Il 19 ottobre scorso i Missionari d’Africa (Padri Bianchi) hanno celebrato i 150 anni della loro fondazione avvenuta ad opera dell’arcivescovo Charles Lavigerie, divenuto in seguito cardinale. Fondando quest’opera egli nutriva un sogno: far diventare l’Africa un continente cristiano. La congregazione continua anche attualmente ad occuparsi in particolare del dialogo tra cristiani e musulmani.
Il cristianesimo antico nel Nord Africa era tramontato con la conquista musulmana del 7° secolo. Soltanto sulla scia coloniale del “Protettorato” francese ci fu la possibilità, verso la metà del secolo 19°, di rimettere indietro l’orologio della storia. Una figura chiave in questo tentativo fu certamente Charles-Martial Allemand Lavigerie (1825-1892).
Nativo di Bayonne, nel territorio basco, Lavigerie divenne vescovo di Nancy e, nel 1867, fu nominato da papa Pio IX arcivescovo di Algeri. Oltre a far rinascere l’antico cristianesimo in Nordafrica, Lavigerie pensava anche alla diffusione del cristianesimo in tutto il continente. Il mezzo per realizzare questo scopo erano le società missionarie che avrebbero dovuto occuparsi della formazione, dei poveri, del malati e degli orfani.
Il 19 ottobre 1868, 150 anni fa, fondò la Società dei Missionari d’Africa (Padri Bianchi). Nell’anno successivo sorse anche il ramo femminile delle Suore Bianche.
Il nome usuale di “Padri Bianchi” si riferisce all’abito religioso bianco che indossano. Questa denominazione tuttavia fu spesso associata al colore della pelle dei sacerdoti, per cui in tempi recenti fu preferito quello di “Missionari d’Africa”. La loro spiritualità è mutuata dai gesuiti i quali, nei primi tempi, si occuparono della formazione dei seminaristi della Società. I membri dovevano rispettare la cultura della popolazione indigena e fondare una Chiesa autoctona.
Nel 1878 furono create delle stazioni missionarie nell’Africa orientale e nel 1894 nel Sudan francese, nell’odierno Mali, Burkina Faso e nella Guinea. Nel 1874 sorsero delle fondazioni in Francia, nel 1884 in Belgio, nel 1894 in Germania e nel 1901 in Canada. Tuttavia non tutti i tentativi furono coronati dal medesimo successo. Nel 1876 furono uccisi tre missionari del Tuareg nel tentativo di raggiungere il Sahara, l’attuale Mali.
Lavigerie si impegnò particolarmente nella lotta contro la schiavitù. Visitò a questo scopo le capitali e i governi d’Europa, tenne e pubblicò delle conferenze e delle prediche per mettere fine al traffico degli esseri umani.
Nel 1878, il papa Leone XIII (1878-1903) lo nominò delegato apostolico per l’Africa centrale e incaricato delle Missioni. Nel 1882 ricevette il berretto cardinalizio.
Lavigerie, “Primate d’Africa”
Quando, nel 1843, il Vicariato apostolico di Tunisia fu eretto ad arcivescovado di Cartagine, il papa nominò il fondatore dei Padri Bianchi primo arcivescovo di questa città e di conseguenza – facendo riferimento alla tradizione antica – Primate di tutta l’Africa (“Primas Africae”).
Lavigerie fece costruire a Cartagine una cattedrale, sul punto più alto della collina di Bursa, dove un tempo sorgeva l’acropoli dell’antica grande potenza romana. Un esteso mosaico sottolineava, a grandi caratteri latini, il carattere primaziale della casa del Signore per “tutta l’Africa”.
Le attività
Lavigerie morì nel novembre 1892 ad Algeri. Fu tumulato nella cattedrale di Cartagine. Ma dopo che la chiesa fu espropriata dallo stato tunisino, la sua salma fu portata nel 1964 a Roma.
Tre anni dopo la morte di Lavigerie si realizzò un suo vecchio sogno: una carovana di missionari riuscirà nell’intento di penetrare all’interno dell’Africa occidentale e di fondare delle postazioni nell’attuale Mali.
La Chiesa cattolica del Nordafrica nel 19° secolo era costituita quasi esclusivamente di europei, in gran parte funzionari e personale dirigente francese. Della formazione, educazione e delle attività se ne occupavano i Padri Bianchi, gli istituti di fratelli dediti all’insegnamento e diverse comunità religiose femminili. Questa situazione continuò fino alla seconda guerra mondiale, cioè fino al termine dell’epoca coloniale negli anni ‘60.
I Padri Bianchi in particolare si dedicarono e si dedicano al dialogo cristiano-musulmano. A questo scopo la congregazione fondò a Tunisi “l’Istituto delle belle lettere arabe” (IBLA), un complesso scientifico con due biblioteche di letteratura araba. Nel 1926 fu creato, sempre a Tunisi l’Istituto per gli studi arabi e di islamistica che, negli anni ’50, fu trasferito a Roma col nome di “Pontificio Istituto di Studi Arabi e d’Islamistica” (PISAI).
Nel 1978, i Padri Bianchi fondarono il Centro per l’incontro cristiano-islamico e di documentazione (CIBEDO), con sede a Francoforte sul Meno, per promuovere il dialogo interreligioso e la convivenza tra cristiani e musulmani. Dal 1998 CIBEDO è l’ufficio specializzato della Conferenza episcopale tedesca.
Fin dall’inizio, la congregazione ha voluto servirsi dei media per il suo compito missionario. Nel 1894 fu pubblicato in Germania il primo numero della rivista Afrikabote (Messaggero dell’Africa). Nel 1967 seguì Kontinente, che fa capo a 24 congregazioni missionarie e all’opera Missio di Aquisgrana.
La congregazione continua anche attualmente a svolgere la sua missione di servizio e di rispetto verso la spiritualità degli altri. Opera in 20 paesi africani e conta, stando ai dati del Vaticano, 1.600 membri, di cui 1.350 sacerdoti. (KNA)