L’esegeta domenicano, docente all’ISSR Duns Scoto di Nola (NA), offre ai suoi studenti e a tutti i lettori un classico strumento di introduzione generale ai libri sapienziali, corso previsto nel ciclo istituzionale degli studi teologici.
I Sapienziali sono un blocco letterario che costituisce il materiale maggiore del terzo insieme dei libri dell’AT chiamati nel canone ebraico Ketûbîm, gli «Scritti». Assieme al Pentateuco e ai Profeti attestano la rivelazione della parola di Dio nella storia della fede di Israele, ora messa a disposizione di tutti i credenti provenienti dalle «genti».
Nel capitolo introduttivo (pp. 13-24), Pagano offre una pregevole sintesi di ciò che si intende per «sapienza» e le caratteristiche letterarie e teologiche dei libri sapienziali. Israele ha attinto a piene mani dagli scritti sapienziali provenienti dall’Egitto e della Mesopotamia, tesi a formare la classe dirigente della corte reale e dei templi.
I temi della caducità della vita, del dolore, della morte, del bene e del male, delle tragedie personali e comunitarie inspiegabili diventano, assieme ad altri temi morali più pratici, materia di insegnamento per «l’arte del ben vivere», che costituisce la sapienza universale, presente in tutti i popoli. Messi a confronto con la sapienza babilonese dapprima ed ellenistica poi, gli autori ebrei proposero, soprattutto nel periodo postesilico (dal 538 a.C. in poi), la loro sintesi vitale degli insegnamenti concreti di vita integrando la sapienza mesopotamica e gli insegnamenti filosofici della grecità con la sapienza tradizionale del popolo di Israele.
Il «ben vivere» per il pio ebreo
L’arte del ben vivere presuppone per il saggio ebreo soprattutto un fondamento religioso, espresso nel concetto di «timore di Dio» (yir’at ’Elōhîm). Il rispetto ossequioso e obbediente al Dio, che creatore dell’universo e guida delle vicende umane lungo la storia attraverso la sua opera sapiente rivelata nella Legge di Mosè (Sir 24), si rivela la chiave per affrontare – seppur senza risolvere – le problematiche etiche che sorgono soprattutto nello scontro con il problema del male, del dolore, della morte del giusto, dell’irrisione da parte dei «malvagi» del modo di vivere del pio credente.
L’esegeta Pagano presenta uno per uno i libri che appartengono alla corrente sapienziale, nata nei circoli sacerdotali, ma anche nell’ambito privato familiare, i cui insegnamenti sono stati poi affidati alla comunità e raccolti per una diffusione più ampia. Detti (mešālîm), proverbi popolari, detti numerici, il verdetto o detto-verità, l’ammonimento, l’istruzione, il racconto didattico, la leggenda, la novella, il racconto romanzesco sono i generi letterari più frequentemente impiegati.
Il tema teologico principale dei saggi fu quello dell’ordine del creato, il principio della retribuzione messo in crisi dall’esperienza personale (cf. Giobbe) e il destino dell’uomo (con aperture alla risurrezione dei corpi, l’immortalità, l’incorruttibilità dell’uomo affermato nell’ultimo libro dell’AT, il libro della Sapienza (forse del 30 a.C.).
Preghiere e salmi (tehillîm), poemi didattici, riflessioni sapienziali, novelle sapienziali, ammonimenti vari contro i vizi che rovinano la vita ecc., tutto concorse a interpretare e ad attualizzare in modo sapienziale la rivelazione attestata nel Pentateuco ed espressa con promesse messianiche ed escatologiche nei Profeti.
Nei Sapienziali, Dio non è contemplato nel suo rivelarsi storico-salvifico, ma nell’affidare all’uomo la sua Legge, che è la sapienza ordinatrice del cosmo e della vita dell’uomo. La sapienza, attributo di Dio, preesistente e, nello stesso tempo, «incarnata» nelle strutture del cosmo e nelle indicazioni della Legge, guida il sapiente a una vita serena, se non felice, al seguito del Dio dei padri.
Libro per libro
Di ogni libro biblico sapienziale viene prima presentata la problematica generale (autore, struttura, datazione ecc.) e poi alcune linee teologiche proprie.
Proverbi sottolinea la natura particolare, quasi soprannaturale della sapienza, Giobbe contesta la dottrina della retribuzione ma si arrende alla fine al mistero di Dio che lo sovrasta con le sue vie.
Rut è la donna straniera e saggia che, nella «novella sapienziale», fa superare il pregiudizio sulla donna straniera che fuorvia. La «narrazione sapienziale storicizzata» di Ester sottolinea il controllo di YHWH sulla storia.
Il Qoèlet contesta realisticamente – ma senza pessimismo – la dottrina della retribuzione, constatando il carattere vacuo, effimero, passeggero della realtà (non la vanità morale!), per invitare a gustare con sobrietà i beni dati da Dio. Non «risolve» il problema del male, ma certo si oppone agli apocalittici.
Nei Salmi la sapienza viene espressa in versi e, dopo essere passata da un ambiente familiare ad uno cultuale, inquadra la supplica e lode dell’orante in una cornice sapienziale di invito a seguire la Legge del Signore. Anche le Lamentazioni esprimono la sapiente e disperata ricerca di Dio nella tragica desolazione di una città ridotta in macerie.
Il Cantico dei Cantici esprime, dal canto suo, tutto l’eros della sessualità umana con la grazia dell’innocenza primordiale e, nel suo essere praticamente un commento a Gen 1–3, inquadra la bellezza dell’amore umano come riflesso e incarnazione dell’amore di Dio per il suo popolo.
Il giudaismo ellenistico dona il suo apporto di inculturazione attraverso la grande opera del Siracide, del 180 a.C., ma tradotta dal nipote dell’autore nel 132 a.C. La sapienza del saggio viaggiatore si fonde con la religiosità del pio ebreo, che fa combaciare la sapienza con la rivelazione della Torah (Sir 24, il centro del libro), senza cadere ingenuamente nelle braccia del pensiero greco sul Logos.
Il libro della Sapienza, infine, prospetta, ormai alle soglie del NT, il destino immortale dei giusti, rigettando ancora una volta il pensiero degli apocalittici e dell’enochismo col suo dualismo predeterministico. Pseudoepigraficamente molti testi si rifanno a Salomone, visto come l’emblema del re pio e saggio.
La bibliografia (pp. 99-106), l’indice dei nomi (pp. 107-109 e dei passi biblici (pp. 111- 122) completano il volume, previsto per studenti ma molto utile a tutti per un inquadramento dei libri sapienziali, non sempre ben accostati, con linguaggio accessibile e didattico.
Gianpaolo Pagano, La Sapienza che viene dall’alto. Teologia della Sapienza negli scritti dell’Antico Testamento, collana «Studi biblici» 80, EDB, Bologna 2017, pp. 128, € 13,50.