Domenica 11 dicembre a Vientiane in Laos la beatificazione di padre Mario Borzaga e altri 15 martiri.
Per l’occasione il suo conterraneo trentino, don Giulio Viviani, ripercorre, con l’aiuto della sorella minore Lucia, la vita, la nascita e la crescita di una vocazione missionaria fino al martirio.
Una vita iniziata apparentemente simile a quella di tanti altri bambini nati a Trento, rione Bolghera, negli anni ’30, anni del Ventennio fascista mai accettato in quella terra. Un’infanzia serena all’interno di una famiglia profondamente cattolica: terzo di quattro figli, a 11 anni entra nel Seminario minore, nel pieno della bufera della guerra (1943) sfollato a Drena nel Trentino meridionale, poi a Roncone nelle Giudicarie. Solo al termine del conflitto rientra a Trento dove compie gli studi fino al primo anno di teologia. Poi la svolta del richiamo alla missione affascinato dall’idea delle terre canadesi da religioso degli Oblati. Il destino lo vuole in Laos dove giungerà nel ’57 a pochi mesi dall’ordinazione. Era il 25 aprile 1960 quando partirà, accompagnato da Paolo Tho Xyooj, giovane catechista, per far visita agli ammalati di un villaggio della sua missione. «Ci rivedremo a Luang Prabang» e’ il saluto ad un confratello. Nessuno li ha più’ visti e solo nel 2000 alcune testimonianze confermano la violenta uccisione da parte dei guerriglieri del Pathet-lao.
Il racconto di Viviani – per quasi vent’anni a servizio dei papi san Giovanni Paolo II e Benedetto XVI e ora decente di liturgia e direttore dello Studio teologico di Trento – accompagna passo passo la vita di Borzaga, fedele ai diari da lui scritti e ai ricordi familiari della sorella Lucia, per molti anni a Roma alla Congregazione per la vita consacrata. Con rara empatia l’Autore favorisce l’incontro con padre Mario dagli anni della gioventù fino alla testimonianza in terra lontana.
C’e’ tutto l’entusiasmo e la trepidazione per una vocazione cresciuta via via e rafforzatasi grazie anche all’accompagnamento di “santi sacerdoti” responsabili educatori al Seminario come mons. Salvatore Scalvini e don Eugenio Bernardi.
E c’è tutto il filo di una vita ripercorsa con l’affetto di una sorella che ha sperato per tanti anni il ritorno di quel fratello (un po’ sognatore che riempiva la casa con le sonate al pianoforte) cui era tanto legata. Ma soprattutto sono alcune espressioni, scritte o pronunciate dal giovane oblato, che lette a distanza di anni mostrano la tenacia di quella fede che l’ha condotto fino al martirio.
«La nostra vita sarà breve – scriveva a Lucia al momento dei voti – e dovremo in poco tempo far moltissimo del bene per noi e per gli altri, sacrificandoci per Gesù come Egli si è sacrificato per noi».
«E’ passato il tempo felice della speranza di essere santi: è venuto il tempo di esserlo; è passato il tempo soave delle belle promesse: è venuto il tempo atroce di mantenerle» sono le parole di un giovane ormai adulto che a 27 anni sapeva di far dono della vita di lì a pochi giorni.
Giulio Viviani, Per le strade che avevo sognato. Il beato Mario Borzaga dalla Bolghera al Laos, Vita Trentina (settimanale diocesano) Editrice, Trento 2016, pp. 104, € 9,00.