Nato verso il 1280 a Villanova di Pordenone e morto a Udine il 13 gennaio 1331 in odore di santità e dopo aver compiuto numerosi miracoli, nel maggio del 1330 il frate minore Odorico da Pordenone dettò a fra’ Guglielmo da Solagna la relazione di alcune delle molte cose viste nel suo viaggio durato 14 anni (1318 ca-1331) nelle fascinose terre d’Oriente, dove avevano imperversato i tartari e la religione islamica aveva preso piede fra le religioni autoctone.
Il suo viaggio non è una meteorite ma si inscrive in una serie di viaggi ed esplorazioni che si erano tenuti nei decenni precedenti per opera di religiosi francescani e domenicani su incoraggiamento della curia pontificia. La relazione del viaggio compiuta da Marco Polo mentre era prigioniero dei genovesi è del 1298-1299.
La curia pontificia era interessata ad intessere buone relazioni diplomatiche con le terre di Oriente, in modo da poter vivere nella tranquillità ed eventualmente riuscire ad evangelizzare i popoli conosciuti. Nelle intenzioni dei superiori religiosi, la relazione di fra Odorico doveva essere consegnata alla curia pontificia di papa Giovanni XXII residente allora ad Avignone.
In 37 capitoletti e quattro conclusioni, il frate viaggiatore descrive per sommi capi le tappe del suo viaggio, annotando alcuni costumi molto stravaganti delle popolazioni visitate, insieme ai prodigiosi frutti della terra, le specie più varie e strane degli animali e degli uccelli, la grande quantità e varietà di spezie coltivate, le mirabolanti ricchezze del Gran Khan.
Partito da Venezia col frate socius Giacomo di Irlanda e un famulus associato come servitore, fra Odorico da Pordenone tocca Trebisonda, Tabriz, Kashan, Persepoli, Mumbai, Kollam, la costa malabarica, Ceylon, Sumatra, Brunei, Giava, Borneo, Filippine, Indonesia, Vietnam, le città cinesi da Canton e Nanchino fino a Pechino. Il rientro avviene lungo la “Via della seta”, attraverso il Tibet fino a Trebisonda.
Varie volte Odorico cita conventi di frati che li ospitano e il nascondimento di ossa di frati martirizzati per la testimonianza a Gesù.
Un libro piacevole da leggere, esempio tipico della letteratura odeporica medioevale, sospesa tra gusto del fascinoso e volontà di evangelizzazione.
A riguardo del racconto di Odorico, il curatore annota: «La sua relazione di viaggio, le avventure, narrate nella convinzione che non tutto avrebbe potuto essere creduto di quanto visto, data l’eccezionalità, ebbe un enorme successo. Ci è stata trasmessa in circa ottanta testimoni in latino presenti in un’ampia area geografica, con volgarizzamenti in varie lingue, italiano, francese, tedesco, catalano-castigliano, gallese, inglese, ceco. Una fortuna che è stata suffragata da una letteratura quanto mai ampia, con una sensibile accelerazione riscontrabile negli ultimi anni. Dopo una prima edizione critica del padre Anastasio van den Wyngaert nel 1929, oggi possiamo disporre di una nuova edizione critica dei testi latini curata da Annalia Marchisio, con un’ampia introduzione che dà ragione della fortuna critica della Relatio di frate Odorico. Da questa edizione è tratta la traduzione che viene proposta».
Odorico da Pordenone, Racconto cose meravigliose d’Oriente, Introduzione di Luciano Bertazzo, Edizioni Messaggero, Padova 2018, pp. 114, € 10,00.