I vescovi della Calabria indicano la “messa vespertina della vigilia” come la più opportuna per la “notte” di Natale di quest’anno. I riti domestici.
Ai carissimi presbiteri e fedeli tutti delle nostre Chiese di Calabria,
le prossime festività natalizie ci trovano ancora coinvolti in una situazione sanitaria preoccupante e seria. La pandemia, in corso ormai da mesi, ha attraversato quest’anno che volge al termine, scombinando abitudini e mettendo in discussione convinzioni che sembravano ormai radicate in ciascuno, sia livello sociale sia a livello ecclesiale.
Come Chiesa, che vive nella storia e nel tempo, sentiamo di esprimerci a vicenda una prossimità che, attingendo alla fede nel Signore risorto, sia di consolazione e di illuminazione.
Nel contesto dell’attesa della celebrazione del Natale del Signore, noi vostri vescovi avvertiamo la responsabilità di continuare a mantenere vivo il senso autentico dello spirito cristiano. Lo facciamo senza sottrarci alle leggi civili che, in questo contesto pandemico, sono state previste per il bene della collettività. Ma siamo anche ben convinti, che l’obbedienza alle leggi dello Stato come buoni cittadini, possa essere inglobata all’osservanza delle norme liturgiche che, provenienti dalla sapienza e dalla tradizione della Chiesa, ci permettono di viverne pienamente lo spirito, non da meri esecutori di rubriche, bensì con l’inserimento pieno nelle fede vissuta dalla Chiesa.
La liturgia natalizia, che è venuta formandosi nel contesto dell’approfondimento del mistero dell’incarnazione nei grandi concili dei secoli IV-V, rende questo legame ancora più forte e comprensibile.
Il Natale è stato così considerato strettamente legato alla Pasqua, quasi una sua anticipazione, il suo punto di partenza, come afferma la colletta della messa del 5 gennaio: «Dio nella nascita del suo Figlio ha dato mirabile principio alla nostra redenzione».
A partire da queste convinzioni, nella liturgia, il tempo cronologico, scandito da giorni e ore ben determinati, ha una sua valenza simbolica non eludibile e, proprio a partire dalla venuta di Cristo, questo tempo si trasforma in un kairòs, cioè in una speciale grazia.
Alla scuola della Chiesa
La Chiesa, come madre e maestra, per aiutare i fedeli ad entrare meglio nel mistero della nascita di Gesù, nella solennità del Natale ha quattro formulari per la celebrazione eucaristica:
– il primo formulario è quello della messa vespertina nella vigilia, introdotto nel Messale Romano dopo la riforma del concilio ecumenico Vaticano II;
– nel secondo – messa nella notte – si celebra la nascita di Cristo, sole che illumina la notte; il Verbo, generato dal Padre da tutta l’eternità, nasce nel tempo da Maria; il canto degli angeli, che unisce terra e cielo, fa risuonare la parola della pace;
– nella messa dell’aurora il Cristo si eleva sul mondo: egli è luce che illumina ogni uomo; assieme ai pastori, senza indugio, ci incamminiamo verso la grotta per vedere il Bambino; nota dominante è lo stupore, il silenzio adorante e la gioia;
– nella messa del giorno, la luce di Cristo, Verbo fatto carne, brilla sull’universo intero: il prologo giovanneo ci stabilisce interiormente là dove il Verbo è stato generato, nel seno del Padre, ci dispone poi a percorrere il suo medesimo cammino, per giungere, in fine, con tutta la creazione, a quella luce che non conosce tramonto; alla fede, uniamo così la speranza e l’amore.
La messa nella notte
I formulari delle tre messe natalizie sono testimoniati dagli antichi Sacramentari dove esse sono assegnate a tre stazioni papali: Santa Maria Maggiore (a mezzanotte), Sant’Anastasia (all’alba) e San Pietro (di giorno). Nell’attuale condizione pandemica, come previsto dall’ultimo dcpm che ha stabilito il “coprifuoco” alle 22.00, la messa nella notte, non può essere celebrata per il rispetto delle norme rituali. Riusciamo ad entrare in questa logica seguendo le indicazioni liturgiche.
- «Nel Natale del Signore, ogni sacerdote può celebrare o concelebrare le tre messe, purché queste si celebrino secondo l’orario corrispondente ai loro formulari: nella notte, all’aurora, durante il giorno» (MR 2020, p. 36).
- «Nel giorno di Natale tutti i sacerdoti possono (non è obbligatorio) celebrare tre messe, purché nella celebrazione si attengano all’orario corrispondente: alla notte, all’aurora e al giorno. Le tre messe sono giustificate da motivi pastorali e non da devozioni private o personali». (Guida Liturgica Calabria 2020-2021, pp. 42-43).
- La messa nella notte di Natale non si può anticipare alle ore vespertine o serali, ma deve possibilmente celebrarsi attorno alla mezzanotte. Al pomeriggio o alla sera del 24 dicembre è bene celebrare la messa vespertina nella vigilia (Guida Liturgica Calabria 2020-2021, pp. 41-42).
- Dopo l’annuale celebrazione del mistero pasquale, la Chiesa non ha nulla di più sacro della celebrazione del Natale del Signore e delle sue prime manifestazioni: ciò essa compie con il Tempo di Natale. Il Tempo di Natale inizia con i primi vespri del Natale del Signore e termina con la domenica dopo l’Epifania, cioè la domenica che cade dopo il 6 gennaio. La messa vespertina nella vigilia di Natale si celebra alla sera del 24 dicembre, o prima o dopo i primi vespri. Nel giorno di Natale, secondo l’antica tradizione romana, si possono celebrare tre messe: nella notte, all’aurora, nel giorno (Norme generali per l’ordinamento dell’Anno liturgico e del calendario, nn. 32-34).
Da ciò si evince che la messa nella notte è la prima messa del giorno 25 dicembre.
- Le solennità rientrano fra i giorni principali, la cui celebrazione inizia con i primi vespri, il giorno precedente. Alcune solennità hanno anche la messa propria della vigilia, da usarsi alla sera del giorno precedente, qualora si celebrasse la messa nelle ore serali» (Norme generali per l’ordinamento dell’Anno liturgico e del calendario, Guida liturgica Calabria, p. 42).
- Le preghiere eucaristiche utilizzano il formulario “nella notte santissima” con un riferimento esplicito alle ore notturne e anche i formulari della messa nella notte fanno riferimento esplicito alla notte: Colletta «Questa santissima notte», Sulle offerte «In questa notte».
La messa vespertina nella vigilia
Privati della celebrazione della messa nella notte per i motivi esaminati, non l’avvertiamo né come limitazione né come mortificazione di una consuetudine vissuta da sempre e ben radicata: purtroppo la fase pandemica ci sta portando a seguire scelte alternative, con un potenziale di flessibilità che non dispiace ad una capacità di adattamento a situazioni nuove e impreviste.
La liturgia ci permette, però, di vivere la solennità di Natale anche nella messa vespertina nella vigilia. L’orario di inizio può variare in considerazione di realtà locali e secondo le varie esigenze: quello tra le 17.00 e le 20.00 sembra il più conveniente.
A conferire un tono consono alla solennità, la celebrazione può essere preceduta da un’introduzione comunitaria di preghiera, come, ad esempio, la celebrazione dei primi vespri o il canto dell’antica Kalenda del Martirologio.
Secondo le modalità proprie di ogni comunità, è significativo prevedere la deposizione del Bambinello nel presepe, ricordando che non è possibile fare il “tradizionale bacio”, per il rispetto delle norme igieniche. Il contenimento negli orari scelti potrebbe rendere anche possibile di partecipare, mediante i mezzi di comunicazione, alle celebrazioni presiedute da papa Francesco nella basilica vaticana, per vivere in comunione di spirito e preghiera con lui.
Proposte in ambito familiare
La stessa famiglia – pur se ridotta nei partecipanti – può vivere più lietamente le ore del convivio con margini di un tempo allargato. In merito giova ricordare le proposte presenti nel Direttorio su pietà popolare e liturgia, le quali suggeriscono di curare alcuni momenti tipicamente familiari:
– «l’inaugurazione del presepio domestico, che può dare luogo a un momento di preghiera di tutta la famiglia: preghiera che comprenda la lettura del racconto lucano della nascita di Gesù, in cui risuonino i canti tipici del Natale e si levi la supplica e la lode, soprattutto dei bambini, protagonisti di questo incontro familiare».
In questo, la nostra cultura calabrese registra e conserva dappertutto una preziosità e una ricchezza di segni, di testi poetici e letterari, di canti in vernacolo, di musiche dolcissime, di melodie con gli strumenti legati al mondo della pastorizia, di arti plastiche, tutte veramente stupende che attingono le cime di una spiritualità pura e genuina, sempre evocatrice di sentimenti di una vita possibile e più buona.
– «l’inaugurazione dell’albero di Natale. Essa si presta pure a istituire un momento simile di preghiera familiare. Infatti, a prescindere dalle sue origini storiche, l’albero di Natale è oggi un simbolo fortemente evocativo, assai diffuso negli ambienti cristiani; evoca sia l’albero della vita piantato al centro dell’Eden (cf. Gn 2,9), sia l’albero della croce, e assume quindi un significato cristologico: Cristo è il vero albero della vita, nato dalla nostra stirpe, dalla vergine terra santa Maria, albero sempre verde, fecondo di frutti. Tra i doni posti sotto l’albero di Natale non dovrà mancare il dono per i poveri: essi fanno parte di ogni famiglia cristiana».
Quest’anno dovremmo essere un po’ più generosi per le accresciute situazioni di povertà e di bisogni.
– «la cena di Natale. La famiglia cristiana che ogni giorno, secondo la tradizione, benedice la mensa e ringrazia il Signore per il dono del cibo, compirà questo gesto con maggiore intensità e attenzione nella cena di Natale, in cui si manifestano con tutta la loro forza la saldezza e la gioia dei vincoli familiari» (n. 109).
Conclusione
Lo stupore è la vera porta per entrare nell’adorazione e nella gioia del Natale.
Natale è “Dio che si fa nostro prossimo”, “Dio che viene ad abitare il deserto delle nostre esistenze” così tanto provate. Lasciamoci perciò raggiungere dall’annuncio che ha percorso i secoli di storia in modo che la celebrazione diventi per ognuno di noi un dono di pace e di gioia, poiché come Chiesa siamo invitati a celebrare la lode per il compimento delle promesse d’amore di Dio.
Sorretti da queste considerazioni, siamo sicuri che sapremo interiorizzare e
farle nostre cosicché la messa vespertina nella vigilia ci faccia gustare pienamente la gioia del Natale, che si esprime già nel canto del Gloria e in tutti i riferimenti alla solennità.
Auguriamo per questo ad ognuno di voi, alle vostre famiglie un vero sereno Santo Natale: anche a chi – e sono tanti – si trovano ad avvertire un freddo più intenso di quello di Gesù nella grotta di Betlemme per motivi legati alle precarie condizioni di salute, a problemi economici e finanziari, a stati d’animo difficili, dovuti a cause diverse.
Da quando il Verbo di Dio – Gesù – si è incarnato nella nostra natura umana, siamo certi che egli sempre la sostiene, la redime, la salva. Questa incrollabile fiducia è il dono che possiamo accogliere da lui ricambiandolo con l’incarnazione della nostra vita di questa grande verità.
8 dicembre 2020, Solennità dell’Immacolata Concezione