È in uscita un nuovo numero di Studia patavina (2/2024), la rivista della Facoltà teologica del Triveneto, con un focus dal titolo Nicea andata e ritorno. Traiettorie di un Concilio, a cura di Chiara Curzel (Istituto superiore di Scienze religiose «Romano Guardini» di Trento) e Maurizio Girolami (Facoltà teologica del Triveneto).
Nicea, 1700 anni dopo
Nel 2025 ricorreranno i 1700 anni dal concilio di Nicea (325 d.C.), il primo evento ecumenico nella storia della cristianità, da cui scaturì una professione di fede condivisa che tuttora rappresenta per i cristiani un elemento in cui identificarsi e trovare unità. La Facoltà teologica del Triveneto ha già organizzato un convegno sul tema (14 ottobre 2024), da cui nascono gli approfondimenti proposti in questo fascicolo.
Il percorso affronta innanzitutto questioni storiche, teologiche, linguistiche, scritturistiche e guarda poi alla recezione di Nicea nel territorio del Nord Est italiano.
In apertura, Emanuela Prinzivalli (Sapienza Università di Roma, Istituto Patristico Augustinianum) delinea un ampio quadro storico-teologico generale delle questioni: studia i prodromi di Nicea, le poche fonti disponibili sul suo andamento, l’innovazione costituita dal Credo niceno, per concludere che la questione dottrinale ebbe un peso decisivo nella convocazione.
L’evento, la ricezione e la comunicazione di Nicea sono sviscerati da alcuni docenti dell’area patristica della Facoltà: Chiara Curzel, di Trento (Problemi di linguaggio: terminologia e immagini per comunicare la fede trinitaria nei padri cappadoci); Cristina Simonelli (Processo a Serdica [343]: premesse, quadri teologici e istituzionali, esiti) e Zeno Carra (Isaia 53,8 contro l’homoousios niceno: il sinodo di Sirmio del 357, radici e reazioni), entrambi di Verona; Davide Fiocco, di Belluno (A solis ortu usque ad occasum. La ricezione di Nicea nell’Africa cristiana).
La chiesa di Aquileia, madre delle chiese del Nord-Est, ebbe un ruolo importante nella vicenda: polmone tra Roma e l’Oriente, fu un territorio sul quale visioni di Chiese diverse trovarono tensioni e scontri, ma fu anche ponte di dialogo nella catena di trasmissione della fede.
Alcuni affondi su autori e territori di area aquileiese sono proposti da altri docenti della Facoltà: Giuseppe Laiti, di Verona («Velut uno cunctorum ore et corde». Il concilio di Nicea nel racconto di Rufino); Alessio Persic, di Udine (Parresia laicale filonicena: il contraddittorio fra il laico Eracliano e il suo vescovo); Tatiana Radaelli, di Treviso (Liberale, patrono di Treviso, custode della fede nicena); Paolo Cordioli, di Verona (Predicare dopo Nicea /1. Echi della questione ariana e fotiniana nella predicazione di Zeno di Verona); Massimo Frigo, di Vicenza (Predicare dopo Nicea /2. Echi della questione ariana e fotiniana nella predicazione di Cromazio di Aquileia); Maurizio Girolami, di Padova (Fortunaziano, un protagonista da riscoprire).
Nicea e l’attuale cammino sinodale
«Millesettecento anni fa fu posto come soggetto il “noi” – ricollocando l’“io” nella societas di relazioni e di persone che ne danno pieno significato –, cioè quella nuova comunità diversificata per luoghi e culture ma accomunata dalla fede condivisa e, da quel momento in poi, da un condiviso modo di esprimerla e di trasmetterla – scrivono nell’editoriale Curzel e Girolami –. Il cammino sinodale che stiamo compiendo oggi ci riconsegna l’importanza di ripartire da questo assunto fondamentale: la fede è un dono dato a una comunità di discepoli e questi insieme credono, insieme celebrano, insieme testimoniano la loro appartenenza a Cristo».
Per l’oggi della fede sono di grande attualità due temi derivanti da Nicea: quello del generare e quello dell’uso del linguaggio.
«La cultura contemporanea sembra non riconoscere più il valore della generazione – affermano –. Generare significa riconoscere che ogni generazione ha il suo posto nel piano dell’umanità e che ciascuna sa dare il proprio contributo nel dialogo con chi viene prima e pensando a chi viene dopo. Il dialogo tra generazioni, al quale tante volte richiama papa Francesco, è una vocazione di umanità che attende da tutti attenzione e cura, perché anche così si prende coscienza dell’essere generati e della potenzialità di essere generatori di futuro».
Anche la vita ecclesiale, che trova il suo cuore nelle celebrazioni sacramentali, «rischia di ridurre la vita di preghiera alla ripetizione di riti e di privare i sacramenti del potere generativo di rinnovamento della storia; rischia di non conoscere più l’arte del trasmettere la fede, che sta al cuore dell’identità missionaria della comunità cristiana».
Qui si innesta l’altro grande contributo di Nicea, che è la riflessione sul linguaggio, cioè il richiamo al necessario compito di cercare in ogni epoca e contesto le parole più proprie per esprimere la fede. «L’impegno a trovare parole per dire “Gesù è Signore” in questo nostro tempo è la sfida che ci raggiunge da Nicea», sottolineano i curatori.
E ancora, nel cammino sinodale che la Chiesa sta vivendo in questi anni, l’essere battezzati
«non riguarda un rito chiuso nel passato, ma una vita che si rinnova ogni giorno nella certezza della fedeltà di Dio e nell’impegno per esprimere il dono ricevuto, che introduce il cristiano nella vita divina, fatta di paternità, di figliolanza, di comunione. Senza la vita battesimale, il rito in sé resta sterile e muto. Avrà senso allora, ritornando a Nicea, ripartire proprio da questo punto essenziale e vitale per la Chiesa: essere immersi nel mistero pasquale di Cristo, il Figlio del Padre e il giudice dei vivi e dei morti, è un dono che ogni battezzato è chiamato a far fruttificare».
Ministeri e carismi in Luigi Sartori
Oltre al Focus, la rivista pubblica l’articolo di Antonio Ricupero Ministeri laicali e carismi in Luigi Sartori, proposto nell’anniversario del primo centenario della nascita del teologo padovano.
Il contributo offre una descrizione diacronica del pensiero di Sartori, soffermandosi sugli scritti degli anni Settanta, eterogenei per origine e intenzioni, ma che, comunque, portano l’impronta delle idee del concilio Vaticano II e delle prime esperienze ecclesiali soprattutto in Europa. Arriva poi a quelli della fine del secolo scorso, in cui è chiara l’intenzione di dare ampio spazio ai ministeri laici e femminili, nel quadro di una Chiesa ben strutturata e unita attraverso gli ordini sacri concepiti come carisma di unità.
Completa il fascicolo una ricca sezione di recensioni e segnalazioni bibliografiche.
Il focus del fascicolo 2/2024 è scaricabile gratuitamente dal sito della Facoltà teologica del Triveneto al link: https://www.fttr.it/wp-content/uploads/2024/07/Studia-Patavina-2-2024-FOCUS-NICEA.pdf
L’intero fascicolo 2/2024 può essere richiesto (al costo di € 17,00) a studiapatavina.abbonamenti@fttr.it ed è in vendita su Libreriadelsanto.it
Nell’articolo di presentazione del numero di Studia patavina su Nicea c’è uno svarione nella data che ricorda il convegno di Treviso (14.10 2023 e non 2024 come indicato).
Una grave lacuna di questo studio sul Concilio di Nicea riguarda il tema ecumenico, che è stato trascurato di sana pianta, e che invece proprio da allora comincia a essere decisivo.