Le edizioni Cittadella hanno deciso di riproporre, dopo 15 anni, una piccola introduzione alla liturgia di Andrea Grillo e Crispino Valenziano, intitolata L’uomo della liturgia. Per l’occasione Andrea Grillo ha scritto una nuova presentazione, che qui anticipiamo per i lettori. Il testo è stato pubblicato sul blog dell’autore, «Come se non», il 6 giugno 2017.
Presentazione (a L’uomo della liturgia)
Rileggendo a distanza di circa 15 anni questi testi, prima pronunciati a voce e poi sbobinati e trascritti, durante una “tre giorni” per gli amici della FUCI della Università Cattolica di Milano – in una villa ad Affi, prima ancora che il lago e le sue sponde diventassero per me così importanti – tento di dire una parola per ricollocarli nel loro contesto originario e così introdurli più adeguatamente nel tempo di oggi.
Solo 15 anni e pare un secolo
Dal 2002 al 2016, nella Chiesa e nella liturgia, è successo molto, moltissimo. Tre papi: la fase finale, soffertissima, del pontificato di Giovanni Paolo II; il tentativo di restaurazione ecclesiale e liturgica di Benedetto XVI; i primi anni del pontificato profetico e riformatore di Francesco. In liturgia abbiamo vissuto prima il disorientamento, poi il progetto di orientamento ad oriente (o all’indietro); infine abbiamo recuperato la direzione e il passo conciliare, il dialogo col mondo, la relazione tra rito e vita, il valore dell’ecumenismo, il buon senso, il realismo, la parresia ed anche un sano sense of humour.
Ma allora non sapevamo tutto questo: guardavamo al passato e intuivamo solo “per speculum” ciò che doveva aspettarci. Così ne è scaturita, allora, una ricostruzione della storia del Movimento Liturgico e del suo rapporto con la riforma liturgica, insieme ad una lettura del metodo per capire chi è “l’uomo della liturgia” e le possibilità di riprendere, in modo convincente, il progetto conciliare.
Due generazioni “conciliari”
In fondo, riletti oggi, questi testi, scritti da Valenziano e da me, ossia da un uomo che nel 1963 era addetto alla Sala Stampa del Concilio, e di un altro che alla stessa data aveva solo 2 anni, e quindi da due autori con tutte le differenze di esperienza e di cultura che questo spazio di “una generazione” comporta, ebbene ciononostante entrambi questi testi sono la prova di un “bisogno di rilettura e di riappropriazione del Concilio Vaticano II” che era già vivissima 15 anni fa. E che ha dovuto patire tutte le inerzie, le sordità, le tiepidezze e le ingiustizie che dal 2002 sono durate fino a tutto il 2012.
Prima di Francesco, solo pochi mesi prima di lui, già con il primo anniversario conciliare, l’11 ottobre del 2012, l’aria era cambiata. Nonostante il tentativo di imporre una lettura del Concilio mediata, attraverso il parallelismo non ingenuo dell’anno della fede, dal Catechismo della Chiesa cattolica, è stato l’anniversario del Concilio a prevalere e a segnare le menti, le bocche e i cuori. Le menti ricominciavano a ragionare in modo sinodale, le bocche pronunciavano di nuovo parole a lungo censurate, i cuori comprendevano, finalmente, la irreversibilità dei fenomeni e la opportunità di scelte nuove. Da quando l’anniversario conciliare si è messo in modo, è diventato irrefrenabile e ha travolto ogni resistenza.
È sogno o realtà?
Questo libro, dunque, attesta le premesse di ciò che, 15 anni dopo, può diventare realtà pastorale e disegno culturale. Con metodi diversi – apologetico-fondamentali e ermeneutico-poietici – gli autori tentano di restituire al lettore, in tutta la freschezza possibile, le intuizioni migliori che, circa un secolo fa, hanno ridestato l’interesse per la liturgia nel corpo ecclesiale e che sembravano morte e sepolte, quasi oggetto di una “damnatio memoriae”.
Questa “amnesia ecclesiale” sulle condizioni che hanno permesso una esperienza e una prassi liturgica rinnovata richiedono una accurata ricerca. Da un lato la liturgia sembra il luogo “iniziale” di una Riforma della Chiesa che deve essere “ben altro”. Ciò ha reso, non raramente, la riforma liturgica “distratta” da altri livelli di preoccupazione e di priorità ecclesiale. D’altro canto, proprio la liturgia, che ha inaugurata la riforma conciliare, rimane anche il livello più profondo della conversione pastorale richiesta dal Concilio Vaticano II.
Presentimento e memoria
Dopo 15 anni da allora, e con tutta l’acqua che è passata sotto i ponti ecclesiali e culturali, mettendo di nuovo queste pagine sotto gli occhi e rileggendole tutte con cura, vi si trovano i presentimenti di quello che doveva ancora essere, mediati dalla memoria di ciò che era già stato e non doveva essere negato, rimosso e perduto.
Se aiuterà ancora in questo duro esercizio di memoria grata e di attesa emozionata, questo libretto avrà trovato un motivo serio a giustificazione della sua esistenza. Agli amici che lo hanno voluto allora, e che lo rilanciano oggi, va il mio più cordiale ringraziamento.
Savona, 17 dicembre 2016
Finalmente mi è chiaro quando è nato Cristo: 1963 ante Concilium Vaticanum II. La Chiesa è nata nell’anno 0 con il Concilio Vaticano II. Finalmente “l’uomo della liturgia” dialoga col mondo, relaziona rito e vita, dà valore all’ecumenismo, è un uomo buon senso, dotato di realismo, pratica la parresia ed anche un sano sense of humour e se non si perderà per strada alla fine di questo giro della terra, forse delle galassie interstellari, rivolgerà la mente, il cuore e le azioni a Dio. Beh! Preghiamo, ascoltiamo Dio e preghiamo ancora e ritorniamo ad ascoltarLo. Tanto ognuno di noi ricorderà a modo proprio il Concilio vissuto allora. Io c’ero ed avevo molto più di 2 anni.