La Fraternità sacerdotale di san Pio X (lefebvriani) è ormai ai margini anche del mondo dei tradizionalisti cattolici. La sua breve risposta alla lettera apostolica di papa Francesco, Desiderio desideravi, e al precedente motu proprio Traditionis custodes, va comunque rilevata. E archiviata.
Datata 5 luglio, la nota accenna solo tre temi.
Il primo è il rapporto della liturgia con la teologia: «il nuovo rito è l’espressione della nuova teologia del concilio. Questo punto è facile da ammettere, ma è proprio il nocciolo della questione. Il papa afferma ancora – sempre nello stesso numero (31) – di essere sorpreso che «un cattolico possa presumere» di non riconoscere la validità del concilio.
Se si tratta di dire che il concilio Vaticano II è stato legittimamente convocato, non c’è problema, ma se si stratta di ammettere – come affermava Paolo VI in una lettera indirizzata a mons. Marcel Lefebvre il 29 giugno 1975 – che questo concilio «non è meno autorevole ed è anche per certi aspetti più importante di quello di Nicea», è impossibile. Come può un concilio “pastorale”, che ha rifiutato ogni insegnamento infallibile e insegnato novità incompatibili con la tradizione, avere una simile pretesa? Qui sta la questione».
Il concilio o la setta
Ecco il n. 31 della lettera papale: «Se la liturgia è “il culmine verso cui tendere l’azione della Chiesa e, al tempo stesso, la fonte da cui promana tutta la sua energia” (SC 10) comprendiamo bene che cosa è in gioco nella questione liturgica. Sarebbe banale leggere le tensioni, purtroppo presenti attorno alla celebrazione, come una semplice divergenza tra diverse sensibilità nei confronti di una forma rituale. La problematica è anzitutto ecclesiologica.
Non vedo come si possa dire di riconoscere la validità del concilio – anche se un po’ mi stupisce che un cattolico possa presumere di non farlo – e non accogliere la forma liturgica nata dalla Sacrosanctum concilium, che esprime la realtà della liturgia in intima connessione con la visione di Chiesa mirabilmente descritta nella Lumen gentium. Per questo – come ho spiegato nella lettera inviata a tutti i vescovi – ho sentito il dovere di affermare che “i libri liturgici promulgati dai santi pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, in conformità ai decreti del concilio Vaticano II, sono l’unica espressione della lex orandi del rito romano” (motu proprio Traditiones custodes, art. 1)».
Il secondo punto sollevato dai lefebvriani riguarda la partecipazione attiva dei fedeli. Invocando la distinzione fra “potenza attiva” (il fare) e “potenza passiva” (l’accogliere), essi identificano l’unica attività dei fedeli nella passiva assistenza al sacerdote. La vetustà della lingua e la stereotipicità dei gesti permettono al sacerdote di aprire il mistero ai fedeli.
Al n. 25 di Desiderio desideravi il papa accenna alla «fumosa espressione “senso del mistero”», parlando piuttosto di “stupore”. «Esso non è una sorta di smarrimento di fronte a una realtà oscura o a un rito enigmatico, ma è, al contrario, la meraviglia per il fatto che il piano salvifico di Dio ci è stato rivelato nella Pasqua di Gesù (Ef 1,3-14) la cui efficacia continua a raggiungerci nella celebrazione dei “misteri” ovvero nei sacramenti. Resta pur vero che la pienezza della rivelazione ha, rispetto alla nostra finitezza umana, una eccedenza che ci trascende e che avrà il suo compimento alla fine dei tempi quando il Signore tornerà».
Diecimila fedeli senza prete sono niente
Terzo appunto dei lefebvriani: la centralità assoluta del prete. Solo lui, ha “la potenza attiva” di introdurre al mistero. «Diecimila fedeli senza il sacerdote non sono niente nell’ordine liturgico, a parte il caso del matrimonio. Ma un solo sacerdote celebra con tutta la Chiesa».
Il testo del papa, che sviluppa molto l’indirizzo formativo alla liturgia, colloca sempre il prete dentro l’assemblea, pur con la sua specificità. È l’assemblea celebrante il luogo dove si “impara” il senso del celebrare e si fa esperienza della presenza del Cristo.
«Il presbitero vive la sua tipica partecipazione alla celebrazione in forza del dono ricevuto nel sacramento dell’ordine: tale tipicità si esprime proprio nella presidenza. Come tutti gli uffici che è chiamato a svolgere, non si tratta primariamente di un compito assegnato dalla comunità, quanto piuttosto, dalla conseguenza dell’effusione dello Spirito Santo ricevuta nell’ordinazione che lo abilita a tale compito. Anche il presbitero viene formato dal suo presiedere l’assemblea che celebra» (n. 56).
Per i lefebvriani, la lettera papale «suona come un riconoscimento del fallimento che deve sembrare amarissimo in quanto la messa tradizionale occupa sempre più spazio ed è diventata essenziale, il che esaspera il papa regnante, come ha lamentato nell’omelia della messa del 29 giugno: “per favore, non cadiamo nel ritorno all’indietro, in questo arretramento della Chiesa che va di moda oggi”».
Il papa così definisce le sue attese: «Vorrei che la bellezza del celebrare cristiano, e delle sue necessarie conseguenze nella vita della Chiesa, non venisse deturpata da una superficiale e riduttiva comprensione del suo valore o, ancora peggio, da una sua strumentalizzazione a servizio di una qualche visione ideologica, qualunque essa sia. La preghiera sacerdotale di Gesù nell’ultima cena perché tutti siano una cosa sola (Gv 17,21) giudica ogni nostra divisione attorno al pane spezzato, sacramento di pietà, segno di unità, vincolo di carità» (n. 16).
La cartina di tornasole sono i seminari: contate i seminaristi (cioè i sacerdoti di domani) che sono nella Fraternità San Pio X e nelle altre Fraternità tradizionali e contate i seminaristi nei seminari diocesani: li troverete la vera differenza!
c’è da dire che i seminari tradizionali raccolgono seminaristi da tutto il mondo e le realtà come la FSSPX e le sue figlie sono nate con l’obbiettivo di formare preti, quindi sono naturalmente portate alla ricerca e allo sviluppo di vocazioni
poi sicuramente anche il tipo di spiritualità che punta tanto sul ruolo del sacerdote come ‘attore e mediatore del sacro’ aiuta
insomma, non è tutto oro quel che luccica ma qualcosa si può imparare
La Fraternità di San Pio X conta In Italia 4 priorati, 16 cappelle ed 1 centro di ritiro e in Francia 44 priorati,109 cappelle, 47 scuole, 4 centri di ritiro (fonte sito Fraternità di San Pio X). Ben poca cosa rispetto alla situazione della chiesa cattolica non tradizionalista sia in Francia che in Italia, che conta migliaia di parrocchie. Si pensi che lo scalcintato clero italiano con tutti i problemi e i limiti, che esso ha, porta a messa tutte le domeniche circa 7 milioni di persone. Certo la chiesa cattolica non tradizionalista è minoranza, ma mai come i tradizionalisti. Se fosse vero che la chiesa è decadente perchè è modernista allora tutti quelli che non vanno alla messa di San Paolo VI andrebbero alla messa tradizionalista e invece non vanno nè all’una e nè all’altra.
C’è da dire che il clero normale ha una rete capillare di diffusione sul territorio, che la Fraternità non ha e per ora non è in grado di creare
Molta gente non ha nemmeno idea che esista ancora la Messa di prima del Concilio
Per il resto varie voci dicono che la FSSPX negli ultimi anni abbiamo aumentato i fedeli del 400%.
Dalla mia esperienza personale relativa all’osservazione della cappella di Silea posso dire che se questa cifra è gonfiata essi hanno avuto comunque un forte incremento (vi erano alcuni mesi fa per la prima Messa della mattina più macchine, minimo il triplo, di quante ve ne erano nel 2014 per la festa della cappella che radunava fedeli da tutto il Veneto e circa 150 persone. E dopo vi era anche un’altra Messa)
Ovviamente non tutti quelli che sono affluiti da loro lo fanno per un tradizionalismo o un amore per la Messa Tradizionale, ma spesso per protesta contro quello che percepiscono come un tradimento e un abbandono da parte della Chiesa durante la pandemia
La scomunica non andava tolta.
La scomunica rappresentava un ostacolo a un dialogo che 15 anni fa sembrava tutto in discesa, con la Fraternità che si rivolgeva ai dicasteri romani per varie questioni (come le confessioni e i matrimoni) e si mostrava aperta a collaborare con i vescovi locali. La remissione della scomunica aveva accelerato questo processo, forse anche troppo, finendo per causare frizioni all’interno del gruppo che hanno compromesso l’accordo con la Sede Apostolica. Anche il papa ha detto che sono “cattolici in cammino verso la piena comunione” e ha sempre cercato di farli sentire parte della Chiesa.
Io credo che i cattolici dovrebbero essere tali: universali.
Ora nella Chiesa universale sono presenti molteplici realtà non tutte di rito romano.
Abbiamo Chiese di rito bizantino, melchita etc.
Non ci sarebbe niente di male a riconoscere l’esistenza di un rito romano antico o tradizionale.
Questo deliberato tentativo di distruggere il passato è incomprensibile.
Cosa c’è di così scandaloso nella messa tridentina?
In cosa è sbagliata?
Veicola una idea erronea di Chiesa?
Allora quella idea sbagliata l’hanno avuta tutti fino a poco più di cinquant’anni fa.
Tutti.
Nessuno aveva capito niente della Chiesa.
San Francesco, don Bosco, San Filippo Neri.
Tutti tradizionalisti bacchettoni superficiali e formalisti.
Ma se uno vuole partecipare alla vecchia messa che fastidio vi dà?
Ma lasciate pregare le persone come vogliono.
Qua mi pare che tutto è ammesso tranne ciò che è sempre stato cattolico.
Proprio non capisco.
Mi sono riconvertita circa un anno fà e mi sono accorta presto che nel rito “moderno” vi era qualcosa che non andava. Ho visto gente fare ballettini in chiesa e dire esersie incredibili come per esempio che la via che porta al Paradiso non è stretta (come scritto nei Vangeli) ma larga (come ben portare alla perdizione i fedeli). Nessuno parla più di Inferno e Purgatorio perchè per certi Sacerdoti non esistono (ho avuto un confronto diretto con quello che era il nostro Sacerdote). Dopo tutto questo, mi sono allontanata da tutti i modernisti e con difficoltà (vi sono pochi posti dove esiste veramente Dio) ho trovato un posto dove accostarmi alla Messa Tridentina e ringrazio Dio per questo dono dopo quello della conversione. L’Eucarestia si prende sulla lingua e in ginocchio per rispetto a Nostro Signore Gesù Cristo e al suo Sacrificio. E’ sacrilego prenderla sulle nostre mani sporche e non consacrate!
E’ sacrilego prenderla sulle nostre mani sporche e non consacrate.
Letteralmente per 1000 anni i cristiani hanno preso la Comunione solo sulle mani: erano tutti sacrileghi?
Certe Chiese, come quella assira dell’Oriente, non hanno mai cessato questa prassi, dando centralità ad altri aspetti come quella del riceverla da un altro come Dono che fa la Comunità e la Chiesa.
Che per 1000 anni la Comunione sia stata data sulle mani è da dimostrare. Oggi va di moda affermare con questa aria di certezza ogni cosa che possa sminuire l’autorità della Chiesa medievale
Ci sono le Omelie Mistagogiche di San Cirillo di Gerusalemme (e dei suoi successori, comunque V secolo al massimo) che sono state il principale impulso alla reintroduzione
Altri Padri testimoniano la pratica
https://churchlifejournal.nd.edu/articles/early-christian-communion-in-the-hand/
Allora era sporco anche Ratzinger, il professore di teologia! Che in un suo libro affermava che la lingua non è meno impura delle mani, e che per secoli i fedeli in Cristo hanno preso in mano l’eucaristia. Lei come crede che la prendessero ai tempi di S. Agostino, di S. Ambrogio. Giganti della chiesa…Ora arrivano i criptolefebriani e dicono che prendere l’eucaristia in mano è impuro. Io con le mia mani non uccido, non rubo, non danneggio il prossimo. Ma a volte con la lingua bestemmio Dio, e poi mi confesso. La mia lingua sarebbe meno sporca delle mie mani? Ma mi faccia il piacere…
è stato creato un gruppo tradizionalista, gli ‘Alleati dell’Eucarestia’, che si oppongono alla Comunione sulla mano e nel loro ultimo comunicato scrivono:
‘Intendono rinnovare l’alleanza tra Cielo e Terra: espugnare come in una crociata le parrocchie che crocifiggono i fedeli devoti e sinceri. […] Alleati dell’Eucarestia e del Vangelo nasce quindi con l’intento di risollevare la testa di fronte all’oppressore che impone il sacrilegio della Comunione in mano. […] perché sul trono petrino siede l’attuale amministratore vaticano, che insieme a tanti sacerdoti ci è di scandalo?
sono solo degli estratti, ma il resto del comunicato non è diverso: un coacervo di sedevacantismo, presunzione e incitamento alla violenza (espugnare le parrocchie!?!).
promosso dagli ex vaticanisti Tosatti e Valli…
prepariamoci a questo disturbatori
‘La Fraternità sacerdotale di san Pio X (lefebvriani) è ormai ai margini anche del mondo dei tradizionalisti cattolici’
in base a cosa fa queste affermazioni? esiste una statistica? tutto il resto dei tradizionalisti ha invece applaudito a ‘desiderio desideravi’?
Se i cattolici stanno diventando una minoranza nella società allora i lefebvriani e i tradizionalisti cattolici erano già prima una sparuta e ridottissima minoranza, che sono molto attivi nel web e nei social media, ma che nella realtà non ha nessuna consistenza e considerazione.
Bisogna ringraziare i lefebvriani e i tradizionalisti cattolici, perchè tengono viva la memoria del Concilio Vaticano II, mentre molti non ne parlano più. L’accanimento verso il Vaticano II fa bene al Vaticano II e ci induce ad applicarlo con maggiore determinazione.
Concordo
In Francia i tradizionalisti in piena comunione in alcune diocesi sono il 2-10% dei praticanti e danno il 20% dei nuovi preti. Non proprio sparuti e ininfluenti
Anche in Italia ci sono fenomeni di crescita, per esempio nella mia zona la FSSPX ha fatto campagna acquisti tra le parrocchie