Si dovrebbe applaudire durante la messa? Le risposte a questa domanda spesso variano tra loro ampiamente. Nell’intervista a Katholisch.de, Stephan Wahle, docente di studi liturgici presso la facoltà teologica di Paderborn, spiega perché applaudire in chiesa crea pareri discordanti e quale può essere un modo corretto di trattare l’argomento.
- Prof. Wahle, le opinioni divergono riguardo all’applauso durante la messa: alcuni lo condannano con veemenza, altri ne sono grandi sostenitori. Perché questo argomento ha il capacità di polarizzare?
Ciò dipende da come si intende che cos’è propriamente la liturgia. Se si mette in primo piano il fatto che la liturgia è un evento sacro che riguarda la venerazione di Dio, l’adorazione o il rimanere in silenzio alla sua presenza, allora l’applauso non rientra in questo concetto. Coloro che pongono questa enfasi si chiedono come un gesto così umano quale l’applaudire possa servire alla gloria di Dio.
Altri sottolineano che la liturgia è soprattutto un incontro tra Dio e l’uomo, in cui l’uomo partecipa attivamente con tutti i suoi sensi e può così sentire la vicinanza e il suo affetto verso di lui. E se è il caso, questa partecipazione attiva alla messa può anche esprimersi corporalmente, ad esempio, applaudendo al momento opportuno. La polarizzazione menzionata è fortemente correlata con ciò che fondamentalmente si intende per funzione e scopo del servizio divino.
- Esiste una tradizione liturgica o un rituale che prevede l’applauso?
Nei libri liturgici e nelle loro istruzioni circa il modo di agire, nelle rubriche, in realtà non c’è alcuna indicazione che si debba applaudire in un momento determinato. Ma ci sono anche tradizioni liturgiche che valgono come una legge non scritta in particolari comunità o situazioni. In passato, una partecipazione corporale faceva certamente parte della celebrazione cultuale, che poteva esprimersi in diversi modi e forse anche con l’applauso. A questo scopo non c’era bisogno di una rubrica.
- Potrebbe anche essere una questione culturale, come la danza nelle celebrazioni liturgiche in Africa, ciò che non esiste nell’Europa centrale.
Battere i piedi per terra è qualcosa che è ovvio nella liturgia dei paesi africani perché crea un collegamento tra il cielo e la terra e quindi coinvolge i propri antenati nell’atto di culto. Esiste una varietà molto ampia di motivi culturali nel modo in cui l’evento liturgico, l’incontro con Dio e con gli altri è facilmente comprensibile.
La nostra cultura tedesca è più calma. Per questo abbiamo l’impressione che l’adorazione dovrebbe essere qualcosa di silenzioso e sublime. Nella nostra mentalità, molti interpretano lo spettacolo sacro della liturgia come edificante e calmo, mentre altre tradizioni e culture esprimono la stessa cosa mostrando una gioia esuberante – per esempio applaudendo.
- Lei riesce a capire le persone che si pronunciano contro l’applauso durante la messa perché ritengono che disturbi?
Lo capisco perfettamente. Anche se sono contrario ai divieti generali sul problema dell’applauso, ma ci sono momenti nell’anno liturgico, come la Quaresima o il Venerdì Santo, in cui dovrebbe essere ovvio non applaudire. Tuttavia, sono scettico se si considera la messa come un evento per sé così sacro con cui l’applauso non ha niente a che fare. Ogni persona dovrebbe essere giudicata in base alla sua specifica religiosità, ma da essa non si può dedurre alcun pro o contro generale.
- Negli anni Novanta, il card. Meisner cercò di vietare ai fedeli di applaudire nella cattedrale di Colonia. Ma la gente ha continuato comunque a farlo.
Ricordo una messa di Natale in cui un’ottima omelia descrisse tutto in modo così appropriato da creare un’atmosfera tale nell’aula da indurre i fedeli spontaneamente ad applaudire Non avevo mai sperimentato nulla di simile prima e da allora non ho più sentito una predica di Natale così armoniosa. In qualche modo questo sentimento dovette esprimersi all’esterno e la gente applaudì perché si adattava alla situazione. Una cosa del genere non si può impedire. Perché esprimeva un consenso con quanto era stato appena detto, una specie di acclamazione. Del resto, questo è un elemento liturgico antico: i fedeli acclamano e acconsentono quanto espresso nell’evento liturgico. L’applauso può avere una funzione del genere.
- A volte, l’applauso durante la messa ha anche una specie di funzione ritualizzata, ad esempio, quando, alla fine della celebrazione, le persone vengono ringraziate per la bella musica o per la preparazione della festa parrocchiale.
L’ho osservato anch’io. Infatti, ci si sente quasi obbligati ad applaudire per gratitudine o per esprimere approvazione. In questo caso, applaudire non è più un’espressione spontanea nell’evento liturgico, ma un atto convenzionale. Se questo diventa routine e ci si sente addirittura in dovere di applaudire, posso capire le critiche al riguardo. Dal resto, ciò avviene di solito non solo alla fine della messa, ma anche all’inizio, ad esempio quando vengono presentati i concelebranti. Ma quando, alla fine della celebrazione, l’organista esegue un magnifico pezzo d’organo, senza forse che nessuno se l’aspetti, l’applauso esplode come ringraziamento per la consonanza con l’esecuzione organistica, a mio avviso ciò è giustificato.
- Forse l’applauso in sintonia con la musica nella liturgia – penso ad esempio ai cori gospel – deve distinguersi da altre forme?
Assolutamente. Ci sono salmi, come il 47, che invitano la gente ad applaudire per la gloria di Dio. Ci sono canti appropriati che collocano questo nella Bibbia. Ma l’applauso si verifica anche in determinati generi musicali o sono attività nell’ambito della liturgia dei bambini e dei giovani. Lì c’è un’espressione di partecipazione in senso olistico.
- Mi è capitato di essere presente a una messa in cui alla fine ci sono stati degli applausi come ringraziamento per la musica, ma questo non andava bene al sacerdote celebrante. Perciò egli sinteticamente prima che iniziassero gli applausi disse: «Adesso facciamo tutti un applauso alla Vergine Maria». Il sacerdote ha voluto così dare al gesto di gioia e di gratitudine un senso religioso. Cosa ne pensa?
Se non si consente che, nella messa, ci sia anche un’esperienza di incontro salutare reciproco, si trascura un aspetto importante della liturgia. Naturalmente celebriamo la liturgia come ringraziamento per l’opera redentrice di Gesù Cristo e nell’incontro vivo con Lui. Ma questo incontro con Dio mira a rendere l’uomo felice e prospero. E questo aspetto può essere vissuto anche nell’incontro vivo con il prossimo con cui si condivide la propria fede. Posso anche vedere una traccia di Dio nella musica e nel canto in qualunque modo. Se si capisce questo, non si dovrà compiere alla fine una giravolta sacra e dire in modo un po’ legnoso, ora facciamo un applauso in onore della Madre di Dio o del Bambino Gesù.
- Ha una specie di regola generale su come comportarsi per l’applauso durante la messa?
Ogni comunità dovrebbe cercare di sviluppare una propria cultura della celebrazione liturgica. Nelle nostre comunità ecclesiali parliamo troppo poco del modo in cui celebriamo la liturgia. Spesso c’è una routine e non pensiamo più a come celebrare in modo coerente la liturgia – così che, da un lato, la gente possa riconoscersi in essa, ma, allo stesso tempo, che il messaggio di Gesù Cristo venga trasmesso in maniera tale da diventare un’esperienza religiosa. In questo contesto, ci si può chiedere se applaudire sia diventato un luogo comune nella messa in cui non è necessariamente appropriato.
Trovo difficili delle direttive generali o linee-guida liturgiche comuni che sono generalmente destinate alla Chiesa universale. Infatti, la liturgia è sempre appropriata nella rispettiva cultura e ci sono anche quegli avvenimenti unici di cui abbiamo parlato che giustamente inducono all’acclamazione.
Ma esiste anche il contrario: situazioni spirituali intense nella liturgia in cui semplicemente non si può applaudire perché tutto è avvolto nel silenzio spirituale. Ad esempio, quando i presenti sono così toccati da un brano musicale da rimanere in un lungo silenzio. Se anche dovesse esplodere spontanea la gioia, non si deve assolutamente reprimerla, ma in questo caso bisogna considerare l’applauso come un grande momento della liturgia.
- Dal sito Katholisch.de, 6 Ottobre 2023
Se solo si potesse iniziare a pensare seriamente alla “libertà” dell’espressione liturgica e non all’imposizione di stili, riti, cose da fare e da dire… Se solo si studiasse seriamente il perché di certi modi sviluppati nel tempo per esprimere ciò che la liturgia comunica e fa vivere, se ne troverebbero altri. Allora non ci si fermerebbe a discutere su un gesto tanto semplice come l’applauso (il battito delle mani accompagna quasi tutti i canti delle nostre liturgie in Mozambico!)! I problemi liturgici sono ben altri: come l’incomunicabilità dei gesti e riti, l’incomprensibilità di ciò che non comunica ormai più e per essere capito deve continuamente essere spiegato (vedi certe introduzioni che si preparano per le varie parti della messa).
Gli applausi in chiesa mi fanno stare male.
Si potrebbe pensare a inserire nella messa, ma dovrebbe occuparsene il dicastero competente, un momento specificatamente dedicato agli applausi, ai fischi e ai cori da stadio.
Sono tutte espressioni di una spontaneità popolare difficile da reprimere e che, quindi, va assolutamente recepita.