Sono passati ormai 75 anni da quel 2 agosto 1942. Ma ci sono dei fatti che non si possono né si devono dimenticare. Quel giorno, i nazisti prelevarono 200 bambini ebrei da un orfanotrofio del ghetto di Varsavia per caricarli su un treno e avviarli alle camere a gas del campo di sterminio di Treblinka. Janusz Korczak, direttore dell’opera, avrebbe potuto fuggire per salvarsi, ma non lo fece. Anch’egli salì sul treno con i suoi “bambini”, con i quali aveva vissuto lunghi anni in qualità di pedagogo, medico e anche autore di libri sui bambini.
Secondo alcuni testimoni oculari, fino a poco prima della partenza del treno, un comandante della stazione gli aveva proposto di non salire su quel convoglio. Ma egli rispose: «Non tutti sono degli sciagurati». È chiaro che la sua non fu una scelta spontanea, bensì l’estrema conseguenza del grande amore che portava ai bambini.
Korczak era nato a Varsavia il 22 luglio 1878 (o 1879), da genitori ebrei col nome di Henryk Goldszmit. Dopo gli studi di medicina, divenne pediatra e scrisse anche dei libri sui bambini. Ricevette un premio letterario con lo pseudonimo di “Janusz Korczak” e da allora decise di chiamarsi così. A lui stavano a cuore soprattutto gli orfani. Nel 1912 aprì a Varsavia la “Dom Sierot” (casa degli orfani), di cui rimase direttore per 30 anni. Inoltre insegnava pedagogia all’università di Varsavia.
Janusz Korczak è considerato uno dei più importanti pedagoghi riformatori del XX secolo. Fu un precursore della discussione sui diritti dei bambini. Prima ancora che la comunità internazionale, nel 1924, pubblicasse una prima Dichiarazione di Ginevra, egli si era rivolto agli adulti affinché «rispettassero i bambini come uomini in senso pieno». Il suo “Credo” era: «I bambini non solo diventano uomini, lo sono già».
Nel 1929 pubblica la sua opera principale: Il diritto al rispetto dei bambini.
Nella “Dom Sierot” Korczak condensa le sue idee in un programma pedagogico in cui formula i diritti fondamentali dei bambini. Ogni bambino ha «diritto al rispetto e all’amore». Per lui anche le norme erano importanti, ma riteneva che anche i bambini dovessero collaborare ad elaborarle, magari in un parlamento di bambini.
Alla fine degli anni ’30 Korczak chiede di parlare alla radio polacca e nel programma “Radio-conversazioni del vecchio dottore” parla al microfono con i bambini.
Poi in Polonia la situazione per gli ebrei si fece buia. Nel 1940 la “Dom Sierot” fu trasferita forzatamente dagli occupanti tedeschi nel Ghetto di Varsavia. Due anni dopo ebbe inizio lo sgombero.
Della forzata partenza di Janusz Korczak e degli orfani dal ghetto fu testimone casualmente il compositore Wladyslaw Szpilman. Nelle sue memorie scrive che Korczak cercò di tranquillizzare i suoi orfani dicendo loro che sarebbero andati in campagna, per stare allegri. E che i brutti muri esistenti potevano ingannare, mentre nei prati crescevano fiori, scorrevano ruscelli dove si poteva fare il bagno, e c’erano dei boschi in cui si potevano raccogliere molte bacche e funghi.
I bambini non dubitavano affatto di quello che diceva. Un ragazzo dodicenne aveva con sé un violino e cominciò a suonare. I bambini pieni di gioia si misero a cantare in coro. Korczak prese in braccio due dei più piccoli, anch’essi allegri, e si mise a raccontare loro delle cose divertenti.
Szpilman rievocando questi fatti termina con un ricordo sconvolgente: «Il vecchio dottore già nella camera a gas, quando ormai il Zyclon (acido cianidrico) stava strozzando la gola dei bambini e nel cuore degli orfani al posto della gioia e della speranza era subentrata la paura, con un ultimo sforzo sussurrò: “Niente, non è niente, bambini”, per cercare almeno di risparmiare ai suoi piccoli orfani la paura del passaggio dalla vita alla morte».
Norbert Demuth (KNA, 5 luglio 2017).