L’infanzia “apocrifa” di Maria

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L’infanzia di Maria

Marconi, che insegna Letteratura cristiana antica all’Università degli studi di Macerata, aveva già dedicato altri due volumi alla traduzione e all’analisi dell’importante apocrifo Protovangelo di Giacomo: Anna e Gioacchino. I nonni materni di Gesù. Indagine sul Protovangelo di Giacomo 1–5, EDB, Bologna 2017 (20 febbraio) e La nascita del Messia. Indagine sul Protovangelo di Giacomo 17–21, EDB, Bologna 2017 (23 ottobre). Con questo volume aggiunge un ulteriore tassello alla divulgazione del contenuto e dell’interpretazione dell’apocrifo, probabilmente della fine del II secolo d.C. Esso intendeva fornire all’ambiente cristiano, e in modo particolare alle donne, i particolari sull’infanzia di Maria, che era diventata un modello di vita cristiana da imitare.

Il Protovangelo di Giacomo inizia la sua narrazione (che fornisce i nomi dei genitori di Maria venerati nella liturgia cattolica, altrimenti sconosciuti alle narrazioni evangeliche) a partire dalla vergogna provata da Gioacchino per essere stato ritenuto non idoneo a portare l’offerta al tempio in quanto sacerdote senza discendenza per concludersi con l’uccisione del sacerdote Zaccaria (padre di Giovanni Battista) dietro l’altare interno al tempio. La scelta del suo successore cadde su Simeone. Il libro si conclude al c. XXV 1-2 con il congedo autografo di Giacomo autore del testo e il suo augurio della grazia su quanti temono il Signore Gesù.

Dopo la presentazione di Gioacchino e Anna e il racconto della nascita di Maria (cc. 1–5), il Protovangelo di Giacomo nel c. 6 narra circa il primo anno della vita della bambina, dopo la sua presentazione al tempio. Grande è la festa per lo svezzamento e immensa la gioia della madre Anna. Al compimento dei tre anni, nel c. 7 si narra come Maria viene consegnata al tempio, con la preoccupazione di Gioacchino e Anna che la bimba si volga indietro per nostalgia dei genitori, la sua sessione sul terzo gradino del tempio e l’assunzione all’interno del complesso templare da parte dei sacerdoti e delle vergini lì presenti.

Passati nove anni, raccontati in una riga, Protev. 8 descrive il dodicesimo anno della vergine Maria, con l’impossibilità per lei di rimanere ulteriormente nel tempio per non contaminarlo con il suo mestruo, e l’indizione pubblica del bando per la ricerca dello sposo fra i vedovi che devono presentarsi ognuno col proprio bastone. Probabilmente questo indica solo la loro anzianità.

Nel c. 4 del suo libro, Marconi si serve di altra letteratura apocrifa (Vangelo armeno dell’infanzia…) e testi dal sec. XII in poi per ricostruire l’esistenza di Maria nei nove anni trascorsi nel tempio: ella pregava dalla mattina alle nove, lavorava dalle nove alle tre e poi tornava alla preghiera. Alla sera, un angelo le portava da mangiare (cf. Elia?; altri testi dicono che Maria dava ai poveri la parte del cibo che le era fornito dai sacerdoti).

Protev 9 narra della scelta operata fra i pretendenti alla mano della vergine Maria (mentre il bastone di Aronne fiorisce, da quello di Giuseppe si alza una colomba). In un primo momento, Giuseppe si rifiuta di prendere Maria protestando la sua indegnità, ma poi, spaventato dalle minacce proferite dal sacerdote circa una punizione divina incombente, la prende in custodia in casa. Dal fatto di prenderla in casa, l’insieme si presenta non più come una “custodia”, ma come un matrimonio vero e proprio (anche se Giuseppe parte immediatamente per alcuni lavori che lo impegnano lontano da casa).

Protev 10 narra di Maria, vergine e della stirpe regale di Davide, chiamata al tempio, dove riceve in sorte il compito di tessere a casa il velo del tempio lavorando la porpora genuina e lo scarlatto.

Il lavoro prezioso di Marconi consiste nel riportare il testo greco dell’apocrifo (secondo l’edizione di Constantin von Tischendorf e di Emile De Strycker), di tradurlo accuratamente e di commentarlo sia a livello filologico (con termini greci riportati in forma originale) sia a livello biblico-teologico. L’opera apocrifa rientra nell’ambito della vasta teologia giudeo-cristiana che poi andrà a concludersi di lì a poco.

Marconi evidenzia molti riferimenti all’Antico Testamento e al Nuovo Testamento (specie Mt 1–2 e Lc 1–2), grazie all’impiego di particolari verbi e sostantivi. Si ha quindi allusione all’alleanze stretta al Sinai, alle promesse fatte a Davide, all’episodio del trasferimento dell’arca a Gerusalemme, la somiglianza con la figura di Anna madre del profeta Samuele, l’allusione alla forte eroina Giuditta, riferimenti all’incontro con Elisabetta. Maria è inserita nell’aura sacrale del tempio che la connota interamente.

In Maria si evidenzia lo strumento scelto da Dio per rinnovare l’alleanza col popolo. La preghiera per lei gioverà all’intero Israele. Il suo rapporto col tempio preannuncia il ruolo di mediatore attuato da Gesù e dal suo sacrificio. Significativo che la sua assunzione al tempio avvenga nel giorno grande dell’Espiazione…

Con Maria inizia il cambiamento della storia, si annuncia l’alleanza nuova. Sia i genitori che Maria intendono fare quello che il Signore dirà attraverso di lei. Tutto quello che Maria fa o dice allude alla storia della salvezza nel passato ed è un anticipo dei tempi futuri.

Maria è trattata come una persona pubblica, come un re o una regina, e per trovare chi la sposi si inviano dei banditori pubblici. Il suono della tromba allude però anche al suono udito quando YHWH discese sul monte Sinai per stipulare la prima alleanza.

Con Maria inizia la nuova alleanza. Maria è figlia dell’intero popolo di Israele allevato nel tempio. Giuseppe è presentato come un vedovo e anziano con già dei figli e figlie, che però non vengono menzionati come persone che custodiscono Maria quando Giuseppe va lontano per lavoro. Giuseppe protesta la sua anzianità, che lo esporrebbe alla derisione del popolo per aver sposato una vergine giovanissima. Nel Vangelo armeno dell’infanzia Giuseppe articola più ampiamente la sua opposizione, dicendo di non aver ben compreso i termini del bando e la questione nel suo insieme.

Nel Vangelo armeno dell’infanzia e in altri testi che parlano dei nove anni trascorsi da Maria nel tempio, la si fa modella della vita monastica, in specie benedettina, anche per l’aspetto riguardante la verginità: la vita di Maria è ora et labora, e occorre imitare le virtù di cui Maria è dotata al massimo. Si vedano i testi di Gioacchino da Fiore, di Iacopo da Varazze con la sua Legenda Aurea, il Liber Flavus Fergusiorum in lingua irlandese riportati da Marconi nel c. 4 del suo libro. In questi testi si trovano elementi dei generi letterari del puer senex e dell’infans sapiens: Maria si comporta già da adulta, esperta, sapientissima ancorché bambina.

Marconi è un cultore del linguaggio preciso, alto, con tratti di aulicità (lorché, mentovare, allocare, addivenire, pertenere, intiero… Vorrebbe più poesia nella teologia e nella predicazione e un livello alto di quest’ultima, che non deve abbassarsi troppo: «Quanto allo spreco di poesia lungo il percorso, chiedo scusa. Ma l’esegesi ne è talmente avara oggi e i pulpiti allocati così in basso che, offertamisi l’occasione, mi pareva altrettanto sperpero non profittarne» (p. 8). Si riferisce al fatto che egli riporta L’infanzia di Maria, composta da F. De André (pp. 96-98) e un brano de L’interrogatorio di Maria di Giovanni Testori (pp. 131-133).

Il commento dello studioso rivela una profonda conoscenza del testo biblico e della letteratura greca.

Il volume si conclude con la bibliografia (pp. 135-140), l’indice degli autori recenti (pp. 141-142) e l’indice delle citazioni (pp. 143-158).

Brevi osservazioni: a p. 32 si riporta una traduzione sorpassata di Lc 2,7, mentre quella odierna della CEI 2008 indica il luogo dove non c’era posto per Maria e Giuseppe non parlando più di “nell’albergo” ma “nell’alloggio”. A p. 38 r 10 leggasi (in lettere greche originali) kibōton e non kibaton; a p. 38 nota 20 il testo citato rimanda non solo a Gs 7,24 ma anche a Gs 7,27; a p. 4 r 15 leggasi Bat-Sheba e non Bat-Shela (si tratta della moglie di Uria che Davide prende per sé); a p. 43 r 5 in greco Marconi riporta ep’eschatōn, ma nel commento di p. 47 r 2 e a p. 48 r 7 riporta un testo greco con ep’eschatou.

Volume interessante su un testo apocrifo molto onorato nell’antichità cristiana.

 Gilberto Marconi, L’infanzia di Maria. Dal tempio alla casa di Giuseppe. Indagine sul Protovangelo di Giacomo 6–10, (Collana Primi secoli, diretta da Francesca Cocchini e Fabio Ruggiero 15), EDB, Bologna 2019, pp. 160, € 18,00, ISBN 978-88-10-45316-2

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