Una finestra aperta, un letto vuoto, accanto un’asta portaflebo, una brezza leggera che muove le tende. Potrebbe essere una stanza di ospedale o di una casa dove probabilmente ha concluso i suoi giorni una persona qualunque. È la voce fuori campo, affaticata e carica di anni, a farci intuire di chi stiamo parlando: del cardinale Carlo Maria Martini, scomparso nel 2012 a 85 anni. Un profeta del nostro tempo, un uomo di spirito che ha speso fino alla fine con fedeltà la sua vocazione lasciandoci una grande testimonianza e, forse, un nostalgico vuoto che facciamo fatica a colmare. Parte da qui l’ultimo lavoro di Ermanno Olmi «vedete, sono uno di voi» (il titolo in minuscolo come «torneranno i prati»).
È sua la voce che ci accompagna in un viaggio fatto di immagini e memoria, ben ricostruita, grazie agli scritti e al dialogo avuto con l’amico Marco Garzonio che, dopo aver frequentato lungamente Martini come giornalista del Corriere della Sera fin dagli inizi del suo episcopato a Milano, si è ritrovato al suo capezzale a Gallarate mentre chiudeva gli occhi al mondo. Quello stesso che il porporato, strappato alle sue ricerche bibliche e all’insegnamento, voluto fortemente da Giovanni Paolo II sulla cattedra di Ambrogio, ha aiutato a leggere attraverso la luce della Parola. Un resoconto storico sull’umanità di Martini, sulle sue origini, sulla sua infanzia e giovinezza, nonché sulla sua scelta di speciale consacrazione avvenuta all’età di dieci anni.
Un incrocio con i fatti del tempo (dal terrorismo degli «anni di piombo» fino a Tangentopoli, con tutti i conflitti, la corruzione, nonché la crisi del lavoro giunta fino ad oggi) che hanno spinto uno dei più grandi rappresentati della Chiesa cattolica a interrogarsi sul senso della giustizia, della libertà e della coscienza dentro l’orizzonte della fede. Un ritratto del «maestro» che è stato capace di interagire con l’intelligenza non credente su temi comuni che potessero in qualche modo aprire al dialogo e al confronto.
Un’opera che attraverso la fotografia, le immagini di repertorio, la scelta di musiche appropriate invita quasi a fare silenzio, perché l’ascolto cali nel profondo, così che lo spettatore torni di nuovo a porsi quelle domande di senso che rischiano, come sempre, di essere evase. Ancora una volta un dono, questo film, del grande cineasta bergamasco, perché non si dimentichi quello che Martini é stato: un vero uomo di Dio. Al cinema dal mese di marzo.