Il canto liturgico nella Chiesa ortodossa russa

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Si è tenuto a Mosca il 2° congresso internazionale di reggenti e cantori della Chiesa russa ortodossa. Il discorso del patriarca Kirill.

Il 24 ottobre scorso il patriarca Kirill di Mosca ha presieduto la cerimonia di apertura del 2° congresso internazionale di reggenti e cantori della Chiesa russa ortodossa, tenutosi nella sala della chiesa cattedrale di Cristo Salvatore. Hanno partecipato musicisti e teologi non solo dalla Russia ma anche da vari paesi a significativa presenza cristiana ortodossa russa.

Nel discorso di apertura il patriarca ha manifestato tutta l’importanza che la musica e il canto rivestono nella liturgia delle chiese ortodosse.

«Il canto della Chiesa è la ricchezza che dobbiamo proteggere e accrescere», con queste parole il patriarca Kirill ha accolto i partecipanti al congresso ricordando l’enorme impatto emotivo che la musica e il canto hanno sui fedeli. La bellezza del canto – secondo il patriarca – accompagna l’adorazione spirituale dei misteri e comunica il senso delle Scritture, ha una potente valenza missionaria.

Chi dirige e canta nella liturgia è in grado di influenzare fortemente i sentimenti “estetici” umani, ossia le sensazioni e le percezioni del divino. Perché «il nucleo della vita cristiana è principalmente nella divina liturgia».

Canto e ministero

Il patriarca ha poi tracciato conseguenze e indicazioni di carattere pastorale, non senza aver ricordato gli ostacoli che, anche in fatto di musica e di canto sacro, la Chiesa di Russia ha vissuto nel lungo tempo di governo sovietico. Una particolare memoria, in tal senso, è stata dedicata al musicista Pavel Chesnokov, citato tra i grandi compositori di musica sacra ortodossa, con Ciajkovskij, Rachmaninov e Taneyev, creatore di opere spirituali di straordinaria bellezza: autore che non ha potuto esprimersi, nel tempo sovietico, secondo le sue grandi potenzialità.

Congresso cantori Chiesa orotodossa russaKirill non ha nascosto i problemi che, da quel passato, affliggono il canto sacro nelle chiese, non tanto nelle grandi cattedrali e nelle principali feste liturgiche a cui partecipa il patriarca, quanto nelle parrocchie e nelle piccole chiese di ogni dove, specie se lontane dai principali centri. «Si canta nei templi sia grandi che piccoli, urbani e rurali».

La costatazione, portata quindi tra le righe del discorso, è che la preparazione è in genere buona dal lato musicale professionale quando sostenuta da un’adeguata retribuzione, ma non altrettanto dal lato della formazione teologica e dell’attitudine all’evangelizzazione di fedeli laici che abbisognano di «catechesi primaria».

La raccomandazione del patriarca ai vescovi e ai sacerdoti in cura d’anime è perciò di garantire un buon servizio non solo nelle cattedrali e nelle grandi circostanze, ma anche nelle parrocchie e nei piccoli centri. Per questo ha dato alcune indicazioni.

Ha innanzi tutto dichiarato una grande considerazione per il compito dei reggenti (responsabili), uomini e donne, coi loro cori, parimenti costituiti da uomini e donne, assimilandolo a un vero e proprio ministero sacerdotale: «quelli che guidano e cantano ricordino che la loro opera ha significato di predicazione di Cristo, un valore che non dovrebbe essere diminuito in alcun modo».

Ha quindi incoraggiato a un maggior impegno di formazione e di organizzazione, sostenuto da un adeguato investimento finanziario, con corsi e scambi di competenze tra figure dei cori maggiori delle chiese dei centri urbani e cori minori delle chiese dei centri rurali. L’obiettivo è giungere a disporre di almeno una o due o tre persone musicalmente preparate e dignitosamente retribuite, oltre che teologicamente formate, in ogni parrocchia, al fine di raggiungere e mantenere livelli consoni alla rilevanza del compito o ministero del canto liturgico. «Sostegno reale e assistenza a reggenti, salmisti e cantori, fanno parte degli impegni fondamentali della Chiesa».

In tempi in cui si levano lamenti sulla poesia e sul canto liturgico, il discorso del patriarca e il congresso dei musicisti ortodossi russi possono forse stimolare nuovi investimenti di interesse e piste di ricerca musicale nella liturgia anche in ambito cattolico.

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