Il 12 gennaio 2024 ci ha lasciati don Arrigo Chieregatti. I parrocchiani di Pioppe di Salvaro hanno fatto appena in tempo a celebrare i suoi 90 anni con una pubblicazione curata da M. Poltronieri, I novant’anni di don Arrigo Chieregatti. Sulla strada della vita… ancora e sempre (Mutus Liber, Riola (BO) 2023), per la quale il cardinale Zuppi aveva firmato una prefazione.
Una vita, tante vite
Un’esistenza come quella di don Arrigo merita di essere raccontata, perché questo prete della diocesi di Bologna ha vissuto non una, ma tante vite: parroco, professore, attivista, viaggiatore, missionario, psicoterapeuta, eremita. Era nato il 18 novembre 1933 a Fiesso Umbertiano (Ro), ma venne ordinato presbitero nella diocesi di Bologna il 25 luglio 1959 dal cardinale Giacomo Lercaro.
Dopo la licenza in Teologia alla Facoltà teologica di Venegono Inferiore (Varese) e il Diploma in Psicologia presso l’Università cattolica di Lovanio in Belgio, ha inanellato una serie di esperienze ecclesiali di confine: quella dei preti operai in Francia, il deserto in Algeria con i piccoli fratelli di René Voillaume, l’impegno ecumenico con l’abbé Pierre. Ha anche servito con diligenza la Chiesa bolognese in tanti modi: ha insegnato canto al seminario arcivescovile, è stato delegato diocesano per le vocazioni, assistenti dell’Azione Cattolica e della FUCI, insegnante di religione presso il liceo linguistico internazionale della città. Specializzatosi in psicologia religiosa, don Arrigo si è dedicato all’assistenza dei malati di mente per l’Azienda USL di Bologna. È stato docente a contratto all’università di Bologna e Bergamo, dove ha insegnato Antropologia e Pedagogia. Le sue numerose esperienze professionali sono state raccolte in un volume pubblicato insieme ad Andrea Canevaro[1].
Negli anni Ottanta, quelli della guerra in Bosnia durante la quale è stato attivamente impegnato per la pace, ha fatto esperienza in progetti di cooperazione internazionale. È stato membro della ONG «New Humanity», con la quale ha operato in alcuni stati dell’Indocina, come Cambogia, Laos e Vietnam. A Casalecchio di Reno ha vissuto in una comunità ispirata a Charles De Foucault.
Negli ultimi anni della sua vita è stato parroco sull’appennino bolognese, a Pioppe di Salvaro. Come parroco si è dedicato con attenzione alle persone indigenti e ai più poveri perché, come ripeteva, «sono gli unici che sperano e si augurano un cambiamento, una conversione, mentre i ricchi tendono a mantenere i loro schemi». I poveri li aveva incontrati anche nei suoi viaggi in Israele, Cina, Africa, India ed estremo Oriente.
Le amicizie
Oltre all’impegno pastorale, missionario e accademico, di don Arrigo vanno ricordati anche i molti libri. Il primo lo pubblicò nel 1974, mostrando da subito il suo interesse per la spiritualità e la Bibbia[2]. Pur senza essere un esegeta di formazione, molti suoi volumi sono commenti spirituali alle scritture bibliche[3]. Altri, invece, sono omelie per l’anno liturgico[4]. Numerosi i saggi in cui ha raccolto le proprie esperienze pastorali facendo un bilancio di ciò che ha vissuto sul campo, o, come direbbe lui, sulla strada[5].
Chieregatti ha profuso anche un certo impegno nella conduzione di periodici, come ad esempio Jesus Caritas, ma soprattutto, insieme all’associazione «Dialoghi», è stato curatore di diversi numeri della rivista InterCulture[6].
La sua vita si potrebbe raccontare anche attraverso le sue amicizie: quella con Dossetti, con Arturo Paoli, con Bede Griffiths, con Carlo Carretto, con Alexander Lang – che ha ospitato a casa sua. L’amicizia con Raimon Panikkar, che morente gli ha sussurrato: «è bello morire dopo essersi abbracciati con un amico», ma soprattutto il rapporto con il benedettino Henri Le Saux, che ha considerato il faro della propria vita, e di cui custodiva come una reliquia le lettere e le ampolle con cui celebrava la messa, regalategli a Varanasi dalle piccole sorelle di Charles de Foucauld.
È attraverso Le Saux che ha imparato ad amare la spiritualità dell’India. Don Arrigo è stato probabilmente il primo a far conoscere in Italia questo monaco benedettino-samnyasin indù, a cui ha dedicato un libro già nel 1976[7]. Ispirato da lui, nel 1980 ha fondato a Malfolle, vicino a Marzabotto, con l’aiuto di Luisa Bussandri, l’ashram della Trasfigurazione, esempio di una interculturalità spirituale priva di sincretismi, perché, come sanno gli esperti di religioni indiane, niente è più lontano dall’induismo dell’idea di trasfigurazione.
Un prete «apripista»
Quanto egli sia stato un prete «fuori dal comune» lo si può comprendere da queste iniziative ed esperienze che, soprattutto prima del Concilio Vaticano II, non gli hanno risparmiato una certa solitudine. La sua «diversità», però, è stata di ispirazione per altri preti e per tanti giovani che hanno compreso anche da lui come il cristianesimo del terzo millennio doveva uscire dall’autoreferenzialità per aprirsi all’universalità e all’incontro con le culture.
La Chiesa che don Arrigo ha amato è la Chiesa che coltiva il silenzio e la contemplazione meditativa, ma anche quella che sa impegnarsi in prima linea per il riscatto dell’uomo, senza confini di etnia, cultura o religione.
Di lui rimarrà proprio questo modello di cristianesimo in cui si è sempre riconosciuto. Come pochi, infatti, Don Arrigo ha testimoniato una fede cristiana non clericale, attenta al mondo e aperta a ciò che lo Spirito ha seminato anche fuori dalla Chiesa. Da questo punto di vista, egli è stato un testimone e un interprete del Vaticano II e di quella Chiesa in uscita a cui richiama insistentemente papa Francesco.
Forse il mondo ecclesiale avrebbe potuto valorizzare di più un prete come lui, ma la sua vita ha sicuramente spronato dopo il Concilio un necessario rinnovamento della pastorale, anche grazie alla sua particolare sensibilità e conoscenza delle religioni e tradizioni orientali.
Ci sono preti e preti. Don Arrigo è stato un prete «apripista», come lo ha definito il suo arcivescovo, il cardinale Matteo Zuppi. Il suo percorso merita di essere ricordato perché rimane un modello e continuerà a essere di ispirazione per tutti coloro che sentono la responsabilità di dare forma a una Chiesa «in uscita».
[1] Andrea Canevaro-A.Chieregatti, La relazione di aiuto. L’incontro con l’altro nelle professioni educative, Carocci, Roma, 1999.
[2] A. Chieregatti, Lo riconobbero, Cittadella, Assisi, 1974.
[3]Si considerino i seguenti volumi: Cantico dei cantici. Lettura spirituale, EDB, Bologna 1992; Sapienza. Lettura spirituale, EDB, Bologna, 1992; Giona. Lettura spirituale, EDB, Bologna 1992; Apocalisse. Lettura spirituale, EDB, Bologna 1993; Tobia. Lettura spirituale, EDB, Bologna 1994; Giobbe. Lettura spirituale, EDB, Bologna 1995; Cristiani tra gli altri. Paolo di Tarso incontra la cultura greca, La Meridiana, Molfetta (Ba) 1998; Isaia. Se non avrete fede…, EDB, Bologna 2005; Osea. Lettura spirituale, A.Chieregatti, EDB, Bologna 2012; Il libro del Qoelet. Incontro tra Oriente e Occidente?, Museodei by Hermatena, Riola (Bo) 2020.
[4] Tra i commenti alle omelie: La parola pregata. Omelie domenicali. Ciclo B. L’anno di Marco, EDB, Bologna 1984; Per amore solo per amore. Omelie. Anno B. Vol. 1, Museodei by Hermatena, Riola (Bo), 20202; Per amore solo per amore. Omelie. Anno C. Vol. 2; Museodei by Hermatena, Riola (Bo) 2021; Per amore solo per amore. Omelie. Anno A. Vol. 3, Museodei by Hermatena, Riola (Bo), 2023.
[5] Tra questi volumi ricordiamo: Voi siete il campo di Dio, Cittadella, Assisi, 1978; Amore come libertà. Omelie sul matrimonio, EDB, Bologna 1995; Nel silenzio di Dio. Interrogarsi sulla morte, rispondere sulla vita, EDB, Bologna 2000; Mito, EMI, Verona, 2007;
Cinquant’anni di strada. Riflessioni lungo il cammino, CLUEB, Bologna 2009; Sulla strada, A.Chieregatti, Museodei by Hermatena, Riola (Bo) 2013.
[6] Tra le sue curatele dalla collana InterCulture si ricordano: Medicina e sacralità (2013); Il dono della terra. Il cibo e i suoi simboli (2014); Percorsi di guarigione. La cura nelle diverse tradizioni del mondo (2014): La luce del femminile (2015); Una cultura che rifiuta è destinata a finire (2016); Bellezza è… esplorazione sui sentieri della bellezza (2022).
[7] A.Chieregatti, Lettere e scritti, Henri Le Saux (O.S.B.), Pro manuscripto, Cantù, 1976.
Grazie di questa memoria che mi ricorda come Arrigo mi abbia allargato l’orizzonte, direi per sempre, anche se poi le occasioni di incontro, dopo Casalecchio, si sono fatte rare.