Il monaco camaldolese Innocenzo Gargano, a lungo docente di Patrologia al Pontificio Istituto Orientale di Roma e di Storia dell’esegesi dei Padri al Pontificio Istituto Biblico, è un maestro riconosciuto della lettura della Bibbia attuata seguendo il metodo della lectio divina. Una lettura “spirituale” che parte dai risultati esegetici raggiunti con il metodo storico-critico, ma arricchita dell’apporto dell’esegesi spirituale dei Padri e della luce insostituibile proveniente dalla preghiera e spesso anche dal confronto fraterno.
Una lettura orante, che cerca di imparare e accogliere il cuore di Dio nelle sue parole: Disce cor Dei in verbis Dei (Origene). Gargano afferma chiaramente che la sua non è una lettura esegetica, tecnica, ma spirituale, che tende a coinvolgere tutta la persona in un percorso di fede e di apertura accogliente alla proposta di Dio nella sua Parola.
Il Logos vita e luce dell’uomo e del cosmo
Gargano mette a frutto più di vent’anni di scavo spirituale dei testi biblici, in specie del NT. In questo volume egli entra subito in medias res nel testo giovanneo, senza proporre introduzioni o strutture letterarie particolari. Alcune osservazioni introduttorie sono preposte solo ai cc. 18–19 col titolo “La gloria e la passione” (pp. 225-230).
L’autore commenta ogni capitolo in modo distinto, con il testo biblico riportato nella traduzione liturgica ufficiale CEI 2008, ma proponendo varie volte nel corso del commento anche una traduzione personale alternativa. In Gv 1,5, ad es., preferisce la traduzione che rimanda al fatto che le tenebre non hanno accolto la luce (CEI 2008: «non l’hanno vinta»). In Gv 21,15 Gesù risorto chiederebbe a Pietro non tanto un amore più grande «di costoro» (cioè gli altri discepoli) – il che appare un confronto po’ odioso –, ma se lo ama «più di tutte queste cose», cioè la sua vita, i suoi affetti, il suo lavoro, la sua barca, tutto ciò a cui aveva già rinunciato quando si era messo alla sua sequela di Gesù (cf. Lc 5,11 «lasciarono tutto e lo seguirono»).
Nella sua breve Introduzione (pp. 5-6) Gargano si chiede se non si possa condividere l’opinione di chi vede il c. 6 come il centro del Vangelo, e in modo particolare Gv 6,20, attorno al quale girerebbe tutto il resto: «Non temete, io sono [Sono io], non abbiate paura». Nella persona di Gesù si rivela in pienezza la figura di YHWH che aveva rivelato inizialmente a Mosè il proprio nome quale presenza fedele e salvatrice a favore del suo popolo Israele.
Secondo Gargano, il Prologo (Gv 1,1-18) esprimerebbe già in nuce tutto il contenuto esposto nel seguito del Vangelo. Prima dell’“inizio/archē”, che rimanda a Gen 1,1, per Giovanni c’è il Logos.
L’evangelista sceglie una categoria greca e non ebraica, per esprimere il fatto che la parola di Dio, il suo progetto globale, comprende la vita intima d’amore di Dio Padre col Figlio da sempre con lui, e Dio con lui, nell’intimità amorosa dello Spirito Santo. L’Amante, l’Amato, l’Amore, avrebbe poi detto Agostino.
Il logos interno, presente nella mente del Padre (logos diathetos nel linguaggio patristico) si esterna poi nel logos prophorikos. Il Figlio resta nel Padre nel momento stesso in cui però si esterna, esce allo scoperto per rivelare Dio Padre agli uomini.
Nel Figlio-Vita viene creato il mondo. Egli è la vita, quindi la luce del mondo creato. La Lettera agli Efesini esprime splendidamente questo mistero (cf. Ef 1,3-7).
Torah, Salmi e Profeti aperti al Figlio Incarnato
Dopo essersi rivelato nella storia di Israele, nella liberazione, nel dono della Torah, nella presenza del suo nome nel tempio, Dio Padre si rivela ora in pienezza nel Figlio.
Giovanni Battista riassume in sé tutto il patrimonio spirituale di Israele che però non deve chiudersi in se stesso ma portare all’accoglienza del Figlio, rivelatore ultimo e perfetto del Padre. Il Battista, il Precursore, riassume tutta la ricchezza della Torah, dei Profeti e dei Salmi che ha preceduto l’incarnazione del Logos.
Il Figlio è il punto di arrivo della legge di Mosè, di tutti i typoi – eventi e persone – e delle profezie che lo hanno preceduto e sono presenti nell’AT. Il Battista/Precursore è testimone della luce e rimanda al Figlio incarnato, da accogliere con fede. Chi si chiude rimane nelle tenebre e non accoglie la luce.
Al rifiuto della luce attuato dagli uomini, il Padre reagisce però non con la condanna, ma realizzando il piano originale con l’offerta dello svuotamento del Figlio nell’incarnazione (Gv 1,14). Chi crede in lui ha la possibilità di passare dall’essere immagine di Dio ad essere sua somiglianza. Può così passare dalla potenzialità di diventare figlio di Dio alla piena ed effettiva realizzazione della somiglianza con Dio. È un cammino che si compie nella fede e non certo grazie al compimento di opere proprie dell’uomo.
Fede nell’abisso. Il funzionario regio
Nella prima parte del Vangelo di Giovanni sono presentate le diverse manifestazioni di Gesù a personaggi di religione e di condizioni antropologiche totalmente diverse. Giovanni descrive accuratamente la risposta positiva o negativa da loro offerta alla rivelazione che Gesù fa di se stesso con segni e parole.
Esemplare del cammino di fede in Gesù a cui è chiamato ogni uomo è quello compiuto dal funzionario regio, pagano, residente a Cafarnao. Salito a Nazaret, egli chiede a Gesù che scenda a Cafarnao e guarisca il figlio malato (cf. Gv 4,46-54).
Il funzionario compie un percorso che è quello della lectio divina: un cammino d’amore che fa passare dalla religione alla fede, andando oltre la curiosità dei miracoli e dei segni. Da Nazaret egli ridiscende nell’abisso di Cafarnao fidandosi solo della parola di Gesù che lo precede e lo avvolge con la guarigione avvenuta nell’ora – la settima – nella quale Gesù si avvia al suo innalzamento paradossalmente glorioso sulla croce (cf. Gv 19,14ss).
Ecco un esempio di lettura spirituale compiuta a questo punto da Gargano: «… che cosa ha percepito nel cuore l’ufficiale regio? Non la risposta a una ricerca di autoaffermazione o realizzazione, ma la richiesta di uno spogliamento, fino a scendere nella fragilità massima del suo bambino e, arrivando a quella profondità, scoprire che Gesù lo aveva preceduto proprio lì. Infatti, l’autenticità del nostro rapporto con Dio sta proprio nella condivisione della sua discesa agli inferi, che è sempre accompagnata da una gioia grandissima, perché scendere significa paradossalmente salire e perché scendendo nei tuoi limiti ti accorgi che più limitato di te si è fatto lui, il Signore della vita! Questo è l’itinerario della fede. Le esperienze dei grandi mistici hanno in comune proprio questo. E si tratta della spogliazione progressiva di ogni forma religiosa, per potersi aprire sempre più alla fede» (p. 77).
Contemplare la gloria
Per Gargano «tutto il Vangelo di Giovanni può essere considerato un itinerario che orienta verso la contemplazione della gloria, che si manifesta in modo paradossale in colui che hanno trafitto (cf. Gv 19,37; Zc 10)» (p. 17).
Non si deve però opporre il dono della Torah al dono del Figlio Unigenito. La difficile espressione «charin anti charitos» di Gv 1,16 non va intesa per Gargano in senso sostitutivo, come fecero molti Padri e la Chiesa fino al concilio Vaticano II, ma nel senso che dopo una grazia ne venne un’altra. Personalmente penso, invece, alla grazia offerta dal Padre nel Figlio al posto del dono offerto nella Torah (questo significa propriamente la preposizione greca anti). La grazia rappresentata dalla rivelazione del Figlio abbraccia e comprende il dono della Torah fatto in precedenza. Il Figlio è la grazia della verità, la grazia che porta alla verità.
Il volume offerto da Gargano è ricco di suggestioni bibliche, patristiche e spirituali, esito di una lunghissima frequentazione orante delle Scritture, da gustare come luce e vita proposta al cammino di ogni uomo che da immagine di Dio accetti e scelga liberamente di diventare piena somiglianza sua, figlio di Dio (teknon Theou) nel Figlio unigenito (monogenēs hyios; cf. Gv 1,17 così CEI 2008; il testo critico NA28 sceglie invece la lezione monogenēs theos, l’Unigenito Dio).
Innocenzo Gargano, Lectio divina sul Vangelo di Giovanni, EDB, Bologna 2020, pp. 304, € 32,00.