I magisteri di Paolo VI e di Giovanni Paolo II come hanno recepito la lezione conciliare sul presbiterato? Intende rispondere a questa domanda Alberto Malaffo con il volume dal titolo Il presbiterato nei documenti del concilio Vaticano II.
L’autore è presbitero della diocesi di Verona dal 2007. Attualmente è vicerettore del quadriennio teologico nel seminario vescovile di Verona e collaboratore per la formazione permanente del clero nella diocesi veronese. Presso la Gregoriana ha conseguito, nel 2012, la licenza in teologia dogmatica e, nel 2016, il dottorato in teologia, difendendo il presente lavoro di tesi. Dal 2015 è docente presso lo Studio teologico San Zeno (Verona), in cui tiene il corso di teologia del ministero ordinato.
La novità di questo studio è data dalla lettura diacronica dei documenti del Vaticano II e dei due papi, confrontando i dati, quasi come una sinossi, così da dedurre, da un lato, le peculiarità che caratterizzano l’insegnamento del Concilio e di ciascuno dei due pontefici rispetto al presbiterato e, dall’altro, la qualità di recezione dei documenti conciliari nel magistero pontificio.
«Lo studio di come il magistero pontificio abbia presentato negli ultimi decenni il ministero presbiterale – scrive l’autore nell’introduzione al volume – aiuta a coglierne i nuclei teologici essenziali, attorno ai quali è possibile, ancora oggi, costruire una solida figura ministeriale, capace di rispondere adeguatamente alle esigenze odierne della chiesa».
Le principali questioni teologiche, pastorali, sociali e culturali che emergono dalla ricerca sono decisive per capire a quali domande urgenti i pontefici abbiano dovuto rispondere nei loro interventi e insegnamenti sul presbiterato. «Nel magistero del papa – prosegue Malaffo – la Chiesa si fa madre, amica e, soprattutto, padre, chiamata, com’è, a dare sostegno e linee chiare ai propri figli che desiderano una guida sicura, per trovare la propria identità e la propria funzione all’interno della società e dello stesso corpo ecclesiale».
Un’attenzione particolare è riservata alla questione del celibato, data l’importanza attribuita al tema da entrambi i pontefici. «Il celibato, sebbene di natura non dottrinale e, dunque, non richiesto dalla natura del presbiterato, è obbligatorio per coloro che esercitano il ministero sacerdotale nella Chiesa latina – scrive Malaffo –. Di fronte alle tante critiche mosse a tale disciplina, Paolo VI e Giovanni Paolo II si sono sempre prodigati affinché essa venisse mantenuta e compresa come alto valore sia dai presbiteri che la vivono sia dal popolo di Dio che ne usufruisce».
Accanto all’analisi di quale peculiare teologia del presbiterato emerga dalle indicazioni magisteriali dei due pontefici, e a partire dai punti in comune rilevati, l’autore tenta, infine, un rilancio del presbiterato con qualche proposta teologico-pastorale che potrebbe contribuire a risolvere alcune criticità che ancora oggi ostacolano un esercizio autentico e incisivo del presbiterato. Destinatari dell’opera sono, in particolare, i presbiteri, gli operatori pastorali, i formatori e gli educatori.
Alberto Malaffo, Il presbiterato nei documenti del concilio Vaticano II. Ricezione in Paolo VI e in Giovanni Paolo II, coll. Sophia (Episteme. Dissertazioni, 26), ed. Facoltà Teologica Triveneto e Messaggero, Padova 2018, pp. 432, € 32,00.