Atti.
Il c. 25 è dedicato alla comunità giovannea e alla scuola giovannea, con i suoi conflitti che portano da Gerusalemme a Efeso. Quello successivo presenta il blocco letterario delle lettere della comunità giovannea: Ap; 1Gv; 2Gv; 3Gv. Il c. 27 è dedicato all’interpretazione del Vangelo di Giovanni.
L’epilogo (pp. 1068-1080) tratta del NT come parola di Dio. La Bibbia rappresenta il Dio che parla, un Dio che legittima e ispira altri a parlare. In tempi postbiblici si iniziò ad applicare la concezione oracolare della parola di Dio alla Bibbia nel suo insieme. Per questo Boring conclude la sua fatica con una riflessione sulla Bibbia e la parola di Dio nella teologia contemporanea: il neoevangelicalesimo, il liberalismo classico, l’eredità della teologia dialettica e il Vaticano II.
Opera monumentale, miniera da consultare a cui attingere per avere piste introduttive sintetiche e aggiornate sulle tematiche più diverse inerenti il corpus letterario e teologico fondamentale per la fede cristiana. Nella prestigiosa collana appena iniziata verrà presto editata un’interessante opera sull’impiego dei testi dell’AT nel NT. Sarà quindi studiata l’intertestualità e le riletture interne alla Bibbia, unitamente all’unità del disegno salvifico di Dio nell’adempimento delle sue promesse.
Eugene M. Boring, Introduzione al Nuovo Testamento. Storia, letteratura, teologia. I (Biblioteca del Commentario Paideia 2), Paideia, Brescia maggio 2016 (or am. 2012), pp. 1-584, € 65,00; Introduzione al Nuovo Testamento. Storia, letteratura, teologia. II (Biblioteca del Commentario Paideia 3), Paideia, Brescia giugno 2016 (or. am. 2012), pp. 584-1120, € 60,00.