I racconti del Quarto Vangelo

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Tipologia e commento in Giovanni

Laureato in pianoforte nel 1999 e fornito di una laurea triennale in Ingegneria per l’ambiente e il territorio, il quarantenne esegeta riminese Davide Arcangeli ha avuto una formazione teologica “romana” alla Gregoriana, ha conseguito la licenza in Scienze Bibliche al PIB nel 2012 e il dottorato alla FTER di Bologna l’11 novembre 2012, con la tesi guidata dal prof. Maurizio Marcheselli che vede le stampe in questo volume a cura dell’Associazione biblica italiana.

I guadagni di questo lavoro sono vari e tutti molti arricchenti. L’autore si avvale del metodo narratologico per accostarsi al Quarto Vangelo (QV) e indagare la tipologia presente in esso, con specifica attenzione alla possibilità di una tragica concezione sostituzionista che potrebbe avvelenare l’interpretazione del QV, il rapporto tra AT e NT, grazie spesso a una ripresa un po’ ingenua e inopportuna di testi patristici da considerare ormai datati nell’impostazione teologica.

Nel c. I (pp. 15-26) Arcangeli analizza il concetto di tipologia alla luce di 1Cor 10,1-13, vedendo nel brano paolino – che pur impiega una fraseologia che allude alla tipologia (typoi e typikōs) – solamente un confronto/synkrisis fra due situazioni, con una finalità parenetica.  Un confronto senza superamento non è tipologia, ma semplice synkrisis.

Il c. II (pp. 27-46) propone una breve storia della ricerca sulla tipologia, con l’analisi delle posizioni di L. Goppelt, N. Frye, G. von Rad, M. Fishbane e P. Beauchamp. Tentativi e metodologie per il NT sono stati intrapresi tra gli altri anche da R.M. Davidson, D.C. Allison, L.A. Huizenga, A.G. Mekkattukunnel, e J.-N. Aletti. Quest’ultimo ha guidato la tesi di licenza di Arcangeli e ha scritto un testo molto ricco di analisi narratologica (Il Gesù di Luca, EDB, Bologna 2012).

Nel c. III (pp. 47-56) l’autore propone un percorso metodologico che parte da una definizione euristica di tipologia. Perché essa si dia, devono essere presenti elementi ben precisi. «Per tipologia si intende l’individuazione di una o più “figure” veterotestamentarie (tipi), rappresentate da personaggi (singoli, o collettivi), eventi, istituzioni, che vengono poste da testo in connessione di compimento con elementi del racconto stesso (antitipi). Tale connessione si caratterizza non solo come synkrisis, ma anche come compimento, ossia come relazione interna e reciproca di discontinuità nella continuità, che implica un “di più”, un superamento dell’antitipo rispetto al tipo, particolarmente sul piano rivelativo» (p. 47). Il compimento è generativo alla fede del personaggio/i interno al racconto e al lettore.

Le figure possono essere, fra le altre, figure di origine (Adamo, Caino, Abele, Noè, Melchìsedek…), figure patriarcali (Abramo, Isacco, Giacobbe, Giuseppe, 12 tribù…), esodiche/mosaiche (Mosè, Faraone, popolo di Israele, egiziani, passaggio del mare, manna, acqua/roccia del deserto, tenda del convegno…), pasquali/cultuali (agnello pasquale, Tempio di Gerusalemme, sacerdozio levitico, arca dell’alleanza, capro espiatorio…), legali/sapienziali (Legge/tavole, levir/go’el…), storico/profetiche e storico/regali (Davide, Salomone, Elia, Eliseo, Emmanuele/figlio, servo di YHWH, giusto sofferente, Gerusalemme/Figlia di Sion…). Si intravede già fin d’ora il rischio che il compimento possa venir compreso come sostituzione dell’antitipo da parte del tipo, una volta che esso sia comparso nella storia della salvezza…

Nei cc. IV-VII (pp. 57-236) Arcangeli analizza con il metodo narratologico quattro brani importati del Vangelo di Giovanni: “Le nozze di Cana (Gv 2,1-11)” (pp. 57-94), “L’acqua viva donata da Gesù (Gv 4,4-42)” (pp. 95-30), “Il pane della vita e la manna esodica (Gv 6,1-71)” (pp. 131-178) e il “Compimento tipologico nella sequenza della morte di Gesù (Gv 19,16b-42)” (pp. 179-236).

L’analisi narratologica esige la delimitazione della cornice storico-temporale degli eventi narrati, l’analisi dei personaggi e il rinvenimento della trama. Questa può essere una trama di risoluzione, quando si perviene a raggiungere il compimento/pienezza di qualcosa che all’inizio era mancante o una trama di rivelazione o anagnorisis quando si perviene al riconoscimento di una persona/realtà che all’inizio rimaneva sconosciuta o misconosciuta. La ricerca della tipologia richiede l’attenzione al punto di vista dei vari personaggi, specialmente quello decisivo dell’autore stesso (punto di vista ideologico). I punti di vista possono essere espressi con elementi di tipo temporale, spaziale, psicologico, fraseologico, ideologico.

Nello studio dei quattro brani giovannei, Arcangeli si sofferma sull’analisi dei personaggi, dei loro movimenti, dell’eventuale dialogo intrattenuto con Gesù, i vari punti di vista presenti, gli sfondi veterotestamentari possibili (esodico, legale, sapienziale e profetico, patriarcale, mosaico, sponsale). Decisiva, per lo studioso, è la tipologia di tipo “istituzionale”, dove a livello letterario si evince un confronto interno di continuità nella discontinuità fra realtà dell’AT (persone, istituzioni legali, religiose, feste, riti…) e l’antitipo che le compie. Non mancano risvolti di tipologia di tipo sponsale, ecclesiologico (Israele/Chiesa inaugurale sotto la croce), sacramentale (manna-eucaristia; acqua e sangue sulla croce/battesimo ed eucaristia) e anche mariologico (Maria compimento della figura della fede di Sion/Gerusalemme).

Decisivo per tutta l’interpretazione del QV è – secondo Arcangeli – il punto di vista ideologico dell’autore giovanneo. Nel Prologo (Gv 1,1-18) egli descrive infatti il Logos preesistente e incarnato, che ritorna al Padre. Questa figura antitipica è presente fin dall’inizio nelle figure tipiche dell’AT, le accompagna e le integra nel piano storico, per assumerle nel compimento escatologico già realizzato (escatologia realizzata) mentre si sta ancora compiendo la pienezza della loro realizzazione (escatologia finale).

In Gv 2,1-11 la trama di risoluzione vede il dono in pienezza del vino nuovo dato da Gesù che viene incontro alla sua mancanza. La trama di rivelazione scopre Gesù quale vino nuovo presente fin dall’inizio, conservato fin ad allora (discontinuità nella continuità). Lo sfondo è esodico e legale, sapienziale e profetico. La tipologia non è mosaica ma “istituzionale” (acqua di purificazione). Una sfumatura sponsale è integrabile.

In Gv 4,4-42 la trama di risoluzione porta a vedere Gesù che, assetato, dà paradossalmente da bere “acqua viva”. La trama di rivelazione vede Gesù come donatore dell’acqua, viva, dello Spirito che dona la capacità di compiere la volontà del Padre (“cibo”).  Lo sfondo veterotestamentario è dato dai patriarchi, Mosè e Osea, con i simboli del pozzo e dell’acqua. La tipologia, più che patriarcale, profetica e sponsale, è “istituzionale” e genera alla fede l’interlocutore/i (Samaritana/Samaritani).

In Gv 6,1-71 la trama di risoluzione consiste in Gesù che dà il pane dal cielo che all’inizio mancava. La trama di rivelazione è “istituzionale” (manna/pane di vita). Gesù è il pane vero, che dà la vita. A livello di lettura posteriore da parte della comunità giovannea si evince un risvolto sacramentale (eucaristia). Lo sfondo è mosaico ed esodico, deuteronomico e profetico, legale-sapienziale, ma la tipologia è “istituzionale” più che profetica e mosaica.

In Gv 19,16b-42, con le sei scene analizzate da Arcangeli, la trama di risoluzione vede Gesù che, spogliato di tutto, paradossalmente dà l’acqua e il sangue, che mancavano all’inizio, dal suo stesso corpo (cf. Gv 1,14). La trama di rivelazione vede Gesù come colui che compie la figura istituzionale veicolata dai simboli del sangue e dell’acqua, che indicano simultaneamente i doni salvifici dell’origine (agnello pasquale e Tempio). Un riferimento secondario è di tipo sacramentale (battesimo ed eucaristia). Lo sfondo veterotestamentario rimanda, con le citazioni esplicite, a una figura esodica e pasquale. La tipologia è istituzionale (Gesù è compimento dell’agnello pasquale del Tempio). La tipologia istituzionale genera alla fede (cf. il commento dell’autore onnisciente e il suo punto di vista ideologico nei vv. 35-37). Anche Maria ha un ruolo “tipologico” integrando in sé la fede originale di Sion, su cui si innesta la vita aurorale della Chiesa sotto la croce.

Si evince quindi – e lo spiega bene Arcangeli nel c. VIII “Analisi del compimento tipologico” (pp. 237-258) – che nella tipologia di compimento non si può parlare di sostituzione, perché l’antitipo Gesù Cristo integra a livello diverso – non allo stesso livello omogeno con quello del tipo, che porterebbe a una sua sostituzione – le varie realtà “tipiche”. Esse permangono nella loro autonomia, pur subendo un’eclissi alla comparsa dell’antitipo (terminologia tratta dai lavori di Beauchamp).

L’analisi di Arcangeli si mantiene sempre a livello letterario e non al livello teologico del rapporto AT-NT e del confronto-tipologia Chiesa-Israele, in cui è da evitare comunque ogni forma di pensiero sostituzionista.

Credo che a p. 248 r 14 il v. 2 vada inteso come 3,29. Ricordiamo che il commento a Giovanni di J. Zumstein è stato tradotto in italiano nel 2017 (2 voll., Claudiana, TO-Leumann), mentre si può ricordare il commentario a Gv di J. Beutler pubblicato nel 2016 a Roma per i tipi di Gregorian Biblical Press. Nelle note e in bibliografia sono assenti alcune sigle degli stati americani.

Concludono questa ricca opera di studio la bibliografia (pp. 259-272) e l’indice dei nomi (pp. 273-276).

Auguriamo all’autore un fecondo percorso di studio che metta a disposizione dei lettori altri testi giovannei (e non), analizzati con l’intrigante metodo narratologico.

È molto opportuno che insista sullo scoraggiare ogni interpretazione del NT che, nella foga dell’attualizzazione cristologica dei testi dell’AT, abbia anche il minimo sentore sostituzionista. I lettori hanno bisogno di avere ben chiaro il rapporto tra AT e NT e il senso teologico da dare alle realtà e ai testi dell’AT una volta che Gesù Cristo sia comparso a “portare a compimento”.

Continui dunque a sfruttare e a spiegare le categorie ermeneutiche di Beauchamp per illuminare nella loro verità i testi del NT in rapporto (tipologico o meno) con l’AT.

Davide Arcangeli, Tipologia e commento delle Scritture nel Vangelo di Giovanni. Analisi di alcuni racconti del Quarto Vangelo, (Supplementi alla Rivista Biblica 66), EDB Bologna 2019, pp. 280, € 30,00, ISBN 978-88-10-30256-9.

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