Preti e omosessualità

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Vi scrivo con cuore aperto e fraterno, consapevole della delicatezza e della profondità del tema che mi accingo a trattare, ma con la fiducia che queste riflessioni possano essere accolte con lo spirito di comunione e di discernimento che caratterizza la nostra chiamata al ministero presbiterale.

Desidero condividere alcune riflessioni che possano aiutarci a vivere con autenticità e piena consapevolezza la nostra vocazione.

La Chiesa, pur riconoscendo e rispettando profondamente la dignità di ogni persona, ci ricorda che il cammino verso il presbiterato richiede una maturità affettiva che permetta una corretta relazione con uomini e donne, e che possa rendere ciascuno di noi capaci di una paternità spirituale piena e generosa. È un cammino che esige una libertà interiore radicale, perché siamo chiamati a donare tutta la nostra vita a Cristo e alla Chiesa.

In questo contesto, è importante non cadere nella subdola convinzione che, avendo un orientamento omosessuale, si possa mantenere comunque la promessa del celibato anche se ci si lega affettivamente a qualche compagno. Questa è una vana illusione.

L’essere celibi per il Regno di Dio significa legare il cuore solo a Dio e ai fratelli per Dio. Qualsiasi legame esclusivo con un’altra persona, pur senza atti sessuali, minerebbe la nostra vocazione a essere completamente donati a Dio e a vivere una paternità spirituale universale.

Il celibato presbiterale non è solo assenza di relazioni sessuali, ma una totale consacrazione che coinvolge il cuore, le emozioni e gli affetti. Si tratta di vivere una logica di inclusività, non di esclusività, dove il presbitero è chiamato ad amare tutti senza riserve o parzialità.

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Il servizio radicale per il Regno di Dio, che ci è affidato nel ministero presbiterale, richiede un cuore libero da ogni legame esclusivo. Vivere la castità comporta, infatti, una logica di inclusività e non di esclusività: il presbitero è chiamato ad essere padre e pastore per ogni persona che incontra, senza riserve e senza parzialità. La castità, vissuta come segno di consacrazione totale a Dio, ci invita a un amore universale, che abbraccia tutti con la stessa intensità e dedizione.

Va anche detto, con onestà e chiarezza, che il governo delle pulsioni sessuali in un presbitero con orientamento omosessuale può risultare più arduo rispetto a quello di un presbitero eterosessuale. Questo rende la custodia della castità, già impegnativa di per sé, ancora più difficile. La natura esclusiva dei legami che possono svilupparsi tra persone dello stesso sesso, unite alla particolare debolezza emotiva che può derivarne, può creare dinamiche più complesse da gestire, mettendo a dura prova l’integrità della vocazione celibataria. Se si è consapevoli di questa difficoltà, è necessario prenderne atto con umiltà e discernere con onestà se accedere o meno al ministero presbiterale.

La Chiesa non chiede perfezione, ma richiede un sincero impegno verso la disciplina interiore e la fedeltà agli impegni presbiterali. Se questa consapevolezza non viene accompagnata da una reale capacità di controllo e di governo delle pulsioni, l’accesso al ministero non sarebbe una scelta prudente né conforme alla chiamata al ministero presbiterale.

È necessario, inoltre, vigilare su un pericolo concreto che a volte si manifesta nei nostri presbiteri: tra coloro che condividono il medesimo orientamento omosessuale, si nota spesso la tendenza a formare, un gruppo chiuso che, alla lunga, finisce per escludere o evitare relazioni con il resto del presbiterio.

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Questo fenomeno può sfociare in una forma di “lobby”, che non solo crea divisioni all’interno della comunità presbiterale, ma mina la comunione fraterna e l’unità necessaria per il nostro servizio. Tale chiusura non solo contraddice la nostra vocazione, che richiede di essere pastori di tutti e in piena comunione con i nostri confratelli, ma può anche compromettere la nostra capacità di vivere una paternità spirituale universale, che abbracci senza pregiudizi o esclusioni tutti coloro che ci sono affidati.

Ogni pulsione sessuale, come parte della nostra natura umana, richiede un cammino di disciplina dei sensi e delle pulsioni. Questo non è un percorso semplice, ma è essenziale per vivere con integrità la nostra vocazione.

Il sacrificio personale che ne deriva non è una negazione della nostra umanità, ma un’offerta che ci rende sempre più conformi a Cristo, che ha dato tutto sé stesso per l’amore della Chiesa.

La disciplina e l’ascesi che il nostro stato di vita comporta non sono fine a sé stesse, ma ci rendono capaci di un amore più grande, di una disponibilità più totale, di una fedeltà più profonda.

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Un’altra riflessione importante riguarda una tentazione perfida che, purtroppo, può affacciarsi nella mente di alcuni. Si potrebbe essere indotti a pensare che, diversamente da quei presbiteri che incappano in relazioni eterosessuali, con il rischio di causare gravidanze, i rapporti tra persone dello stesso sesso non hanno questa conseguenza. Ciò potrebbe portare a una falsa e pericolosa sensazione di “sicurezza”, inducendo a credere che si possa “sguazzare” più facilmente nelle relazioni affettive senza le stesse conseguenze visibili o immediate. Ma tale pensiero è un inganno profondo, poiché tradisce la natura stessa del celibato per il Regno di Dio.

Il vero problema non risiede nelle possibili conseguenze fisiche di una relazione, ma nel fatto che ogni forma di legame affettivo esclusivo sottrae il nostro cuore alla sua consacrazione totale a Dio. È un’illusione pensare che la mancanza di conseguenze tangibili come una gravidanza giustifichi o renda meno grave il coinvolgimento affettivo; anzi, questa sicurezza apparente rende ancor più subdolo e pericoloso il rischio di tradire la promessa fatta a Dio.

A questo proposito, è utile riflettere anche sul fatto che, sebbene l’orientamento sessuale non influisca minimamente sulla dignità della persona, potrebbe non essere indifferente dal punto di vista delle dinamiche spirituali e pastorali che si determinano nel cuore e nella vita di un presbitero.

Al di là di ogni possibile consapevolezza e autodominio, l’orientamento sessuale potrebbe influire in modo più profondo sulle relazioni che instauriamo con gli altri, sulle nostre modalità di vivere la fraternità presbiterale e il ministero pastorale. È necessario considerare con attenzione questi aspetti, riconoscendo che la nostra vocazione richiede una trasparenza totale e una disponibilità a lasciarci guidare dallo Spirito Santo in ogni aspetto della nostra vita, comprese le nostre inclinazioni affettive.

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Cedere alla tentazione dell’omologo è facile. Cercare il simile, chi ci rispecchia, chi ci comprende nelle nostre fragilità, appare a volte un rifugio rassicurante. Ma accettare la sfida della diversità è impegnativo, e, al contempo, arricchente. È proprio nella differenza che scopriamo nuove forme di relazione, di comunione, e di crescita spirituale e umana. Uscire dalla logica dell’omologo ci permette di vivere relazioni autentiche, che ci spingono a superare noi stessi, ad aprirci a orizzonti nuovi e a servire il Regno con una maggiore libertà.

In questo contesto, è fondamentale non cedere alla tentazione di adescare confratelli nel ministero, o ancor peggio, persone che sarebbero affidate al tuo ministero. La responsabilità che abbiamo nei confronti di chi ci viene affidato è sacra.

Ogni tentativo di utilizzare la nostra posizione di potere o di influenza per soddisfare desideri personali compromette non solo la nostra integrità, ma anche il bene delle anime che ci sono affidate. La vera paternità spirituale richiede un amore disinteressato, pronto a servire e a proteggere.

Inoltre, sii sobrio nell’abbigliamento; non essere troppo raffinato nei modi e nei gusti; evita stravaganze nell’espressione esteriore. Non essere eccentrico da sembrare narciso. La sobrietà e la discrezione sono segni di un cuore libero e centrato su Dio. Esse rivelano una scelta consapevole di non attirare l’attenzione su di sé, ma di essere un segno autentico della presenza di Cristo nel mondo.

Non lasciarti lusingare dalla voglia di fare outing a tutti i costi. Sappi custodire con dignità il tuo orientamento sessuale. Noi valiamo non per atti di ostentazione, ma per la qualità della nostra vita, del nostro servizio, della nostra capacità di amare e di donarci.

Mi piace sentirmi compagno di viaggio e di lotta insieme a voi, nel comune e affascinante servizio per il Regno di Dio. Questa lotta non è mai solitaria, ma condivisa in fraternità e sostenuta dalla grazia. È un percorso che ci chiama ogni giorno a rinnovare la nostra fedeltà e a consegnarci con fiducia nelle mani del Signore, certi che è Lui che ci ha chiamati.

Mi impegno altresì a tenere lontano ogni pensiero omofobo. L’omofobia è un atteggiamento di esclusione e di pregiudizio che, purtroppo, può insinuarsi anche negli ambiti religiosi. Vescovi e presbiteri, come guide spirituali, hanno una responsabilità fondamentale: quella di testimoniare l’amore di Dio, che è inclusivo e misericordioso verso tutti. Ogni forma di discriminazione, inclusa l’omofobia, tradisce il messaggio del Vangelo, che invita a rispettare la dignità di ogni persona, creata a immagine di Dio.

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Tenere lontana l’omofobia dal pensiero e dall’azione pastorale significa abbracciare pienamente il comandamento dell’amore, mettendo al centro l’accoglienza e la comprensione. Cristo stesso ha offerto amore senza condizioni, invitando a costruire una comunità fondata sulla compassione e sulla giustizia, non sul giudizio e sulla condanna. Noi ecclesiastici dovremmo essere fari di speranza e di accoglienza per tutti, senza eccezioni, perché solo così il messaggio cristiano potrà essere autentico e trasformativo.

Se ti è capitato di legarti a un compagno, sperimenta la libertà di “tagliare” e purificare questa relazione, così come potrebbe essere accaduto a un presbitero di orientamento eterosessuale. Vivere la libertà per il Regno con cuore integro è bello. Questa libertà non è un’imposizione esteriore, ma un dono che ci permette di vivere il nostro ministero con cuore indiviso, orientato unicamente all’amore di Dio e al servizio dei fratelli.

La vocazione presbiterale, come ci ricorda la Chiesa, è un dono, non un diritto. Siamo invitati a rispondere a questo dono con trasparenza, onestà e disponibilità.

Il discernimento della nostra idoneità al ministero presbiterale non è solo un compito che la Chiesa compie nei nostri confronti, ma una responsabilità che ognuno di noi è chiamato ad assumere con serietà. Sarebbe gravemente disonesto, ci viene ricordato, occultare aspetti della nostra vita che potrebbero ostacolare questo cammino.

Il Signore ci chiama alla verità e alla fedeltà, non solo nel nostro ministero, ma anche nella nostra interiorità. È in questo spirito che ciascuno di noi è invitato a porsi con fiducia e umiltà dinanzi a Dio, alla Chiesa e alla propria coscienza, per discernere se il cammino intrapreso sia conforme alla volontà di Dio e alle esigenze del ministero presbiterale.

Abbi consapevolezza di non scandalizzare la comunità mostrandoti troppo sicuro e spavaldo, quasi con aria di sfida, affinché tutti accolgano il tuo orientamento. Siamo chiamati a proporre Cristo e non noi stessi. La nostra vita deve essere segno di una presenza autentica e caritativa, che unisce e non divide, che abbraccia e non esclude.

In conclusione, nelle conversazioni tra omologhi, evita di usare linguaggi sempre al femminile e cerca di mantenere una comunicazione che non ricada in stereotipi o modalità affettate e civettuole.

Concludo esortandovi a perseverare nella preghiera, a cercare il sostegno di guide spirituali sagge e prudenti, e a non perdere mai di vista la grandezza della missione che ci è stata affidata. Il Signore, che ci ha chiamati, è fedele e ci sosterrà lungo il cammino, rendendoci sempre più capaci di essere strumenti del suo amore nel mondo.

Con affetto fraterno e in comunione di preghiera.

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18 Commenti

  1. Aldo Ciaralli 12 novembre 2024
  2. Luigi 12 novembre 2024
  3. Angela 12 novembre 2024
  4. Gianluca 12 novembre 2024
  5. Gino M. 12 novembre 2024
  6. Pier Paolo 11 novembre 2024
    • Fabio Dipalma 12 novembre 2024
      • Angela 12 novembre 2024
  7. Lorenzo A 11 novembre 2024
  8. don Giovanni Berti 11 novembre 2024
  9. Fausto Focosi 11 novembre 2024
  10. Fabio Bellentani 10 novembre 2024
  11. Paolo Giavarini 10 novembre 2024
  12. P. Pino Piva sj 10 novembre 2024
  13. Giovanni 10 novembre 2024
  14. Pietro 10 novembre 2024
    • Federico 10 novembre 2024
      • Pietro 11 novembre 2024

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