La paura dell’altro

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stranieri

Evagrio Pontico chiama gli stranieri «unguento degli occhi di Dio»: «Chi si prende cura di loro, raggiungerà presto la luce». Questa bella citazione patristica di Grün illustra il tono positivo e pacificante delle pagine del settantatreenne barbuto monaco e terapeuta tedesco. Prendendo varie volte spunto dalla situazione pesante che si vive in Germania a riguardo del tema dell’immigrazione – con note molto critiche verso i movimenti di estrema destra –, analizza il tema non solo a livello biblico e spirituale, ma anche con ampi capitoli di analisi psicologica.

Si devono comprendere le paure di chi è contrario all’accoglienza, ma si devono analizzare anche le motivazioni psicologiche inconsce di chi si irrigidisce: la durezza, a volte, è sintomo di mancanza del padre, di mancata elaborazione del passato nazista in Germania o della sconfitta subita. Chi è intollerante molte volte proietta nell’altro le proprie paure, ombre, offese patite, mancati riconoscimenti e affetti materni e familiari.

Le citazioni di analisi di Freud e Jung, cosi come quelle dell’ebreo Wiesel, illustrano ampiamente i retroscena nascosti e rimossi dell’animo umano di coloro che reagiscono in modo violento all’immigrazione di stranieri. La paura di perdere la propria connotazione religiosa o di non sentirsi più a casa propria sorge spesso in persone insicure di sé e molto spesso totalmente incuranti della propria vita religiosa fino a quel momento. Il volto del migrante è specchio della nostra realtà ma può rappresentare le nostre ombre profonde, che si proiettano con violenza sugli altri.

Grün ricorda la necessità di fare i conti con la storia, vedendo nella civiltà greco-romana gli stessi tratti di accoglienza e di intolleranza proprie del nostro tempo. Lungo i secoli le emigrazioni dei popoli permisero una trasformazione profonda delle società e degli stati. L’immigrazione significa sempre movimento, scambio, arricchimento, trasformazione reciproca.

La Bibbia riporta testi moto belli sulla difesa dei diritti degli stranieri residenti e del fenomeno dell’ospitalità, che si prolungò nei secoli soprattutto ad opera dei monaci e dei conventi sparsi in tutta Europa. Grün analizza il bel testo del n. 53 della Regola di san Benedetto in cui si raccomanda l’accoglienza adorante degli ospiti, invitati poi in clima di discernimento ad aprirsi alle ricchezze del luogo che li ospita.

Grün sottolinea più volte il dato naturale della paura di fronte allo sconosciuto e al nuovo, ed esorta a non aver paura delle proprie emozioni e paure profonde. Esse vanno portate in superficie e guarite nel confronto sereno con le persone che cercano rifugio, lavoro, patria fuggendo da luoghi e situazioni terribili di guerra, persecuzione, povertà assoluta. Il dialogo, l’integrazione nella cultura del luogo di arrivo, la conoscenza reciproca, la frequenza alla scuola del luogo sono tutti passi necessari per la conoscenza e l’accettazione vicendevole.

L’afflusso ben gestito di nuove popolazioni permette a tutti di chiarire a se stessi le proprie convinzioni, senza cadere nelle ideologie. Ci si deve interrogare sulla verità di se stessi, delle proprie credenze, dell’idea di umanità e di patria che si vogliono perseguire.

Non si può superare l’odio contro gli stranieri solo con appelli moralistici, ricorda Grün. «Solo se approfondiamo le motivazioni provenienti dalla storia della nostra vita e le elaboriamo, possiamo sviluppare un atteggiamento realistico nei confronti degli stranieri» (p. 17). «Per ogni ebreo – afferma Wiesel – lo straniero richiama l’immagine di un mondo che si deve abitare, abbellire e salvare. Si aspetta impazientemente lo straniero e gli si dà il benvenuto. Si è riconoscenti della sua presenza. Secondo la convinzione dei nostri padri, la grandezza di Abramo consiste nel fatto che egli prestava a tutti i passanti, a tutti gli stranieri, una buona accoglienza, sia che venissero angeli o profughi, egli li invitava tutti a entrare nella sua tenda (E. Wiesel, La notte, cit. a p. 30).

«Sant’Ambrogio vendeva perfino i calici d’oro della messa per dare il denaro ai poveri e agli stranieri – continua Grün nella sua esemplificazione storica e religiosa –. Sant’Agostino considerava un dovere del vescovo aprire la sua casa agli stranieri. Sottolineava il fatto che noi stessi dovremmo sentirci sempre degli stranieri: “Lo straniero che accogliamo è il nostro compagno di viaggio, poiché sulla terra siamo soltanto dei pellegrini. È un vero cristiano colui che riconosce di essere lui stesso uno straniero nella propria casa e nella propria patria”». (cit. p. 100). «Questa riconoscenza, di cui scrive Wiesel, ci farebbe bene anche oggi – sottolinea il monaco Grün. Gli stranieri non sono un peso, bensì una sfida ad abitare il nostro mondo, a renderlo più bello e a salvarlo dalla freddezza» (p. 30).

«Nella lingua tedesca c’è perfino un collegamento nelle radici da cui derivano le parole Heim (casa), Heimat (patria), e Geheimnis (mistero) – prosegue l’autore in alcuni recuperi filologici della lingua tedesca antica molto interessanti, stavolta a proposito del tema “patria” –. Si può essere a casa (Daheim) solo dove abita il mistero (Geheimnis). Là dove sono aperto verso il mistero di Dio, verso ciò che è più grande del mio io, là posso sentirmi veramente a casa. Quindi è cosa buona non solo stabilirsi esteriormente nella nuova patria, bensì è necessario aprirsi a quello che la patria dà veramente. E in definitiva ciò è sempre il mistero, che è più grande di noi: Dio, il mistero assoluto!» (p. 131).

Un libro pacificante su un tema bollente. Molto utile a livello pedagogico e spirituale, invita a riflettere sulle radici profonde delle paure, delle chiusure e degli irrigidimenti che possono nascere di fronte alla novità, ma anche sul grande arricchimento personale e sociale che deriva dall’accoglienza delle persone che vengono da ambienti diversi per cultura e religione.

In conclusione del suo testo, Grün riporta l’esperienza del proprio monastero che ha accolto 38 migranti, con un insieme di accoglienza, dialogo e condivisione che ha fatto crescere la percezione di sé della comunità e di tutto il circondario.

Anselm Grün, Ero straniero e mi avete accolto. Come affrontare la paura dell’altro, Edizioni Messaggero, Padova 2018 (or ted. Münsterschwarzach Abtei 2017), pp. 146, € 15,00.

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