Nell’anno santo della misericordia la Giornata missionaria mondiale non poteva essere caratterizzata che su questo versante. Infatti, lo slogan scelto dalla presidenza di Missio è “Nel nome della misericordia”.
Va da sé che missione e misericordia sono un binomio inscindibile che caratterizza tutta l’azione di promozione umana e di evangelizzazione che i missionari portano avanti in tutte le latitudini del pianeta terra. Papa Francesco, nella bolla di indizione del giubileo, scrive: «Come desidero che gli anni a venire siano intrisi di misericordia per andare incontro ad ogni persona portando la bontà e la tenerezza di Dio!» (Misericordiae vultus 5).
È proprio nella quintessenza dell’azione missionaria che gli operatori pastorali ad intra come ad extra vengono inviati nelle periferie del mondo, perché tutti scoprano un Dio ricco di misericordia e che a tutti possa giungere il balsamo della misericordia come segno del regno di Dio già presente in mezzo a noi (cf. MV 5).
Il termine “misericordia” è sempre stato usato e pronunciato da schiere innumerevoli di santi che si sono chinati sulle ferite dei samaritani che giacevano lungo la strada, ma oggi la misericordia, intesa come approccio affettivo nei confronti di coloro che soffrono povertà e ingiustizia, è più che mai urgente e necessaria.
Il card. Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila, in un recente intervento ha messo in evidenza che, come cristiani, dobbiamo imparare a «sorgere nella misericordia» e, attraverso di essa, a guarire tante ferite dell’umanità: «È guardando e toccando le ferite degli altri che possiamo vedere e toccare anche le nostre ferite».
È sulla scia di questo autorevole esponente della Chiesa missionaria che anche noi siamo chiamati a prendere coscienza che la mancanza di misericordia da parte delle nostre comunità genera tante sofferenze in famiglie che hanno difficoltà a vivere il quotidiano o in quelle dei tanti bambini costretti a sopravvivere lontano dai genitori. Pensiamo, per un solo momento, al popolo dei migranti sui barconi costretti alla fuga dei loro paesi in preda alla povertà, alla violenza e alle guerre, alla ricerca di una speranza e di un futuro migliore per loro e per i loro figli.
Papa Bergoglio, sempre nella Misericordiae vultus (cf. n. 1), afferma con semplicità disarmante che la misericordia di Dio si è fatta carne nel volto del Figlio Gesù. Ed è proprio guardando al Cristo risorto che noi possiamo scoprire come la misericordia sia la strada maestra per l’impegno missionario. In quelle comunità dove si esprime e si vive concretamente la misericordia più che mai risplende la luce di Cristo su chi la pratica.
Per tutti i credenti che anelano a vivere la dimensione missionaria ad intra o ad extra, l’impegno di testimoniare questo aspetto fondamentale del messaggio cristiano diventa una scelta di vita capace di caratterizzare l’esistenza delle nostre comunità.