Leggendo questo resoconto scritto in prima persona da Pedro Casaldáliga (nato a Balsareny, in Catalogna, nel 1928), vescovo di São Félix do Araguaia (Brasile) dal 1971 al 2005, si capisce bene perché papa Francesco voglia rimodellare la curia romana, facendo di essa un organismo di servizio alle Chiese locali e non un centro di potere.
Quanto è scritto in questo libretto è già apparso su Il Regno-attualità (1988)18, e su Il Regno-documenti (1989)9 con il titolo di “Cronaca del mio viaggio a Roma” e “Continuiamo a camminare”. Aver rieditato questi testi è titolo di merito per le EDB, perché non vada perduta la memoria di quella stagione della Chiesa in America Latina.
Vescovo da 17 anni, Pedro Casaldáliga non aveva ancora ottemperato all’obbligo della visita ad limina, richiesta ogni cinque anni. Dopo due lettere della Congregazione dei vescovi che gli ricordavano, con toni duri, quest’obbligo, egli si rivolse a papa Giovanni Paolo II, chiedendogli, se lo riteneva opportuno, di fissare la data per un incontro personale. Richiesta accolta.
Ma è da qui che il percorso per arrivare al papa si fa impervio. Lo attendono infatti il card. Gantin, prefetto della Congregazione dei vescovi, e il card. Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, per sottoporlo ad un serrato interrogatorio sulla teologia della liberazione, sull’opzione per i poveri, sul peccato sociale, sulla facilità con cui definiva “martire” mons. Romero, sui suoi viaggi in Nicaragua… E poi l’invito a firmare un testo predisposto dalle due congregazioni.
Dopo l’udienza con Giovanni Paolo II – sul suo tavolo c’era «un dossier con il mio nome sul frontespizio» –, un burrascoso incontro con il card. Gantin in cui non sono mancati aspri rimproveri. Al suo rientro il Brasile, viene convocato dalla nunziatura, dove gli viene sottoposto un documento, proveniente dalla Congregazione dei vescovi, da firmare e da restituire. Esso contiene considerazioni teologico-canoniche, osservazioni, diffide, restrizioni e proibizioni…
Ci fermiamo qui per lasciare al lettore il gusto di leggere queste settanta paginette scritte in prima persona con grande schiettezza. Nella speranza che quella stagione di Chiesa sia tramontata per sempre.
Pedro Casaldáliga, Solo i sandali e il Vangelo. Cronaca di una controversia tra un vescovo e il Vaticano. Prefazione di Alfio Filippi, Collana «Lampi», EDB, Bologna 2016, pp. 69, € 7,00. 9788810567319
Descrizione dell’opera
«Credo di aver parlato liberamente. Ratzinger sorrideva frequentemente. Io insistevo nel dichiarare che, grazie a Dio, non ho problemi di fede, benché abbia le mie discrepanze teologiche; né tantomeno ho problemi di comunione, sebbene dissenta su alcuni aspetti relativi alla disciplina».
«L’udienza particolare con Giovanni Paolo II è avvenuta il giorno 21. Ed è durata circa quindici minuti. Dopo aver passato otto guardie, presentato quattro volte il “biglietto” della Prefettura della casa pontificia e attraversato cortili, corridoi e saloni. Il papa, con un gesto, mi ha invitato a parlare, seduti entrambi intorno a un tavolo».
Note sull’autore
Pedro Casaldáliga (1928), catalano, dal 1971 al 2005 vescovo di São Félix do Araguaia, nel Mato Grosso (Brasile), teologo della liberazione, è poeta e autore di saggi. Durante la dittatura militare è stato ripetutamente minacciato di morte e ha rischiato l’espulsione. Richiamato dalla curia vaticana per non essersi recato in visita ad limina che i vescovi devono compiere a Roma ogni cinque anni, nel gennaio 1986 inviò una lettera a Giovanni Paolo II e venne ricevuto in Vaticano nel giugno 1988 dai cardinali Ratzinger e Gantin e dallo stesso Wojtyla. Le televisioni parlarono di «imposizione del silenzio» al vescovo brasiliano. Dopo l’ammonizione della curia romana, il racconto della visita a Roma di Casaldaliga offre lo spaccato della sensibilità ecclesiale latino-americana negli anni del pontificato di Giovanni Paolo II.
Certamente leggerò questo libro, per il tema e l’autore, riferimento di tante riflessioni,