Lavoro da una quindicina d’anni come collaboratrice del Servizio diocesano per il catecumenato della Diocesi di Padova. Il percorso del catecumenato è un cammino istituito dalla Chiesa, secondo una prassi antica, per coloro che non sono stati battezzati da infanti. Riguarda sia gli adulti che i bambini sopra i sette anni. Ogni anno sono tante le persone che si avvicinano alla fede cristiana e anche in questa ultima Pasqua hanno ricevuto i sacramenti della iniziazione cristiana (battesimo, cresima ed eucaristia) una trentina di adulti e una quarantina di ragazzi.
È davvero una grande grazia poter lavorare in questo ambito.
Si potrebbero raccontare le varie motivazioni che conducono alla ricerca di Cristo, portare le varie testimonianze, ma io mi soffermo ogni volta su un aspetto fondamentale di tutto questo percorso: la sua ritualità. Prima di tutto dobbiamo sottolineare che il libro liturgico di riferimento si intitola: Rito dell’Iniziazione Cristiana degli adulti (RICA). Solitamente un rito riguarda una singola celebrazione, pensiamo al rito del Battesimo, al rito della Penitenza, al rito del Matrimonio. Qui abbiamo un libro rituale che abbraccia almeno due anni: un rito che dura due anni? Una vera anomalia nella Chiesa. Comprendiamo che il testo, come precisa la premessa: «Più che un rito contiene un complesso di riflessioni teologiche, di indicazioni pastorali e azioni liturgiche che vogliono sostenere e guidare l’itinerario alla vita cristiana nella Chiesa …». Vi è la necessità di una seria evangelizzazione, di un coinvolgimento della parrocchia, della testimonianza dei catechisti e dei garanti, ma seguendo questo testo comprendiamo che alla fine quello fa di una persona un catecumeno è un’azione liturgica precisa, il Rito di ammissione al catecumenato. E così via con tutti gli altri Riti: unzioni, elezione, scrutini, consegne, riti preparatori, fino alla Solenne Veglia pasquale.
La Liturgia “fa”. È proprio grazie a questo impegno nel catecumenato che ho compreso ancora di più la preziosità della Liturgia nella nostra vita di Cristiani. Se non c’è un rito, una celebrazione, non avviene il progressivo inserimento della persona nella vita della Chiesa.
La Sacrosanctum Concilium, cioè la Costituzione dogmatica sulla Liturgia del Concilio Vaticano II dice: «La Liturgia è considerata come l’esercizio della funzione sacerdotale di Gesù Cristo… Perciò ogni celebrazione liturgica, in quanto opera di Cristo sacerdote e del suo corpo, che è la Chiesa, è azione sacra per eccellenza, e nessun’altra azione della Chiesa ne uguaglia l’efficacia allo stesso titolo e allo stesso grado» (SC 7).
Nessun’altra azione ne uguaglia l’efficacia: è una frase fortissima che ci dice l’essenzialità dell’atto liturgico. Nessuna catechesi, nessuna lectio divina, nessun incontro con i genitori eguaglia l’efficacia dell’azione liturgica, perché in atto vi è la presenza sacerdotale di Gesù Cristo morto e risorto. Certo, Gesù è accanto a noi in ogni momento della nostra vita, ma nella Liturgia la sua Grazia agisce in maniera speciale perché l’azione liturgica garantisce la funzione sacerdotale di Cristo. È l’opera di Gesù Cristo che agisce, non della Chiesa che parla di lui. Cosicché: «Cristo è sempre presente nella sua Chiesa, e in modo speciale nelle azioni liturgiche… È presente con la sua virtù nei sacramenti, al punto che quando uno battezza è Cristo stesso che battezza. È presente nella sua parola, giacché è lui che parla quando nella Chiesa si legge la sacra Scrittura» (SC 7). È Lui che agisce e fa.
Ecco perché è così essenziale vivere, conoscere, amare e celebrare la Liturgia. Con essa noi diciamo che Gesù Cristo ci precede, che la sua grazia lavora e opera lì dove noi non possiamo arrivare. Altrimenti potremmo credere che sia la nostra sapienza, la nostra carità, la nostra catechesi a edificare la Chiesa. La Chiesa invece la edifica Cristo, per mezzo di noi, ma con la sua grazia in azione nell’atto liturgico, definito sempre dalla Sacrosanctum Concilium fonte e culmine della vita cristiana: «La liturgia è il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e, al tempo stesso, la fonte da cui promana tutta la sua energia. Il lavoro apostolico, infatti, è ordinato a che tutti, diventati figli di Dio mediante la fede e il battesimo, si riuniscano in assemblea, lodino Dio nella Chiesa, prendano parte al sacrificio e alla mensa del Signore» (SC 10).
Ricordo quello che mi disse una volta Joy, una profuga che veniva da un’esperienza terribile di sfruttamento e dolore, dopo il rito di Ammissione al catecumenato: «Tu mi hai parlato di tante cose, mi hai anche spiegato cosa sarebbe successo oggi, ma solo quando sono passata attraverso la porta durante la celebrazione, e sono entrata in Cattedrale con il Vescovo, ho capito che finalmente ero salva». Il rito l’aveva raggiunta nel profondo lì dove né le mie parole né i miei gesti potevano raggiungerla. Per questo sarebbe bello guardare insieme non solo le celebrazioni del Catecumenato, ma anche quelle che viviamo ogni Domenica e che rischiano di sfuggirci come sabbia tra le dita. Comprendere qualcosa della Liturgia per nutrirci profondamente di quanto solo essa può donarci.
Bellissima testimonianza!
Grazie mille!