Le lettere di Paolo

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Avere a disposizione una nuova traduzione e un commento completo delle lettere di s. Paolo, con relativa introduzione generale alla sua figura e al suo pensiero, è una graditissima iniziativa editoriale da salutare con vera gioia e soddisfazione. L’ha curata un gruppo di docenti gravitanti sulla Facoltà teologica dell’Italia centrale (con la collaborazione di Marcheselli-Casale, emerito alla FTIM di Napoli) che, da anni, sono impegnati nello studio e nell’insegnamento della letteratura paolina.

Essi hanno dato un taglio particolare al loro lavoro, approntando una buona traduzione (p. 103) che evitasse sia quella iperletterale sia quella iperpastorale. Si tenta di far parlare il testo di Paolo nel suo dialetto, cercando di mettere il lettore a contatto col mondo paolino facendogli percorrere un ponte che congiunga il testo greco con la sua declinazione in lingua italiana.

Commento traduzione corpo paolinoNel vol. 1, dopo una laudativa Prefazione di Romano Penna (pp. 7-8) è proposta anzitutto una Introduzione generale (pp. 9-104).

Nel primo dei tre quadri previsti si presenta il mondo del I sec. d.C. È un terreno fertile per l’annuncio, che si dipana attraverso il giudaismo in diffusione, il cristianesimo nascente e il mondo ellenistico con le sue dottrine filosofiche e i suoi culti misterici e sacrificali.

In un secondo quadro si vede come la vita di Paolo sia stata una vita spesa per l’annuncio, testimoniata dalle sue lettere e inquadrabile in una cronologia che, per comodità, segue ancora la strutturazione classica come la più diffusa.

I suoi tre viaggi sono altrettante espressioni dell’annuncio. Le lettere di Paolo prevedono il fenomeno della pseudepigrafia che fa ascrivere alla tradizione paolina (più che “scuola”) almeno sei lettere.

Nel terzo quadro si tratta, infine, del fatto che il vangelo annunciato da Paolo contiene il compimento: esso si incentra infatti sulla morte salvifica di Gesù Cristo e su Cristo risorto, e viene appropriato al credente tramite lo Spirito, che rende figli nel Figlio.

Nel vol. 1 sono riunite le quattro lettere maggiori poste in sequenza cronologica (1-2Cor, Gal, Rm). Esse rappresentano il 54% dei testi paolini e mettono in contatto col punto di riferimento principale del pensiero di Paolo.

Nel vol. 2 si commentano le altre lettere, poste in sequenza cronologico-tematica: 1-2Ts; le Lettere della prigionia (Fil, Fm, Col, Ef) e le Lettere Pastorali (1Tm, Tt, 2Tm). Si commenta anche la Lettera agli Ebrei, che non è ascrivibile alla tradizione paolina ma, nella tradizione, è stata spesso inclusa nel corpus paulinum).

Comprendo la scelta redazionale della dislocazione delle varie lettere, che inizialmente può però spiazzare qualche lettore (che credo si adatterà presto).

Per ogni lettera è prevista un’introduzione generale (con relativa indicazione della struttura che guiderà il relativo commento), la suddivisione del testo in macro-sezioni e poi un’ulteriore articolazione in pericopi minori.

Il testo biblico è posto in una posizione rientrata, ma con lo stesso carattere del commento (si poteva forse escogitare qualche accorgimento per evidenziare la distinzione fra i due tipi di testo).

Al testo biblico suddiviso in pericopi relativamente brevi segue il relativo commento.

Nel commento si offre la traslitterazione dei termini greci più importanti. Sarebbe necessario traslitterare sempre lo spirito aspro con una h (cf. p. 279 r 5 leggi hymin; p. 796, v. 25 leggi hilastērion) e indicare la presenza dello iota sottoscritto con una i posta sulla stessa riga o in pedice. Non va dimenticata mai la traslitterazione delle due vocali lunghe ē (a p. 1451, 1Tm 3,16b r 4 leggasi per esempio ekkēsia) e ō.

Un suggerimento redazionale potrebbe essere quello di indicare nella testatina della pagina destra dispari gli estremi del passo commentato – almeno nelle sue articolazioni maggiori –, non costringendo il lettore ad un fastidioso avanti-indietro per cercare il riferimento preciso durante una consultazione rapida.

Un indice generale del vol. 1 (cf. quello riportato alle pp. 1997-2000) poteva essere anch’esso utile alla fine del primo volume per avere immediatamente una prima visione sintetica d’insieme dell’articolazione del contenuto delle varie lettere tradotte e commentate.

Al termine del vol. 2 sono posizionati la Bibliografia (pp. 1853-1926, curata da A. Biancalani) – suddivisa tra indicazione dei commentari maggiori e degli studi particolari –, e un prezioso Indice analitico (pp. 1927-1996), di cui non riesco a trovare l’indicazione del curatore.

Voglio ricordare il contributo specifico di ciascun autore a questa opera davvero magnifica. A. Biancalani ha curato l’Introduzione generale e il commento a 1-2 Corinzi (dicitura che preferisco a “Corinti”), oltre alla Bibliografia. B. Rossi ha commentato Romani, G. Cheli 1-2 Ts, S. Tarocchi le Lettere della Prigionia, C. Marcheselli-Casale le Lettere Pastorali e, infine, P.G. Paolini la Lettera agli Ebrei.

Una rapida incursione in qualche testo più problematico mi ha convinto della bontà della buona traduzione (p. 102). Alcuni confronti con la traduzione CEI 2008 possono essere utili.

Forse in 1Cor 6,13 si può prolungare la citazione dello slogan dei corinzi fino al termine del versetto (cf. il suggerimento di G. Barbaglio). La trattazione di 1Cor 11 mi sembra convincente, con la “chioma” quale velo; a p. 322 non mi convince la resa “via più eccellente” (?!?) in 1Cor 12,31b per indicare la “via kath’hyperbolēn” dell’agape rispetto ai carismi commentati nel c. 12. Commentando il problematico comando alle donne di tacere in 1Cor 14,31 si poteva accennare alla possibilità che qui Paolo riprenda uno slogan dei maschi/mariti corinzi. Sul velo, il silenzio e gli slogan dei corinzi poteva essere utile citare il libro di G. Biguzzi, che non trovo citato nella bibliografia a p. 1882.

Saggia la strutturazione di 2Cor in due grandi blocchi (lettere), da leggere però unitariamente. Per 2Cor 3,18 si preferisce la traduzione “contempliamo” a “riflettendo” (CEI 2008).

A p. 722 si poteva indicare il contenuto del titolo dell’annuncio tematico di Rm 1,16-17; in Rm 3,25 si preferisce il senso spaziale di “esposto” a quello finale di “stabilito apertamente” di CEI 2008; la punteggiatura della traduzione di Rm 9,5 a p. 897 lascia intendere che “Dio benedetto nei secoli” sia riferita a Cristo, mentre nel commento l’espressione è riferita al Padre (p. 900); in Rm 12,1 mi piace la traduzione del difficile logikēn latreian con “culto secondo ragione” (CEI 208: “culto spirituale”). Sembra buona la resa di arpagmon (Fil 2,6, p. 1209) al quale Cristo rinuncia con “bene esclusivo”, rispetto al “privilegio” (CEI 2008) che non sembra rendere per nulla la realtà intesa dal termine greco che rimanda a un «bene prezioso da custodire gelosamente come si fa con una preda».

Il tortuoso Col 2,11 viene reso molto bene (cf. il suggerimenti di G. Cova), a mio parere, rispetto alla traduzione della CEI 2008, non chiara.

In 1Ts 2,7 (p. 1077) si traduce l’atteggiamento tenuto da Paolo con “nutrice” invece che “madre” e si opta per la lezione “piccoli” invece di “amorevoli”. In 1Ts 4,4 si sceglie di tradurre l’espressione riguardante il ktasthai il proprio skeuos con «ciascuno prenda la propria moglie» (cf. R. Fabris) – contesto di etica matrimoniale – e non con «ciascuno di voi sappia trattare il proprio corpo» – contesto di etica sessuale individuale (CEI 2008).

In 1Tm 3,16 (pp. 1449) Marcheselli-Casale traduce eusebeia con “fede”. Così anche altrove: cf. 1Tm 6, 3.5.6: “fede/fede vissuta”; “vita religiosa” in 2Tm 3,5. Sembra una resa migliore della “religione/religiosità” proposta da CEI 2008. A p. 1576, di fatto, Tt 3,3 non viene tradotto, ma solo commentato.

A quasi trent’anni dal mitico cofanetto in tre volumi del commento alle lettere paoline curato da G. Barbaglio e R. Fabris, che segnò un’epoca per gli studi di tante persone che hanno potuto conoscere meglio il pensiero di Paolo, esce un altro “cofanetto” altrettanto prezioso.

L’opera degli autori e delle edizioni che hanno l’hanno curata risulterà di enorme utilità per tutti i docenti di letteratura paolina, per gli studenti di teologia, i presbiteri e i catechisti e quanto sono interessati a comprendere in modo corretto il pensiero non sempre facile di Paolo (o almeno di evitare gli svarioni più tragici).

Grazie a quest’opera, si potrà liberare sempre più la figura dell’Apostolo da tanti pregiudizi figli di ignoranza e di superficialità e prolungare invece nel nostro tempo la sua passione dell’annuncio del vangelo. Il sogno di Paolo è che esso sia liberante per l’uomo, edificante per la comunità, pieno di speranza per il mondo intero degli uomini, cosicché esso possa strutturarsi sempre di più secondo valori che siano a favore del dialogo, dell’interculturalità, dell’ecumenismo, di un uomo meno narciso ed egoista (ciò che Paolo chiama «essere sotto il dominio della carne») e più “estroflesso” nel dono generoso di se stesso, sull’esempio di Cristo, nel quale siamo incorporati dalla potenza dello Spirito.

Alessandro BiancalaniBenedetto Rossi (a cura), Le Lettere di San Paolo. Nuova Traduzione e commento. Volume 1. Nuova traduzione e commento di Alessandro Biancalani, Giovanna Cheli, Pier Giorgio Paolini, Benedetto Rossi, Stefano Tarocchi; Volume 2. Nuova traduzione e commento di Alessandro Biancalani, Giovanna Cheli, Pier Giorgio Paolini, Benedetto Rossi, Stefano Tarocchi, 2 voll. inseparabili, Ed. Cantagalli – Ed. Città Nuova, Siena – Roma 2019, pp. 1-1032 + 1033-2008, con cofanetto, € 65,00, ISBN 978-88-311-0750-1.

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