«Mary»: una produzione Netflix, tra Hollywood e il dogma

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Dopo Mosè, anche la Beata Vergine ha una sua produzione Netflix, sobriamente intitolata «Mary». Disponibile sulla piattaforma di streaming dal 6 dicembre, il film analizza la vita della madre di Cristo, ispirandosi ai testi evangelici canonici e apocrifi.

I personaggi

Dall’infanzia con i genitori Gioacchino e Anna, alla fuga in Egitto accompagnata dal marito Giuseppe, passando per il mistero dell’Incarnazione e della Natività, il regista D.J. Caruso ci invita a seguire le prove della Beata Vergine mentre è impegnata nella missione affidatale da Dio: partorire, dare alla luce ed educare il suo Figlio fatto uomo.

Maria è interpretata da Noa Cohen e Giuseppe da Ido Tako, entrambi attori ebrei. Il ruolo di Erode è interpretato invece dal prestigioso Anthony Hopkins. A 86 anni, questo gigante del grande schermo non sembra proprio volerne sapere della pensione e interpreta un Erode al centro della trama, anzi onnipresente, stando all’edizione americana di Aleteia, che ha potuto visionare il film. L’attore, due volte premio Oscar, non è la prima volta che si misura con film a tematica religiosa: è stato il protagonista di Noah di Darren Aronofsky e ha interpretato anche Papa Benedetto XVI ne I due Papi (altro film distribuito da Netflix).

Gran parte del film (girato in Marocco) si concentra sulla durezza e sulla follia di Erode, personaggio biblico infuriato all’idea che un altro re possa sottrargli il potere e trascinato in una spirale di crescente violenza. Il film appare complessivamente rispettoso degli elementi fondamentali del dogma cristiano sulla Vergine Maria.

Tra narrazione epica e fedeltà ai Vangeli

La dimensione «epica» scelta dal regista per il suo film, però, provoca, o persino disorienta un po’. Il trailer dà già un’idea dell’enfasi posta sull’episodio della fuga in Egitto. Anche la gravidanza della Vergine Maria, fraintesa dai suoi familiari e dai suoi concittadini, è raccontata in modo decisamente drammatico. Il film poi si prende alcune libertà dal punto di vista storico aggiungendo elementi di fiction, come la violenta cacciata di Maria dal tempio, il salvataggio in extremis dalla lapidazione ad opera di Giuseppe, la fuga a cavallo in mezzo alle fiamme… Insomma, non manca il sapore di un «dramma hollywoodiano» pensato per catturare spettatori in cerca di azione.

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Il budget del film è stimato in 70 milioni di dollari, una somma considerevole che lascia presagire una produzione di qualità. Pur cercando di rivolgersi a un vasto pubblico, i produttori hanno chiarito di voler rispettare il più possibile i Vangeli. Secondo il Rio Times, il principale quotidiano brasiliano in lingua inglese, la sceneggiatura è passata attraverso più di 70 versioni per trovare un equilibrio tra fascino cinematografico e fedeltà alle Scritture. Durante questo lavoro Caruso, egli stesso cattolico praticante, ha consultato anche il vescovo ausiliare di Los Angeles, David O’Connell, tragicamente scomparso nel febbraio 2023, per avere suggerimenti.

«Abbiamo reso l’esperienza cinematografica emozionante e accattivante. Tutto questo è stato fatto con grande cura, custodendo la riverenza dovuta a Maria», ha assicurato il regista in un’intervista recente a Weekly Entertainment, spiegando di aver scelto un approccio nuovo ai personaggi di Maria e Giuseppe, «entrambi giovani e accattivanti», entrambi «radicati nella loro umanità e nella loro fede».

Non resta che attendere il 6 dicembre per il verdetto.

  • Dall’edizione francese di Aleteia, 19 novembre 2024
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