Aggiornamento in corso… non spegnere il computer. Se, fino a qualche tempo fa, queste parole comparivano solo ogni tanto sugli schermi dei nostri PC, oggi le cose sono cambiate e gli aggiornamenti chiedono di essere installati sempre più spesso. E noi, obbedienti alle indicazioni, seguiamo le istruzioni comparse a video e aspettiamo fino al termine del processo perché vogliamo dei computer veloci, sicuri e soprattutto aggiornati.
Per la verità, ogni tanto ci arrabbiamo perché gli aggiornamenti partono sempre quando abbiamo fretta di stampare quella pagina che ci serve per l’incontro o di sistemare quel calendario delle sale o quel file da spedire. Ma non c’è nulla da fare: l’aggiornamento ci obbliga a un esercizio di pazienza e vince su tutto. Sempre.
Ma è così anche per noi preti? Quanta pazienza abbiamo di fronte alle proposte di aggiornamento che, di tanto in tanto, ci vengono offerte? Quanto tempo dedichiamo alla cura di quel «sistema operativo» che è il nostro ministero sacerdotale?
Un aggiornamento teologico, ad ampio respiro, è officium cioè «funzione, dovere, servizio» – e innegabilmente anche fatica – di un presbitero che deve affinare il proprio senso critico per abitare la complessità e leggere la realtà. Siamo infatti chiamati ad essere ministri dell’oggi nel quotidiano e, per questo, non possiamo permetterci di vivere di rendita, forti di quanto abbiamo imparato ai tempi del seminario.
L’aggiornamento è parte integrante del nostro ministero perché ci aiuta a coniugare la teologia con la vita e a leggere l’una alla luce dell’altra. Non siamo chiamati ad essere esperti di ogni cosa, tuttologi per ogni situazione, ma abbiamo la responsabilità, personale e comunitaria, di essere formati, preparati e aggiornati. Almeno per quanto riguarda le «cose da preti».
- Don Stefano Zeni, presbitero della diocesi di Trento, è Direttore dell’ISSR «Romano Guardini» di Trento.