…sono abitato interiormente in modo sempre più insistente da un’insopprimibile e incontenibile nostalgia di pensiero alto. Sono desideroso di proposte formative, spirituali, teologiche che non si limitino a descrivere gli inceppamenti del meccanismo uomo, ma additino visioni, prospettive, sogni, utopie.
Abbiamo ricevuto in dono una Notizia strepitosa, il Vangelo. Ritorniamo a farci venire l’acquolina in bocca per questa straordinaria Notizia che trasforma le esistenze e le intride di gioia e potenzialità inedite, come attestano le meravigliose vite, pur limitate ma scintillanti di luce, di quanti lungo la storia del cristianesimo si sono lasciati affascinare dalla parola di Gesù.
Mi manca il Vangelo, mi mancano parole di luce che mi facciano sognare ad occhi aperti, che tengano desto in me il gusto di essere prete. Sento l’amarezza di un palato continuamente costretto ad assaporare pillole acri di devianze, abusi, limiti, fatiche, fragilità. Ho bisogno di gustare gli aromi stuzzicanti della parola del Vangelo che intrecciandosi con la grandezza del pensiero umano è capace di inerpicarsi per i sentieri ardui e avvincenti del Mistero.
Sento struggente il bisogno di parole profetiche e non terapeutiche, di parole calde e non di parole intrise di cautela per timore di rimanere inceppati in meccanismi umani auto-avvolgentisi in pratiche pesudo-liberanti.
Mi accompagna prepotente il desiderio di sentirmi avviluppato in percorsi audaci di riflessione che mi facciano toccare la vetta della contemplazione e non il fondo limaccioso di un’umanità che si rotola nel solito brago.
Voglio sentirmi sedotto da un Dio che non si limita a leggermi la cartella clinica della mie patologie, ma che mi dica che la mia imperfezione è per lui farina preziosa per impasti inediti di umanità.
Sono tormentato da una vorace fame di Assoluto. Vorrei sentirmi avvinto dall’ebbrezza delle vette del pensiero generato dalla contemplazione dell’Eterno.
Non resisto dalla voglia di sentirmi inondato da suggestive proposte di futuro anziché essere bombardato da schegge di umane miserie, descritte nella loro multiforme meschinità che generano depressione e non elevano l’animo.
Mi spaventa la mediocrità delle proposte, il pensiero unico, l’omologazione, le mode passeggere che, con acrobatica disinvoltura da circensi, volteggiano nel cielo della tenda-Chiesa passando dalla demonizzazione delle scienze umane alla loro feticizzazione, fino a rasentare un dogmatismo da far rizzare i capelli persino all’apologetica d’un tempo.
Che quanto prima si torni a osare il pensiero alto, arduo, divergente, alternativo, creativo, il pensiero che è il riflesso della ricchezza inesauribile del Logos, del Verbo disseminato in ogni campo e che geme e soffre nell’attesa di produrre germogli nella vita di quanti si lasceranno inondare dalla sua luce e dalla sua incantevole bellezza.
Cf. SettimanaNews
L’attenzione all’esercizio del ministero e al suo rapporto con la comunità cristiana rappresenta uno dei temi centrali seguiti da SettimanaNews, sia per offrire spunti di riflessione sia per aprire un dibattito pubblico sulle trasformazioni che il ministero sta conoscendo – e su quelle a cui la Chiesa dovrebbe urgentemente mettere mano in vista di una sua significativa presenza nella vita della fede nel prossimo futuro.
S. Armanni: Caro prete…
R. Zanon: Cara Sara…
L. Maistrello: Crisi dei preti, riflessioni e proposte
E. Petrolino: Cosa fanno i diaconi in Italia?
G. Pagano: Sul disagio dei preti
G. Cavallari: Ministero e carità
Leggere queste riflessioni, per me, è stato dapprima piuttosto appagante; poi rielaborando quanto letto, mi sono reso conto che, forse, alle varie espressioni usate:
– meccanismi umani auto-avvolgentisi in pratiche pesudo-liberanti.
– fondo limaccioso di un’umanità
– farina preziosa per impasti inediti di umanità
– meschinità che generano depressione e non elevano l’animo.
– la mediocrità delle proposte
– ecc.
si possono dare multiformi interpretazioni, ed il loro vero significato è solo nella testa dell’autore….
Ce le spieghi lui compiutamente, sennò rischiano di rimanere un ermetico esercizio di bella scrittura.
Io personalmente, laico, impegnato in parrocchia, uomo della strada, amante del Vangelo, sto sperimentando la pochezza di molti presbiteri (sarà che ce ne sono sempre di meno)…
La mia comunità, fino a qualche anno fa punta di diamante nella vita ecclesiale, è diventata peggio di una parrocchietta di campagna degli anni ’50: indovinate un po’ per “merito” di chi?….
Ora sentirmi parlare di “pensiero alto, arduo, divergente, alternativo, creativo…” mi fa un po’ ridere…. A no, mi fa solo rabbia!….
Saluti