L’autore è professore alla Gregoriana di Roma e alla Cattolica di Milano, esperto del mondo giovanile. Soprattutto a questo è rivolto il suo interessante libro.
Il primo capitolo lo determina: Dio è morto? C’è o non c’è? Conviene affrontare il problema con un umile “forse”, aperto ad ambedue le possibilità. Ad ambedue dedicarono risposte e ricerche moltissimi pensatori di ogni dove e luogo. L’autore ne offre una lunga serie, dall’antichità ad oggi, coinvolgendo in esse il lettore che voglia riflettere e cercare con intelligenza e cuore puro.
Fatto questo, però, Cheaib tenta di guidare il lettore ad una riposta sensata, dapprima su motivi di carattere cosmologico-antropologico-psicologico coinvolgenti. Poi lo guida ad una lettura ampia e molto ricca della Bibbia, ossia alla (ri)scoperta del Dio biblico, alquanto diverso e più affascinante di quello piuttosto ingessato dei dogmi e dei rispettivi catechismi, come il Catechismo della Chiesa cattolica e come quello che tanti giovani hanno recepito nei loro anni di iniziazione sacramentale, insieme a forti devozionismi e legalismi, conservandone spesso un senso di rifiuto e di malessere spirituale.
Nella lettura di molte pagine bibliche, come quelle sulla fede e la spiritualità di Mosè, l’autore è davvero felice e illuminante, dimostrando anche una profonda conoscenza della Bibbia oltre che della sua sempre sorprendente attualità.
A volte, la lettura sembrerà un po’ ideologica e tirata, come in qualche pagina su Mosè (v. il commento alla fuga di Mosè dalla polizia del faraone che diventa viaggio verso una teologia nuova) e in quelle sull’eterno problema del male e sul correlativo problema di Dio. Ma la sostanza dell’ascolto della sacra Scrittura e del suo Dio-Amore mi sembra più che valido e illuminante.
Ovviamente, per l’autore la Bibbia comprende anche i Vangeli e il loro Gesù, un Dio «morto per amore», al quale dedica quindi particolare attenzione, anche per il problema del male. Riflessione di ragione e ascolto della Bibbia dovrebbero quindi guidare il lettore, specialmente giovane, a riaffrontare il “forse” dell’inizio della ricerca.
Probabilmente per mia… deformazione professionale mi sono chiesto: ma un giovane o comunque un lettore, non sentirà qualche problema ermeneutico a riguardo dei libri sacri pur così ben presentati dal Cheaib? In particolare, a riguardo dei Vangeli e del loro rapporto con Gesù? Insomma non nasce anche a loro riguardo qualche “forse”? Tanto più in una società come la nostra dove se ne sentono di tutti i colori, anche a motivo di noi biblisti! Forse l’autore ne ha trattato in qualche altra sua opera, mentre in questa – salvo mia svista – non trovo accenni.
Un invito, allora: completare il suo meritevolissimo sforzo con qualche pagina sul valore anche scientifico-storico della Bibbia e in particolare dei Vangeli. La risposta a quel “forse” non dipende certamente solo da questo tipo di ricerca, ma anche da questo.
Robert Cheaib, Oltre la morte di Dio. La fede alla prova del dubbio, ed. S. Paolo, Cinisello B. (MI) 2017, pp. 192, € 14,50.