Il Salone del libro che viene allestito in occasione del meeting annuale dell’American Academy of Religion (qui) consente di farsi un’idea delle tendenze editoriali anglofone per quanto concerne le religioni e le teologie – insieme, ovviamente, alle scienze bibliche che rappresentano uno dei settori forti non solo delle pubblicazioni, ma anche della ricerca accademica oltre Atlantico.
In primo luogo, quest’anno ha colpito l’attenzione data – in chiave teologica e storica – al mondo asiatico: in particolare alla Cina. Per quanto riguarda il contesto asiatico in generale, spiccano libri e collane di tipo «decoloniale», ossia tese a trasmettere in Occidente approcci e lettura teologiche radicate nelle culture e nei contesti dell’estremo Oriente. Per riferimento alla Cina si trovano, pubblicati da diversi editori, volumi che iniziano a ricostruire la presenza cristiana e l’impatto che essa ha avuto nei luoghi del suo radicamento.
Ne viene fuori un tratto sostanzialmente ecumenico del cristianesimo cinese che accede a pubblicazioni di lingua inglese, senza un chiaro predominio di una confessione sulle altre. Va registrata, inoltre, una chiara autonomia culturale delle scelte editoriali rispetto al conflitto geopolitico in atto fra Stati Uniti e Cina.
Sempre più ampio e variegato il comparto theology and disability – indice del fatto che le persone disabili stanno diventando soggetto della vita delle Chiese e delle comunità religiose – e non semplicemente oggetto di cura pastorale. I volumi esposti al Salone coprivano non solo tutte le aree di vita e pratica cristiana, dalla catechesi alla liturgia, dalla configurazione degli spazi comunitari alla pastorale d’ambiente, ma si spingono anche a fare della «disabilità» una vera e propria chiave teologica di accesso/comprensione del divino.
Quest’anno facevano spicco, poi, libri che ruotano intorno al tema della riparazione, con riferimento particolare a gruppi minoritari o che vivono in condizioni di marginalità – come i native Americans o gli afro-americani. Quello americano è un mondo editoriale, accademico e giuridico che ha dedicato particolare attenzione alla restorative Justice: si potrebbe dire che la riparazione entra in questo filone, distinguendosi però per la sua collocazione temporale. La restorative Justice lavora su un piano sostanzialmente sincronico, lungo il quale è possibile cercare di riannodare i nessi relazionali (anche dal punto di vista di indennizzo) tra i soggetti coinvolti. La riparazione, invece, sembra delinearsi come una pratica diacronica di giustizia (non solo in termini economici) che coinvolge quelli che potremmo chiamare gli «eredi» di una lunga storia di ingiustizia.
Per quanto riguarda il comparto biblico, impressionano le imprese editoriali che ogni anno vengono a rafforzarlo: dalle collane di commentari a studi esegetici, da interpretazioni di genere ad approcci alla Bibbia culturalmente militanti, dalla presenza delle Scritture nelle prassi liturgiche alla introduzione delle generazioni più giovani a esse.
Sempre abbondanti le pubblicazioni inerenti al rapporto fra religione e il contesto statunitense – sia da un punto di vista politico che socio-culturale, con alcuni volumi di interesse che presentano indagini storiche della particolarità americana di questo nesso. Si inseriscono qui anche tutti quei volumi riguardanti le religioni orientali e correnti religiose marginali: entrambe presenti in maniera significativa nel territorio statunitense soprattutto a causa delle migrazioni.
Rispetto ai Saloni del libro dei primi anni 2000, quello degli ultimi anni risulta essere sicuramente più asciutto – sia nel numero degli stand delle case editrici, sia nell’investimento economico fatto da queste ultime per l’esposizione (un buon numero di editori aveva solo libri in presentazione che non era possibile acquistare direttamente). Si può comunque registrare una ripresa dell’editoria anglofona di settore dopo la crisi attraversata verso la metà degli anni ’10 e dopo quella ulteriore legata alla pandemia.