Addottorato al PIB di Roma nel 2008, il quarantottenne studioso ha seguito anche corsi di perfezionamento linguistico e archeologico a Gerusalemme. Le caratteristiche principali del suo commento al vangelo ecclesiastico per eccellenza sono due ed entrambe interessanti.
De Carlo si propone una traduzione che segua da molto vicino il corso del dettato dell’originale greco, anche a costo di qualche forzatura e ripetizione quando usa lo stesso termine italiano in presenza di un uguale termine greco originale.
La seconda caratteristica precipua del commentario è quella di considerarlo primariamente come un racconto. I cinque grandi discorsi di Gesù, che spesso articolano i vari commentari esistenti, sono considerai sì importanti, ma inseriti in un contesto narrativo che costituisce la struttura portante del Vangelo di Matteo. Esso è la narrazione del conflitto tra Gesù, il messia di Israele e le autorità del popolo di Israele, che culmina nel racconto della passione, in cui anche il popolo si schiera dalla parte degli oppositori di Gesù. Il punto di arrivo, e insieme di svolta, è il rifiuto nei confronti di Gesù da parte dell’autorità religiosa di Israele (Mt 28,11-15): si capisce così l’ordine del Risorto, il quale esorta i suoi discepoli a «fare discepole tutte le genti» (p. 53). La scelta del taglio narratologico nell’ermeneutica globale del Vangelo di Matteo porta a vedere l’interazione continua fra l’azione di Gesù e i suoi discorsi. Essi si illuminano a vicenda. Il discorso rallenta l’azione ed espone l’insegnamento che va meditato dal lettore/discepolo. Ma poi la prassi di Gesù invera l’insegnamento proposto in un andirivieni interessante da seguire.
Nella sua lunga sezione introduttiva (pp. 15-108), De Carlo esamina dettagliatamente i classici problemi introduttori. Egli propende per la teoria che l’autore del vangelo sia un anonimo giudeo-cristiano che fa parte della comunità giudeo-cristiana di Antiochia di Siria e che, poco dopo, l’80 d.C. dà forma finale alla tradizione sui fatti e sui detti (integrati dalla fonte Q) dell’operato di Gesù. Interessante la menzione dello statere (Mt 17,17), moneta ufficiale usata solo ad Antiochia e a Damasco.
Il vangelo è scritto in greco semitizzante, per una comunità che si trova ad un bivio della propria storia. Col cosiddetto concilio di Jamnia (85-90 d.C.) il giudaismo rabbinico farisaico sopravvissuto alla tragica distruzione di Gerusalemme si riorganizza attorno alla lettura della Tôrāh e alla sua puntuale interpretazione giuridico-religiosa.
I discepoli del Vangelo di Matteo si sentono ancora appartenenti alle loro radici giudaiche, sono rispettosi della Tôrāh, ma avvertono il fatto che la persona, le azioni e i detti di Gesù lo pongono come Messia di Israele, interprete autorevole e definitivo dell’intento originario della volontà di Dio attestata nel dono della Tôrāh al suo popolo. «Attraverso l’intervento ermeneutico di Gesù passano in secondo piano tutte quelle parti della Tôrāh che distinguevano Israele dagli altri popoli, come la circoncisione, le norme di purità, le prescrizione rituali» (p. 46). In Matteo ci si muove sul piano etico e si trascurano le prescrizioni rituali. La circoncisione non viene menzionata. Le strade fra i due gemelli si stanno dividendo sempre più.
Vari indizi convergono, quindi, sull’identità giudaico-cristiana della comunità destinataria (l’autore cita il dispositivo di Mt 18,15-17 in vista della riconciliazione o della considerazione del fratello impenitente come un pagano o come un esattore delle tasse).
Il Vangelo di Matteo – complice forse la sua composizione in una grande città come Antiochia di Siria – era sì diretto a una comunità particolare, ma conobbe subito una grande diffusione nelle varie comunità, conosciuto e stimato dai padri e dai primi testi della trazione cristiana.
Nel Vangelo di Matteo si assiste continuamente ad un gioco di rimando fra discontinuità col passato e un’efficace continuità fra passato e presente. «L’evangelista si rivolge soprattutto alla comunità sì della sua epoca (trasparenza) e, allo scopo di illuminare il presente della sua comunità, egli risale all’evento (retrospettività) che ne costituisce il fondamento, misurandone l’esperienza attuale» (pp. 43-44).
La trasparenza fa intravedere il particolare interesse di Matteo per il vissuto ecclesiale: ci sono problemi di fedeltà a Gesù e di poca fede, di perdono reciproco e di zizzania che fa crescere il male e la divisione. In Matteo convivono testi che riflettono la visione prepasquale (la missione dei Dodici riservata alle pecore perdute di Israele) con la trasparenza al vissuto ecclesiale postpasquale che recupera il comando del Risorto a una missione universale. In Matteo, in ogni caso, c’è la menzione del fatto che per il dilagare dell’iniquità, si raffredderà l’amore di molti, che invece va rinfrancato. Fede e opere vanno insieme e coltivate con cura.
Matteo ha quindi la struttura di un racconto con prospettiva storico-salvifica che vede il rifiuto della messianicità di Gesù da parte di Israele con la conseguente formazione di una nuova comunità. Si sta consumando un dramma: il regno di Dio tolto agli increduli e consegnato alla nazione che darà i suoi frutti (cf. Mt 21,43).
Per dare un’idea della novità del commentario riportiamo le divisioni maggiori individuate da De Carlo nel racconto evangelico. Dopo la Parte prima costituita dalla sezione introduttiva (pp. 15 – 108), nella Parte seconda sono riportati la traduzione e il commento (pp. 109 – 645), così articolati (cf. pp. 102-105): Il prologo (Mt 1,1 – 2,23): Genesi e geografia dell’infanzia (1,1 – 2,23); I. Dio Padre e il regno dei cieli (Mt 3,1 – 16,20): Preparazione e avvio del ministero (3,1 – 4,25); Insegnamenti (5,1, – 7,29: Il compimento della Tôrāh 5,1-20, la Tôrāh delle opere 5,21 [da correggere] – 7,6; Le opere dei profeti 7,7-29); Sequela e atti di potenza (8,1 – 11,1); Giovanni e proclamazione di Gesù (11,2 – 14,12); Identità di Gesù e di Pietro (14,13 -16,20); II. Il mistero pasquale di Gesù (Mt 16,21 – 28,20): Dialoghi di Gesù con i discepoli (16,21 – 18,35); Sequela e Tôrāh (19,1 – 20,34); A Gerusalemme: dentro e fuori dal tempio (21,1 – 25,46); Passione, morte e risurrezione (26,1 – 28,20: Passione di Gesù 26,1 – 27,32; Morte e sepoltura di Gesù 27,33-66; Preparazione e incontro con il Risorto 28,1-20).
La Parte terza espone il messaggio teologico (pp. 645-760): la narrazione come teologia, l’intertestualità matteana, la storia degli effetti; seguono il lessico biblico-teologico, la bibliografia ragionata e quella generale, gli indici vari (autori, citazioni bibliche ed extrabibliche, filologico).
Un commentario dal taglio innovativo, con caratteristiche peculiari che ne fanno un ottimo strumento di studio e di consultazione per studenti, docenti e appassionati del testo biblico.
Vangelo secondo Matteo. Nuova versione, introduzione e commento di Franco De Carlo (I libri biblici – Nuovo Testamento 1), Edizioni Paoline, Milano 2016, pp. 768, € 77,00.