Al centro della disputa, il santuario di Torreciudad, che il fondatore dell’Opus Dei, Escrivá de Balaguer, fece costruire su una cappellina del 1084, che considerava totalmente suo.
Il 7 luglio 1975, due settimane dopo la sua morte, il santuario apriva le porte. Situato nella provincia di Huesca ed emblema dell’Opus, dal 1° settembre non sarà più gestito dall’Opus, ma da un sacerdote della diocesi di Barbastro-Monzón, José Mairal Villelas.
È la prima volta che un vescovo diocesano nomina il rettore del santuario e non il prelato dell’Opus.
L’iniziativa del vescovo
Il vescovo Pérez Pueyo, 67 anni, a capo della diocesi dal 2015, stanco delle lunghe e inconcludenti diatribe, ha rotto gli indugi e, con una lettera, è uscito allo scoperto. Lo dice con schiettezza, anche se a malincuore, che, dopo tre mesi di polemiche, le decisioni prese sono «in accordo con il diritto, in comunione ecclesiale e con trasparenza».
«Abbiamo atteso con pazienza che le acque si rasserenassero per esprimere i nostri sentimenti, motivazioni e modo di procedere riguardo a Torreciudad», scrive il vescovo, che rivela di avere sempre teso la mano alla Prelatura per regolarizzare la situazione giuridica, canonica e pastorale con l’unico obiettivo di propiziare la comunione ecclesiale di tutti i gruppi e carismi.
Aggiunge, il vescovo, che vi sono state conversazioni con i legittimi superiori per legalizzare la posizione giuridica, proponendo anche la costituzione di équipes miste di sacerdoti diocesani e sacerdoti dell’Opus per un coordinamento, comunione e corresponsabilità a beneficio di una struttura operativa che avesse di mira una convergenza.
L’Opus ha fatto ricorso al Vaticano contro la decisione del vescovo, che risponde: «Siamo aperti a che l’autorità ecclesiastica competente dirima la situazione se realmente l’Opus non è soddisfatta degli argomenti esposti». Una cosa è certa – dichiara il vescovo –: abbiamo proceduto con onestà, trasparenza, coraggio e spirito evangelico. «La nostra diocesi, benché povera, invecchiata, spopolata, continua ad avere la sua dignità come popolo millenario, mariano, missionario e martire».
Luogo simbolico
Il vescovo si appella al canone 557 del Codice di diritto canonico della Chiesa latina, dove si stabilisce che dipende dal vescovo diocesano la nomina del rettore e dei sacerdoti che si dedicano a una chiesa o a un santuario, e anche dei sacerdoti degli istituti religiosi che sono a servizio delle parrocchie. Il rettore sarà coadiuvato da tre sacerdoti.
La tempesta non pare placarsi. L’Opus contesta la presa di posizione del vescovo, che viene accusato di prendere una decisione unilateralmente e che non spetta a lui nominare il rettore, trattandosi di un tempio della Prelatura, definito il gioiello della Corona.
Il santuario è un simbolo per l’Opus Dei. È la memoria viva di un avvenimento storico. Quando Escrivá de Balaguer aveva due anni, colpito da una grave malattia, fu portato dai genitori alla chiesetta di Torreciudad per ringraziare della guarigione la Madonna, là venerata dal 1084. Apparteneva alla diocesi, ma fu ceduta all’Opus, che vi costruì un centro monumentale. È meta di pellegrinaggi.
Si apprende, come notizia dell’ultima ora, che l’ex rettore del santuario, Angel las Heras, ha chiesto perdono al vescovo e si è detto pronto a far parte dell’equipe mista (sacerdoti diocesani e sacerdoti dell’Opus Dei) diretta dal nuovo rettore nominato dal vescovo diocesano.
Insomma il vescovo, approfittando della sua posizione, si è appropriato del santuario.
Vi immaginate il vescovo di Assisi che nomina un sacerdote diocesano Rettore della Basilica di San Francesco?
Scommetto che i Francescani Conventuali sarebbero proprio felici e soddisfatti.
Ha fatto valere il suo amato diritto canonico. Bisogna forse applicarlo solo contro i gay?
Temo che la situazione in Spagna sia molto più complessa di quella (ipotetica) di Assisi. Non è solo una questione di giurisdizione tra vescovo e Opus Dei. Se l’ordinario diocesano ha preso una tale misura (molto “invasiva”) avrà avuto le sue ragioni e difficilmente poteva agire senza consultare prima il Vaticano (almeno a titolo informativo). E ora che lo status giuridico dell’Opus dei è cambiato per decreto papale, è ipotizzabile che casi simili si moltiplichino ben oltre la Spagna. Di ordinari diocesani molto poco favorevoli ai “privilegi autonomistici” della prelatura personale, la Chiesa cattolica è piena……
Tutto è bene quel che finisce bene… forse.