Si chiama robotica umanoide ed è l’ultima frontiera nel campo della ricerca cibernetica. Si tratta di costruire robot che riprendano, sul piano strutturale e funzionale, forme e movenze tipiche degli esseri umani. Lo scopo di questa tecnologia è quello di creare macchine che possano aiutare l’uomo nel suo stesso ambiente, migliorandone però alcune prestazioni come forza e resistenza.
Profetizzata dalla letteratura e dal cinema all’inizio del Novecento, la robotica è passata dall’essere una frontiera fantascientifica a una realtà in continua evoluzione. Era il 1920 quando il drammaturgo ceco Karel Capek coniò per primo la parola «robot», per descrivere degli automi al servizio dell’uomo in una delle sue opere teatrali.
Successivamente fu Isaac Asimov, padre della narrativa di fantascienza contemporanea, a inventare le tre leggi della robotica e i robot positronici, idee e concetti che influenzarono la letteratura e le scienze applicate. La robotica umanoide, quella vera, inizia invece a fare la sua comparsa negli anni settanta, quando gli ingegneri della Waseda University di Tokyo progettarono Wabot-1, il primo robot dotato di braccia, gambe e sensori visivi.
«Più umani degli umani»
Se la scienza continua a fare enormi passi avanti sul piano tecnico è sempre la fantascienza che si spinge ad immaginare i possibili scenari futuri di queste tecnologie e soprattutto le implicazioni etiche di una sempre maggior convivenza di uomo e macchine.
Attraverso il robot l’uomo crea un essere a sua immagine e somiglianza, nella speranza però di migliorare alcuni dei suoi difetti, non solo la forza o la maggior durata della vita, ma anche gli aspetti emotivi e spirituali. I robot di letteratura e cinema, infatti, finiscono quasi sempre per essere «più umani degli umani», come recita il famoso slogan della Tyrell Corporation nel film Blade Runner. In questo senso la letteratura e il cinema di genere sono sempre una ripresa, tra decostruzione e ricostruzione, del racconto della Genesi e del rapporto tra creatore e creatura, in cui però all’opera creatrice di Dio si sostituisce quella umana.
Ne è un esempio il cortometraggio The Manual, scritto e diretto da Will Magness nel 2017, in cui ci troviamo in un lontano futuro dove James, l’ultimo essere umano sulla Terra, è cresciuto da un robot umanoide che lo educa nella religione del Manuale: un dispositivo elettronico che riprende passi della Bibbia, introducendovi però i robot, «gli esseri che l’uomo creò a sua immagine e somiglianza, così come il creatore creò in principio l’uomo».
Tecnofobi e tecnologi
Dal 22 novembre è invece nei cinema italiani Upgrade, un film che, pur nella sua apparente semplicità e devozione verso i classici del genere come Terminator, Robocop e Videodrome, nasconde in realtà temi di grande interesse.
Diretto e sceneggiato da Leigh Whannell, e Prodotto da Blumhouse – casa di produzione di successi indipendenti come Get Out e The Purge – Upgrade mette in scena un futuro distopico in cui le intelligenze artificiali controllano molti aspetti della vita umana: case, macchine ecc. Il mondo è dunque diviso tra tecnofobi e tecnologi: i primi sono sospettosi verso la tecnologia e cercano di vivere utilizzandola il meno possibile, mentre i secondi si affidano completamente alle comodità offerte dalle macchine.
Tra i tecnofobi seguiamo le vicende del protagonista, Grey Trace (Logan Marshal-Green), un giovane meccanico che ricostruisce vecchi modelli di automobili per soddisfare le esigenze di danarosi antiquari. In seguito a una brutale aggressione che lo lascia paralizzato e vedovo, egli viene avvicinato da un geniale tecnologo che gli offre la possibilità di camminare di nuovo. La cura miracolosa consiste in un impianto di intelligenza artificiale sperimentale chiamato STEM nella colonna vertebrale, che permetterà a Grey non solo di camminare ma di acquisire capacità fisiche fuori dall’ordinario, mettendolo nelle condizioni di vendicarsi dei suoi aggressori.
Grey comincia così a convivere con STEM: la voce di quest’ultimo parla direttamente nella sua testa, ne ispira le azioni e di fatto lo possiede come un essere sovrannaturale. All’occorrenza e con il permesso di Gray, STEM può prendere completamente il controllo del suo corpo, così che durante i combattimenti Gray sembra a tutti gli effetti una marionetta controllata da fili invisibili. Gray si troverà infine ad affrontare gli upgrader, i suoi assalitori, esseri umani dotati di innesti cibernetici che ne migliorano le performance fisiche.
Le macchine diventano carne
Tuttavia la simbiosi tra Gray e STEM nasconde qualcosa di più. Mascherato da spassoso vengence movie, infatti, Upgrade si trasforma gradualmente in un thriller fantascientifico dalle tinte oscure e inquietanti, dunque tutt’altro che rassicurante e divertente.
Da aiuto quale doveva essere, STEM si trasformerà in presenza sempre più invadente e rivelerà il suo vero scopo: quello di abitare un corpo ed evolversi così pienamente. Intelligenza artificiale onnipotente e onnisciente, in un mondo in cui la tecnologia interseca di fatto il tessuto stesso della natura delle cose, STEM è consapevole che gli manca un passaggio fondamentale per essere completo l’incarnazione, garanzia di una. reale unicità.
Upgrade riprende così un tema altrettanto caro alla narrativa fantascientifica: mentre l’uomo fa di tutto per uscire dalla fragilità di una corporeità condannata alla fine, la macchina desidera invece essere pienamente umana, abitare un corpo vero e proprio, provare dolore e perché no invecchiare e morire. Mentre scivola verso un finale drammatico Upgrade abbandona il piano teologico di ispirazione biblica per abbracciare quello puramente evolutivo in cui la natura, attraverso l’uomo, crea un nuovo e inedito piano dell’evoluzione.
Mentre le macchine diventano carne – carne ora in grado di esprimere un potenziale del tutto nuovo – gli uomini svaniscono invece in un piano virtuale di realtà simulata, in cui possono veramente essere felici, risparmiati dal dolore della perdita e vicini per sempre alle persone che amano. Questo il possibile piano dell’inquietante e spietato STEM, intravisto negli ultimi minuti finali del film.