Il libro di Giovanni Mazzillo, teologo pastoralmente impegnato e attento nel cercare la relazione tra le domande di liberazione e l’opera missionaria ed evangelizzatrice della Chiesa, è un saggio di ecclesiologia che intende tradurre il mistero pasquale di Cristo nella prassi vissuta delle beatitudini. Nell’Introduzione l’a. esplicita la finalità del saggio, il metodo di lavoro e l’esposizione dei contenuti: il fare ecclesiologia «non è un’attività puramente conoscitiva, ma è anche racconto oltre che riflessione, testimonianza e profezia oltre che memoria e tradizione» (p. 29).
Da questa prassi nel fare teologia egli trae spunto per tematizzare un’ecclesiologia in prospettiva storica secondo il metodo e lo spirito delle beatitudini. Evidentemente non si tratta di un’ecclesiologia biblica né di una teologia che giustappone teoria e applicazione pastorale, ma di una riflessione teologica sulla Chiesa per evidenziare sia il significato storico della salvezza sia la dimensione pellegrinante della Chiesa come soggetto collettivo e popolo messianico. Come dice papa Francesco, la «Chiesa in uscita» è una «comunità di discepoli missionari che prendono l’iniziativa, che si coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano» (EG 24), affinché l’uomo di oggi incontri il Salvatore, ne sperimenti la gioia e i doni della vera libertà e della pace.
Il testo si compone di tre parti. La prima, prevalentemente di carattere storico-teologico, illustra il pensiero di quei teologi che, tramite lo studio delle origini bibliche, patristiche e liturgiche del lemma «popolo di Dio», hanno favorito il risveglio e il rinnovamento della ecclesiologia. In alcuni di essi non sono mancate interpretazioni riduttive e applicazioni che ne hanno deviato il significato biblico-teologico. Tuttavia il recupero dell’autocomprensione della Chiesa come soggetto teologico-collettivo avvenuto con il concilio Vaticano II ha indubbiamente riportato l’attenzione sul valore ecclesiale dell’essere «corpo», non solo in senso storico, ma anche in senso personale, in quanto fondato sulla partecipazione battesimale dei singoli soggetti che con la loro testimonianza rivelano il volto umano della Chiesa.
Nella seconda parte del saggio, di natura biblico-dogmatica, l’a. riprende una delle proprietà fondamentali del popolo di Dio ossia la «comunità in cammino». Essa deriva dalla dimensione sacramentale della Chiesa la quale, segno e strumento dell’agire di Cristo, realizza quegli eventi comunicativi che sollecitano gli uomini a rispondere non in modo intellettuale ma concreto, originando dinamiche interrelazionali. La rivelazione infatti non è soltanto storia della salvezza ma anche salvezza della storia! Essa riguarda l’uomo nella sua integralità e nel suo essere libertà corporea, il suo presente e il suo futuro. Tale visione è presente nel Vaticano II che «prima ancora che un insieme di contenuti, è un metodo nuovo di porsi di fronte a Dio e agli uomini» (p. 159). Il Concilio ha infatti insegnato alla Chiesa a pensarsi «abitata» da Dio e dal suo mistero di amore, invitando a guardare all’uomo «come mistero» radicato in Dio che ne è il fondamento.
Dopo queste riflessioni, l’a. nella terza parte offre le linee fondamentali per una «teologia dell’incontro» e presenta la centralità del popolo di Dio nella sequela di Gesù con questi tratti fondamentali: popolo itinerante in cammino per una promessa di terra nuova e di cieli nuovi; popolo impegnato nella realizzazione della nuova alleanza tra Dio e gli uomini, nell’opera di liberazione dal male e nella pratica della riconciliazione e della pace. La Chiesa, tutta rivolta all’incontro con gli uomini e nel contempo in stato continuo di sequela Christi, può dirsi luogo di liberazione e di pace. Per questo, secondo l’a., non vi è che una teologia: quella che deriva dalla «“libertà/liberazione” come categoria teologica complessiva e radicale non ulteriormente rimandabile ad altre, se in Cristo» (p. 181). Una teologia che vede nella Chiesa il popolo delle beatitudini perché «ha il suo nucleo portante in coloro che soffrono, stretti come sono intorno al Cristo innocente che ha sofferto» (p. 263) e perché si pone come esperienza di risurrezione nei suoi piccoli e nei suoi infelici.
Saggio di ecclesiologia originale per la prospettiva adottata, ha l’obiettivo di affermare il valore storico della Chiesa popolo di Dio che viene raggiunto arginando il tema da tante possibili derive ideologiche e sociali. Ciò che emerge non è tanto un’idea tra le altre di Chiesa, bensì la sua natura e la sua missione salvifica. Per questo l’a. ha voluto raccogliere la riflessione attorno al progetto delle beatitudini e allo spessore antropologico dell’appello universale fatto da Gesù: salvezza di tutti e di tutto l’uomo. L’abbondanza degli autori presentati, soprattutto di area tedesca, alcuni dei quali poco trattati nei manuali di ecclesiologia, mostra talvolta la difficoltà di giungere a una sintesi completa delle loro posizioni. Ma è proprio questo l’aspetto che impreziosisce il lavoro perché, se da una parte la Chiesa popolo di Dio è il luogo dell’incontro tra Dio e gli uomini, dall’altra essa è anche disegno di salvezza le cui tracce sono disseminate nei cuori e nelle coscienze degli uomini.
Giovanni Mazzillo, Popolo delle beatitudini. Saggio di ecclesiologia, EDB, Bologna 2016, pp. 272, € 28,00. La recensione di Gaudenzio Zambon che qui riprendiamo per gentile concessione dell’editore è stata pubblicata su Studia Patavina 65(2018)1, pp. 182-183.