Il volume è la traduzione in lingua italiana del prestigioso Cahiers Évangile Supplément n. 169, del settembre 2014.
I tre studiosi indagano la presenza dell’approccio scientifico allo studio della Bibbia, unito alla predicazione, che, fin dagli inizi del movimento francescano, si mise in moto per contrastare la rilassatezza del clero e la proliferazione delle correnti ereticali.
La specificità dell’esegesi e della predicazione francescana non risiede nei metodi – comuni anche ai domenicani –, quanto la ricorrenza di temi specifici o di atteggiamenti particolari.
Il primo fra questi è il riferimento al fondatore (assente in Antonio di Padova, sarà massiccio a partire dalla generazione successiva: Bonaventura, Pietro di Giovanni Olivi che conferisce a san Francesco una funzione fondamentale, una specie di ripresentazione dei momenti principali della vita di Gesù), il tema della povertà e la centralità di Cristo.
Durrer studia la Bibbia di Francesco e dei suoi frati (pp. 23-56). Essi ricorrono al testo biblico per assicurarsi dell’autenticità della loro scelta di vita (cf. Regola Bollata).
Gli scritti di san Francesco sono essenzialmente composti da passi delle Scritture. L’AT è citato 156 volte, il NT 280.
Nelle fonti francescano quattro racconti narrano la scoperta del vangelo da parte di Francesco e dei primi frati. Occorre leggere la parola di Dio con lo Spirito. Senza di esso il testo uccide, ma, senza il testo, lo Spirito resterebbe muto.
“Littera”, per Francesco, indica la Scrittura nel suo complesso, “verba” la scienza delle parole, il significante. Lo spirito della lettera sarebbe il significato, il senso profondo che è la sua messa in pratica.
Francesco compone dei centoni di passi biblici per essere sicuro di esprimersi con parole sicure. Il testo dei sinottici più commentato nella Regola non bollata è la regola d’oro.
Il vangelo è una Parola annunciata, un annuncio che giunge fino agli infedeli, ma anzitutto attraverso l’esempio e la vita.
Francesco è influenzato dalle questioni del suo tempo: la Trinità, l’eucaristia, la dignità dei ministri e dei sacramenti, il mondo, la violenza della cultura della guerra ecc. Nell’Ammonizione1 adotta una posizione chiara al riguardo.
Francesco fu anche poeta: compose dei salmi e, ormai cieco, alla fine della sua vita, il Cantico di frate Sole.
Delman studia l’insegnamento della Bibbia presso i francescani (gli studia già nel 1220), con precisi ordinamenti però solo nelle Costituzioni del 1260 (pp. 57-70).
Dahan analizza gli strumenti di lavoro usati (pp. 71-84): dizionari, enciclopedie, manuali, lessici, correctoria e raccolte di distinctiones. I francescani non producono concordanze bibliche, appannaggio dei domenicani.
Vengono, infine, studiati in capitoli separati quattro figure diverse di studiosi francescani: un predicatore (s. Antonio di Padova), un maestro (s. Bonaventura), uno spirituale (Pietro di Giovanni Olivi) e un ebraicizzante (Nicola da Lyra) (pp. 85-102.103-128.129-160.161-178).
Concludono il volume alcune indicazioni bibliografiche per l’approfondimento, l’indice delle citazioni, l’elenco dei fuori testo e alcuni cenni bibliografici sulla Bibbia negli scritti di san Francesco (in italiano) (pp. 179-190).
Gilbert Dahan – Sophie Delman – Marcel Durrer, San Francesco e la Bibbia. Letture medievali del testo sacro (Temi biblici 12), EDB, Bologna 2018 (or. fr. Paris 2014), pp. 192, € 22,50. 9788810225127