Trovano opportuna e dignitosa edizione le dieci riflessioni bibliche del docente di NT alla Facoltà Teologica del Triveneto e direttore dell’Istituto Superiore di Scienze religiose di Vicenza proposte al clero vicentino in occasione degli incontri mensili di formazione permanente. Felice l’intuizione di lasciarsi guidare dai “paradossi” che Paolo sparge a piene mani nelle sue lettere per esprimere l’inesprimibile: l’inaudita modalità redentiva scelta da Gesù Cristo – in piena consonanza con le scelte operate da sempre dal Padre anche nell’Antico Testamento, i “mezzi deboli” della sua potenza -, che trova riversamento altrettanto paradossale nel vaso di creta della persona di Paolo. Strumento molto dotato e fragilissimo a un tempo, l’apostolo diventa testimone trasparente della vita cristiana nello Spirito pasquale di Cristo, che porta a pienezza “l’uomo spirituale”, riscattandolo dalla pura psichicità che lo inchioda a una vita narcisistica e sotto la potenza piena dell’egoismo, l’io triste totalmente chiuso in se stesso. Se la vita senza Cristo è contemplata tragicamente in Rm 7,7-25 (e qui registro l’unico mio dissenso esegetico con ciò che l’autore afferma a p. 70-71 parlando de “il credente” – in realtà l’ “io” parlante è l’uomo visto senza Cristo, la vita del credente è trattata in Rm 6,1 – 7,6 e 8,1-39) – la vita di Paolo e di ogni credente/presbitero si espande nel campo di forza della Spirito che lo rende forte nella debolezza, ambasciatore credibile ancorché in catene, trasfigurato progressivamente a immagine del Cristo, sempre lieto anche nell’afflizione. Lo Spirito di Cristo assimila il ministro a Cristo, figlio di Dio. Felici e penetrante le riflessioni di Martin che applicano con concretezza e sapienza di vita pastorale e spirituale il messaggio paolino alla vita concreta del presbitero. Le stanchezze, i peccati, le fragilità e i rigurgiti di egoismo o di funzionalismo ecclesiastico – sempre possibili e dietro l’angolo per tutti – sono toccate con pennellate di misericordia comprensiva, ma stimolate a misurarsi sull’amore misericordioso e preveniente del Cristo. La vita del presbitero è la vita nella quale domina la grazia, che sovrabbonda vittoriosa dove tende a emergere il peccato e il ripiegamento stanco e depressivo. La carità pastorale, vissuta con dedizione generosa e semplice, guarisce possibili emersioni del narciso nascosto. Entrare in punta di piedi nella vita di fede della propria gente, ancorché spesso molto dolorante e afflitta da ferite di ogni tipo, aiuta il ministro stesso a recuperare serenità interiore, in un riaffido confidente all’amore di Cristo. Essere innamorati di Cristo è la radice a cui ogni presbitero deve ritornare per ritrovare la fonte perenne di grazia, di gioia e di fecondità proprio nel bel mezzo delle debolezze personali del vaso di creta che contiene un tesoro di grazia. Lunghi stralci di testi magistrali e di autori spirituali (Martini, Roger Schutz, Bonhoeffer, papa Francesco, padri della Chiesa, Louf, Vaticano II, ecc.) riportati per esteso arricchiscono le notazioni di Martin, che offre ai lettori un gustosissimo libretto, scorrevole nel dettato ma profondo nelle notazioni umane e spirituali che vogliono sorreggere con cognizione di causa la vita stressata ma esaltante del presbitero immerso nella vita della gente del nostro tempo.
Aldo Martin, I paradossi del ministero. La vita del prete alla luce dei testi paolini, Collana «Cammini di Chiesa», EDB, Bologna 2016, p. 144, € 12,00. 9788810512425
Descrizione dell’opera
Il libro nasce dall’esperienza di vita dei presbiteri, spesso chiamati a tenere insieme, in una sintesi non facile, vicende e sentimenti assai contrastanti. È consueto, per esempio, passare repentinamente da situazioni di gioia e di festa ad altre di lutto e di lacrime, oppure da attestazioni di gratitudine a critiche graffianti. I preti, inoltre, sperimentano la divergenza tra la bellezza di ciò che annunciano e la povertà di quel che riescono a mettere in pratica.
È possibile armonizzare queste situazioni contraddittorie? San Paolo, nei suoi scritti, sembra rispondere affermativamente facendo ricorso ad alcune espressioni paradossali che diventano strumento di indagine teologica e chiave di lettura dello stesso ministero, debolezze e peccato compresi.
Sommario
Introduzione. I. Quando sono debole è allora che sono forte. II. Dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia. III. L’uomo esteriore e l’uomo interiore. IV. Il ministero in catene. V. L’uomo carnale e l’uomo spirituale. VI. Siamo trasformati di gloria in gloria. VII. L’obbedienza della fede. VIII. Vorrei essere anatema. IX. Abbiamo questo tesoro in vasi di creta. X. Afflitti ma sempre lieti. Conclusione.
Note sull’autore
Aldo Martin, prete vicentino, è docente di Nuovo Testamento alla Facoltà Teologica del Triveneto e direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose della diocesi di Vicenza. Tra le sue pubblicazioni recenti: Fede come amicizia. Meditazioni bibliche sulla relazione con Cristo (Cittadella 2013), Lettere di Giovanni. Introduzione e commento (Messaggero 2015) e Edificare sul fondamento. Introduzione alle lettere deuteropaoline e alle lettere cattoliche non giovannee (con C. Broccardo e M. Girolami, Elledici 2015).