Questo tempo, dove lo spazio e la sua gestione sono elementi fondamentali per combattere il coronavirus, anche gli spazi liturgici sono chiamati ad una trasformazione del loro uso, così come richiesto nel protocollo stilato il 7 maggio 2020 tra il Governo italiano e la Conferenza episcopale italiana che andrà in vigore il 18 maggio 2020.[1]
Al primo paragrafo del capitolo “altri suggerimenti” si trova la possibilità di celebrazioni all’aperto.[2] Con Modelli di “Chiesa all’aperto” un gruppo di liturgisti e di architetti (Alessio, Grisi, Leto e Tarantelli) propongono quattro soluzioni per svolgere celebrazioni in spazi aperti nel tempo in cui dovremo ancora proteggerci dal virus.
Le celebrazioni all’aperto offrono la possibilità di rispettare le indicazioni spaziali necessarie per garantire la salute di tutti, e anche di non “dividere la comunità” in un numero di messe inversamente proporzionale al numero dei fedeli ammissibili nel luogo di culto.[3]
Celebrare all’aperto
Le celebrazioni all’aperto sono già parte della storia della Chiesa: siamo abituati ad assistere alle celebrazioni eucaristiche sul sagrato della Basilica di San Pietro, così come alle messe delle giornate mondiali della gioventù; inoltre è un’esperienza propria di molti gruppi giovanili. A queste da pochi anni si aggiungono le messe Laudato si’. Nate a seguito dell’enciclica di papa Francesco, le messe Laudato si’ sono celebrazioni eucaristiche che si svolgono nella natura, promosse dai circoli Laudato si’ coordinati dal movimento cattolico mondiale per il clima GCCM.
Ho la fortuna di partecipare alla messa Laudato si’ del circolo di Trastevere a Roma, che si celebra ogni ultima domenica del mese nel giardino di Villa Lante, gentilmente messo a disposizione dalle suore del Sacro Cuore.
Una piccola radura ospita l’altare posto all’ombra di un grande tiglio. L’assemblea si distribuisce intorno alla mensa, lungo il perimetro dell’area verde e si siede sulle panchine già presenti nel giardino o su sedie pieghevoli. La celebrazione della messa segue le regolari indicazioni liturgiche a cui si aggiungono cinque momenti particolari.
Il primo riguarda la lettura di un paragrafo dell’enciclica Laudato si’ all’inizio della celebrazione mediante la voce di una persona dell’assemblea. Il paragrafo dell’enciclica diventa la cornice della celebrazione. Indicata nella newsletter mensile del GCCM, è scelta ponderatamente in base al tempo liturgico e agli accadimenti del tempo presente.
Il secondo riguarda la lettura che precede la liturgia della Parola tratta “dal libro della creazione”. Con questa frase il celebrante invita i fedeli a vivere i successivi dieci minuti in silenzio in contemplazione della creazione che ci circonda. Ogni partecipante può passeggiare nel giardino, fermarsi e contemplare fiori, erba e alberi immergendosi nella creazione e «riconoscere la natura come uno splendido libro nel quale Dio ci parla e ci trasmette qualcosa della sua bellezza e della sua bontà: “Difatti dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si contempla il loro autore” (Sap 13,5) e “la sua eterna potenza e divinità vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le opere da lui compiute” (Rm 1,20)» (LS 12). Il silenzio termina con un breve suono (il battito di mani del celebrante, il rintocco di una campanella) dopo il quale ognuno torna al proprio posto.
La preghiera dei fedeli è il terzo momento che coinvolge in modo spontaneo i presenti che possono esprimere una preghiera o un ringraziamento personale davanti all’assemblea.
Creazione e celebrazione
Il quarto momento si compie all’offertorio, quando il celebrante, insieme al pane e al vino, presenta i frutti e i fiori della terra colti nel giardino poco prima dell’inizio della celebrazione. Con quelli poi vi decora l’altare restituendo a Dio quanto Lui ci ha donato. Quei gigli talmente belli che «neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro» (Mt 6,29) sono oggetto di contemplazione e di gratitudine delle creature verso il loro creatore.
Una volta conclusa la celebrazione liturgica, inizia il quinto momento di convivialità in cui i presenti sono invitati a condividere un tempo per salutarsi e scambiare idee su come «collaborare come strumenti di Dio per la cura della creazione, ognuno con la propria cultura ed esperienza, le proprie iniziative e capacità» (LS 14).
Le messe Laudato si’, grazie alla sacra liturgia, alla condivisione fraterna e al contesto naturale offrono la possibilità di contemplare in uno spazio unico il mistero dell’esistenza umana che «si basa su tre relazioni fondamentali strettamente connesse: la relazione con Dio, quella con il prossimo e quella con la terra» (LS 66).[4] Ci aiutano a non dimenticare «che noi stessi siamo terra (cf. Gen 2,7). Il nostro stesso corpo è costituito dagli elementi del pianeta, la sua aria è quella che ci dà il respiro e la sua acqua ci vivifica e ristora» (LS 2).
Il quinto anniversario dell’enciclica Laudato si’ – domenica 24 maggio – cadrà nel tempo della pandemia, tempo di messe anche all’aperto. Si auspica che questa ricorrenza possa dare avvio ad un percorso congiunto tra vescovi, GCCM, liturgisti, teologi, architetti, per arrivare a suggerire celebrazioni all’aperto nel contesto del creato.
La cura della casa comune chiede a ciascuno di mettere a servizio le proprie capacità nel tempo e nello spazio in cui si trova per collaborare alla creazione. E, se «pensavamo di poter vivere sani in un mondo malato»,[5] il Covid ci ha svelato che ciò non è possibile.
Accogliamo questo tempo ringraziando il creatore, contemplando e curando il giardino[6] che Lui ha realizzato per noi e che – come ricordano santa Ildegarga di Bingen,[7] san Francesco e sant’Ignazio[8] – canta con voce meravigliosa in ogni tempo la lode del Creatore.
- Francesca Giani è architetto (francesca.giani.arch@gmail.com).
[1] Tra le varie accortezze si ricorda l’importanza di lasciare le porte delle chiese aperte, affinché non sia necessario toccare le porte per entrare!
[2] «Ove il luogo di culto non è idoneo al rispetto delle indicazioni del presente protocollo, l’Ordinario del luogo può valutare la possibilità di celebrazioni all’aperto, assicurandone la dignità e il rispetto della normativa sanitaria».
[3] A. Grillo, Protocollo necessario di messe contagiose: per un opportuno discernimento.
[4] F. Rossi De Gasperis – A. Carfagna, Prendi il libro e mangia!, 4 volumi (1998-2003), EDB, Bologna.
[5] Papa Francesco, 27 marzo 2020, momento straordinario di preghiera in tempo di pandemia.
[6] P. Sonnet J.P., “Ogni coppia è un giardino”, in Civiltà Cattolica (Quaderno 4067) 444-454.
[7] G. Della Croce, Scivias. Il nuovo cielo e la nuova terra. Ildegarda di Bingen, Città del Vaticano, LEV 2002; S. Salvadori, Scivias: Viaggio nelle immagini di Hildegard von Bingen, Milano, Skira 2019.
[8] «La sua consolazione più grande era guardare il cielo e le stelle; li contemplava spesso e per lungo tempo, perché da questo gli nasceva dentro un fortissimo impulso a servire nostro Signore» da S. Ignazio di Loyola, Il racconto del pellegrino, § 11.