Il giorno dopo l’uccisione di Suor Ines Nieves Sancho, 77 anni religiosa spagnola delle Figlie di Gesù, avvenuta la mattina del 20 maggio nel villaggio di Nola nel Sud-ovest del paese, vengono registrati una serie di attacchi da parte di gruppi armati in villaggi del Centrafrica. Il bilancio delle vittime è tuttora di 34 persone.
Un totale di 34 civili sono morti e 5 sono rimasti in un attacco condotto nelle ultime 72 ore da un gruppo armato nei villaggi di Koundjili e Djoumjoum, nel nord-ovest della Repubblica Centrafricana (Rca), vicino al confine con il Ciad. Lo ha reso noto ieri il ministro della comunicazione e portavoce del governo di Bangui, Ange-Maxime Kazagui nella tarda serata di ieri durante una conferenza stampa. Già qualche ora prima l’annuncio della carneficina era stato fatto su Twitter dal capo della Missione delle Nazioni Unite nel paese (Minusca), Mankeur Ndiaye, secondo il quale si tratta del più grave massacro avvenuto nel paese dopo la firma del nuovo accordo di pace tra il governo e 14 gruppi armati, avvenuta lo scorso 6 febbraio.
“Minusca condanna con la massima fermezza gli omicidi avvenuti, con oltre 26 morti e molti feriti”, ha scritto Ndiaye. Secondo fonti delle Nazioni Unite, il massacro è avvenuto martedì per mano di un gruppo armato noto come 3R, che avrebbe tratto in inganno la popolazione locale organizzando un incontro con gli abitanti dei due villaggi di Koundjili e Djoumjoum”,come rivelato da una fonte dell’Onu alle agenzie. “Quando gli abitanti del villaggio si sono fatti avanti, gli elementi di 3R hanno aperto il fuoco su di loro indiscriminatamente, uccidendo 12 civili a Koundjili e 14 a Djoumjoum”, hanno affermato le fonti, citati dal quotidiano francese Le Monde.
Il gruppo 3R, considerato vicino ai pastori fulani (considerati a loro volta vicini ai gruppi jihadisti), ha firmato l’accordo di pace di febbraio ottenendo in cambio la nomina del suo leader, Bi Sidi Souleymane (meglio noto come Sidiki), come consigliere militare del primo ministro Firmin Ngrebada.
L’accordo di pace firmato lo scorso febbraio a Khartoum in Sudan prevede una serie di misure di rafforzamento della sicurezza, tra cui l’istituzione di pattugliamenti congiunti, la creazione di una commissione per la verità e la giustizia e la formazione di un governo “inclusivo”. Come conseguenza del trattato, a fine febbraio il presidente Faustin-Archange Touadera ha nominato come nuovo primo ministro Firmin Ngrebada, il quale lo scorso 4 marzo ha formato una squadra di governo composta da 36 ministri. Quello siglato in Sudan è stato l’ottavo accordo di pace in Repubblica Centrafricana dall’inizio del conflitto armato nel paese, nel 2013.
La firma dell’accordo è avvenuta dopo che a gennaio il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite aveva promesso di rimuovere l’embargo sulle armi alla Repubblica Centrafricana entro la fine di settembre se le autorità di Bangui compiranno progressi nella riforma sul terreno della sicurezza e della gestione delle armi.
Il massacro di due giorni fa è avvenuto il giorno dopo l’uccisione di Suor Ines Nieves Sancho, 77 anni, religiosa spagnola delle Figlie di Gesù, la mattina del 20 maggio nel villaggio di Nola nel Sud-ovest del paese.
Il Centrafrica è finito in un vortice di violenze dal 2013 a seguito del colpo di stato che ha portato alla destituzione dell’allora presidente Francois Bozizé ad opera di ribelli a maggioranza musulmana assistiti da mercenari provenienti dal Ciad e dal Sudan. Da allora il paese è dilaniato dalle violenze tra milizie musulmane ex-Seleka e i cristiani anti-balaka e dagli scontri tra gruppi armati che si contendono il controllo del territorio e le sue risorse.
Secondo le Nazioni Unite le violenze hanno costretto circa 700 mila persone ad abbandonare le loro abitazioni e altre 570 mila a cercare rifugio all’estero. Nel paese, stima l’Onu, circa 2,5 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria.
Informazione ripresa dalla rivista Africa dei padri bianchi.