Papa Francesco ha deciso che la questione dell’ordinazione delle donne diacono non sarà discussa al Sinodo dei Vescovi del 2024 e ha dato ordine a un gruppo di studio sinodale sui ministeri femminili di non esplorare la questione – secondo il prefetto del Dicastero per la dottrina della fede.
«Sappiamo che il Santo Padre ha espresso che in questo momento la questione del diaconato femminile non è matura e ha chiesto di non prendere in considerazione questa possibilità per ora» – ha detto il cardinale Víctor Manuel Fernández al Sinodo del 21 ottobre.
Tuttavia la seconda commissione istituita da Papa Francesco nel 2020 per studiare le donne diacono «continuerà a lavorare» e le “«conclusioni parziali» che ha raggiunto «saranno pubblicate quando sarà il momento giusto».
Ma «il Santo Padre è molto preoccupato per il ruolo delle donne nella Chiesa e, anche prima della richiesta del Sinodo» di studiare la questione, papa Francesco «ha chiesto al Dicastero per la Dottrina della Fede di esplorare le possibilità di sviluppo senza concentrarsi sugli ordini sacri», o sull’ordinazione diaconale.
Il dicastero «non può lavorare in una direzione diversa», ha detto il cardinale Fernández, aggiungendo di essere d’accordo con il papa «perché pensare al diaconato per alcune donne non risolve la questione dei milioni di donne nella Chiesa», che servono in centinaia di modi.
Mentre la maggior parte di ciò che viene detto nell’aula sinodale è considerato confidenziale, il discorso del cardinale al sinodo è stato reso noto dal Vaticano pochi giorni dopo che Fernández si è scusato con i membri del sinodo per non aver partecipato a una riunione per discutere il lavoro del suo gruppo di studio sul ministero femminile.
Sebbene il cardinale non avesse promesso di partecipare all’incontro del 18 ottobre per parlare del lavoro del gruppo di studio, circa 100 partecipanti al sinodo – cardinali, vescovi, sacerdoti, religiosi e laici – pensavano che lui, o almeno i membri del gruppo, sarebbero stati presenti.
In un messaggio inviato ai membri del sinodo dopo la riunione, il cardinale Fernández ha scritto di essere stato informato del «dispiacere espresso da alcuni membri del sinodo» per la sua assenza.
«Mi dispiace per il malinteso«, ha detto, aggiungendo di aver informato il sinodo il 9 ottobre che avrebbe inviato due membri del personale del dicastero. Tuttavia, si è offerto di incontrare i membri del sinodo il 24 ottobre «per ascoltare le loro riflessioni e ricevere eventuali documenti scritti».
Secondo i presenti all’incontro del 18 ottobre, i partecipanti si erano visibilmente e vocalmente arrabbiati per il fatto che le due persone inviate dal cardinale Fernández non fossero membri del gruppo di studio e che non avessero intenzione di dialogare con i partecipanti.
L’incontro, come le discussioni all’interno del Sinodo stesso, doveva essere riservato, quindi i partecipanti che ne hanno parlato hanno chiesto che i loro nomi non venissero usati.
Un partecipante ha detto che la frustrazione si è concentrata soprattutto sulla metodologia del gruppo di lavoro e sulla mancanza di trasparenza, in particolare sul fatto che il cardinale non ha identificato nessuno dei membri del gruppo.
Dopo la prima assemblea del sinodo sulla sinodalità nel 2023, papa Francesco ha istituito 10 gruppi di studio per riflettere più profondamente su alcune delle questioni più controverse o complicate sollevate durante il processo sinodale, tra cui la questione del ministero delle donne e dei ruoli decisionali nella Chiesa.
Papa Francesco, in una lettera di febbraio al cardinale Mario Grech, segretario generale del sinodo, ha detto: «È importante che i suddetti gruppi di studio lavorino secondo un metodo autenticamente sinodale», con dialogo e ampia partecipazione. Ha chiesto che i gruppi presentino una relazione preliminare al Sinodo nel 2024 e che gli consegnino le relazioni finali entro il giugno 2025.
Dopo che i leader dei 10 gruppi hanno presentato una breve relazione al Sinodo il 2 ottobre, i membri del Sinodo hanno votato per dedicare uno dei loro pochi pomeriggi liberi al dialogo con i leader dei gruppi di studio e gli incontri sono stati fissati per il 18 ottobre.
I partecipanti al Sinodo si sono iscritti in anticipo agli incontri, in modo che il Vaticano potesse predisporre le sale per gli incontri. Il gruppo del cardinale Fernández ha raccolto il maggior numero di adesioni.
Rivolgendosi al sinodo, il 21 ottobre, il cardinale Fernández ha detto che le donne istituite come catechiste possono già guidare le comunità cattoliche in assenza di un sacerdote, ma poche diocesi hanno sfruttato questa possibilità. E solo «una piccola percentuale» delle diocesi del mondo ha istituito le donne come lettrici e accolite.
Per non parlare del fatto che molte diocesi non hanno fatto ricorso al diaconato permanente nemmeno per gli uomini e, quando lo hanno fatto, «quante volte sono stati dei chierichetti ordinati?».
«Questi due esempi ci aiutano a capire che affrettarsi a chiedere l’ordinazione delle diaconesse non è il modo più importante per promuovere le donne oggi» – ha detto il cardinale.
«Sono convinto che possiamo andare avanti passo dopo passo e arrivare a cose molto concrete affinché si capisca che non c’è nulla nella natura delle donne che impedisca loro di avere ruoli molto importanti nella guida delle Chiese. Ciò che viene dallo Spirito Santo non può essere fermato».
- Pubblicato sulla rivista America il 21/10/2024.
Chi è stato a porre all’ordine del giorno il tema delle diaconesse e, in ricaduta, quello dell’ordinazione delle donne? La ricerca storico-teologica è stata avviata, ma non ha raggiunto gli obiettivi desiderati da chi sperava un’abilitazione delle donne al ministero ordinato. Il tema è stato ripreso dal sinodo dei vescovi, dove tutto è stato modificato lasciando supporre che si fosse aperta una fase di cambiamento ecclesiale tanto profonda da scardinare tutta la prassi ecclesiale tradizionale. Questo non è avvenuto perché si tratterebbe di uno sconvolgimento della realtà della Chiesa. Si tratta perciò di attese frustrate, che stanno innescando -come era prevedibile- astio e risentimento. Aggiungiamoci il comportamento non cristallino di chi, a capo di un dicastero tanto importante a frenare le discussioni troppo progressiste, non sa che pesci pigliare per non porsi in una posizione eterodossa… E la frittata è pronta per essere servita.
Io non so se la (ormai evidentemente non voluta) partecipazione delle donne al diaconato sia la soluzione per il clericalismo di cui è affetta la chiesa. Ho l’ardire di supporre che come me siano in tanti a non avere questa sicurezza. Proprio per questo mi provoca rabbia e amarezza la non volontà di parlarne apertamente, come è emerso in modo inequivocabile al sinodo nei giorni scorsi. Mi chiedo perché questo tema faccia così paura, come mai ci sia tanta resistenza e ritrosia, tanto da rendere ridicole le affermazioni del papa sull’importanza dell’ascolto. Alcuni esempi:
“Questo itinerario è stato pensato come dinamismo di ascolto reciproco, condotto a tutti i livelli di Chiesa, coinvolgendo tutto il popolo di Dio. Il Cardinale vicario e i Vescovi ausiliari devono ascoltarsi, i preti devono ascoltarsi, i religiosi devono ascoltarsi, i laici devono ascoltarsi. E poi, inter-ascoltarsi tutti. Ascoltarsi; parlarsi e ascoltarsi. Non si tratta di raccogliere opinioni, no. Non è un’inchiesta, questa; si tratta di ascoltare lo Spirito Santo, come troviamo nel libro dell’Apocalisse: «Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese» (2,7). Avere orecchi, ascoltare, è il primo impegno”.
Ancora, testuali parole di papa Francesco:
“mi raccomando: lasciate aperte porte e finestre, non vi limitate a prendere in considerazione solo chi la pensa come voi – che saranno il 3, 4 o 5%, non di più. Permettete a tutti di entrare… Permettete a voi stessi di andare incontro e lasciarsi interrogare, che le loro domande siano le vostre domande, permettete di camminare insieme: lo Spirito vi condurrà, abbiate fiducia nello Spirito. Non abbiate paura di entrare in dialogo e lasciatevi sconvolgere dal dialogo: è il dialogo della salvezza”.
Alla luce di quanto accaduto nei giorni scorsi, le domande nascono spontanee: ci si crede davvero al dialogo, all’ascolto, alla sinodalità? O ci si crede solo per alcune cose, magari quelle meno significative, che non costa più di tanto cambiare? C’è davvero questa disponibilità a mettersi in ascolto dello Spirito che parla alle Chiese? E non mi riferisco al dire per forza sì al diaconato femminile, ma alla semplice capacità di confrontarsi con franchezza e libertà, senza sotterfugi e senza doppi giochi. Mi pare al contrario che ci sia tanta paura. Forse di perdere il potere?
Il diaconato, almeno per noi cattolici, è un grado del sacramento dell’ordine sacro. Voler ammettere ad esso persone di sesso femminile equivale a ripensare l’essenza del sacramento stesso, a meno che non si voglia istituire ad hoc una figura necessariamente laica e femminile con funzioni di servizio e metterle l’etichetta di “diacona/diaconessa”
Se si vuol fare un po’ di comparatistica, si può notare che le ministre di culto appartengono a quelle organizzazione al Protestantesimo più o meno radicale e in esse tale fenomeno trova una sua logica, avendo, prima ancora di un’ecclesiologia differente, non solo una concezione diversa di diaconato (se presente) o di ordinazione (nove su dieci non è ritenuta avente natura sacramentale) ma di sacramento stesso (l’ intero alveolo evangelico-battista addirittura rigetta il termine).
Ciò che voglio dire è che la riflessione deve avvenire dall’alto verso il basso, dall’ordine come istituzione alle contingenze del tempo e non viceversa.
Penso che prima o poi arriverà Ia donna diacono e la donna sacerdote. Penso anche, tuttavia, che quando entreranno nel presbiterio delle chiese, non avranno necessità di predicare all’ambone o di uscire dal presbiterio della chiesa per distribuire l’eucaristia; questo perché i fedeli non vi saranno, non – si badi bene – per una “diffidenza” nei confronti della donna diacono o della donna sacerdote, ma semplicemente perché l’annuncio, come capita già oggi, non sarà autentico, ma fortemente – se non solamente – fondato su una pretesa di potere e di bieco raggiungimento ed esercizio dello stesso.
Questo, sicuramente, anche “quando i tempi saranno maturi” ….
I laici nella Chiesa hanno fatto e ancora fanno grandi cose; le laiche ne hanno fatte e ne fanno ancora di piu’ grandi; lo stesso rapporto sussiste per i consacrati e le consacrate; il resto e’ roba da preti (funzionari in clergyman …) e non da sacerdoti e diaconi transeunti (quelli che sono fondamentali per la Chiesa, sempre).
PS: sui diaconi permanenti = chierichetti non ho elementi per negarlo…
Buona giornata.
Secondo papa Francesco “in questo momento la questione del diaconato femminile non è matura”: dobbiamo forse aspettare altri duemila anni perché lo sia? E non parliamo, poi, del sacerdozio femminile, che era presente nelle più antiche religioni! Papa Francesco è come tutti i suoi predecessori, è il capo di una chiesa che è sempre stata e tuttora è maschilista, penalizzante nei confronti delle donne e assolutamente non disposta a riconoscerne la piena uguaglianza con gli uomini e il diritto di accedere agli stessi ruoli. Tutte le società civili e progredite oggi ammettono che le discriminazioni legate al sesso sono ingiuste e riconoscono alle donne il diritto di accedere a ogni ruolo; ma la chiesa cattolica resta ferma su posizioni arretrate e ingiuste. Come donna sono felice e fortunata di non far parte di una chiesa che mi discrimina.
Lei che è felice e fortunata di non fa parte di quella Chiesa, non ha capito niente di quella Chiesa e noi siamo felici e fortunati di non doverla incontrare
Ringrazio Francesco per le sue parole. Mi scuso con “Una donna” per i commenti di Mihajlo e Marina. Non possiamo negare il maschilismo della Chiesa cattolica, a prescindere dal Fondatore che le donne le valorizzava e rispettava.
E la Chiesa cattolica fondata da Cristo che ha voluto tutte queste cose che tu disprezzi è felice e fortunata di non averti fino alla tua conversione. Buon lavoro!!!!
Il papa non è stupido. Vedere le donne tutte proiettate al diaconato e incapaci di vedere il problema più ampio della presenza della donna nella Chiesa (penso all’Africa, ma alla stessa stampa qui sopra fatta di soli uomini, e alla presenza al 90% di donne nella manutenzione di Chiese, di servizi nella catechesi, nella caritas indica davvero che i tempi non sono maturi e chi fa parte dei consigli è molto ideologizzato e poco rappresentativo della realtà
Ma questa realtà non tiene più! Il “sistema chiesa” così come lo vediamo e lo conosciamo all’interno delle nostre comunità è costruito su modelli obsoleti e ormai inefficaci dove i primi a soffrirne sono gli stessi presbiteri maschi. Alla fine porre la questione del ruolo della donna nella chiesa senza legarlo alla ridefinizione dell’Ecclesiologia sottostante (il ruolo della chiesa nel mondo e dei cristiani all’interno di essa) non farà passi in avanti significativi. E nel frattempo le donne silenziosamente si allontanano con un impoverimento letale per le nostre comunità.