Incredibile bellezza

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volto gesù

Ho la fortuna di ascoltare spesso delle buone omelie, ma domenica scorsa ho ascoltato la migliore che abbia sentito in tutto l’anno.

La lettura del Vangelo concludeva il cosiddetto discorso del «Pane di Vita» tratto dal sesto capitolo del Vangelo di Giovanni. I passi che abbiamo ascoltato nelle ultime cinque settimane interrompono la lettura del Vangelo di Marco che caratterizza le altre domeniche dell’Anno B. In questi testi, Gesù afferma di essere il pane della vita disceso dal cielo e che nessuno può giungere al Padre se non mangiando la sua carne e bevendo il suo sangue.

La scorsa domenica, molti discepoli ne hanno avuto abbastanza: «Molti dei discepoli di Gesù che stavano ascoltando dissero: “Questa parola è dura, chi può ascoltarla?”».

L’omileta ha sottolineato che noi moderni riteniamo che i discepoli scettici fossero sconvolti dall’affermazione di Gesù di essere venuto dal cielo, quando essi sapevano bene che era di Nazareth; oppure dalle ipotesi di cannibalismo ventilate dalle parole del Signore. Il problema più profondo, ha suggerito il sacerdote, potrebbe essere invece la difficoltà di credere che Dio voglia davvero condividere la sua vita con noi.

Il problema nel seguire Cristo, quindi, non è che il cammino a cui chiama i suoi discepoli sia troppo difficile. Il problema è che facciamo fatica a credere che Dio sia così innamorato di noi, che il suo amore sia così meraviglioso e onnicomprensivo, che Colui che è consapevole di tutti i nostri fallimenti e dei nostri segreti più oscuri ci trovi ancora amabili, che voglia ancora condividere la sua stessa vita, la vita dell’amore trinitario, con noi.

I cattolici negli USA hanno da tempo fatto una riduzione non cattolica della religione a etica. Non è una caricatura dire che i cattolici liberali tendono a ridurre il Vangelo alla ricerca della giustizia sociale, e i cattolici conservatori riducono spesso il Vangelo alla purezza sessuale. Entrambe le prospettive servono a definire una cultura o una sottocultura cattolica, ma nessuna delle due è l’essenza del kerigma.

Una delle intuizioni chiave del compianto teologo svizzero Hans Urs von Balthasar è che l’integralismo cristiano e il progressismo cristiano concepiscono entrambi in modo errato il rapporto tra grazia e natura, trasformandolo in qualcosa che può essere facilmente gestito dagli uomini. I progetti politici ed ecclesiastici che ne derivano riguardano il potere mondano. Ma l’unico «potere» che la Chiesa cristiana può rivendicare è la croce.

In altre parole, la fede cristiana non si basa su ciò che facciamo noi. Si basa su ciò che Dio fa. L’ostacolo alla fede non è che la vita cristiana sia troppo difficile. È che la promessa cristiana è troppo grande.

Mentre il sacerdote predicava, mi è venuto in mente un incontro videoregistrato che il defunto mons. Lorenzo Albacete ebbe con un piccolo gruppo di cattolici appartenenti a Comunione e Liberazione. Al 53° minuto gli viene posta la domanda: «Perché Dio ha creato i dinosauri?». E la risposta ricorda il mistero dell’amore infinito di Dio.

La nostra incredulità potrebbe dunque non essere dovuta al fatto che il Vangelo è difficile, o troppo esigente, o troppo restrittivo. Ciò che Gesù ha detto – e dice tuttora – è «duro» per noi perché è troppo grande e meraviglioso.

Micheal Sean Winters è notista politico del National Catholic Reporter (cf. suo profilo). Il testo è stato pubblicato nella rubrica settimanale «Until next Tuesday» (qui l’originale inglese).

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4 Commenti

  1. Roberto Caristi 9 settembre 2024
  2. Giuseppe 30 agosto 2024
  3. Camilla 30 agosto 2024
  4. Aldo Ciaralli 28 agosto 2024

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