«Vedi, ho buttato via l’orologio – mi fa, mostrandomi l’avambraccio sinistro –, ho imparato dagli africani. Qui in Africa, si vive solo il presente, ma intensamente». Parola decisa, quella di padre Pierre, missionario.
Che fretta!
In terra africana, infatti, non si è preoccupati del dopo, di ciò che viene in seguito, come da noi… e che ci fa esclamare: “Presto, ho altro da fare!”.
Questo missionario, così, ha cambiato ritmo, ha cambiato campo. Quando incontra qualcuno, prende tutto il tempo che serve, lasciando perdere il nostro gioiello al polso, l’orologio!
Mi viene da sorridere al paragone, pensando quando – in vacanza nella mia terra veneta – mi presento alla porta di una parrocchia. «Scusami, stavo proprio uscendo!» mi fa a volte il prete e… scompare! Non prende neppure il tempo di estrarre l’agenda e fissarmi un appuntamento per un altro giorno, come succede all’estero. «Il Signore bussa alla nostra porta», direbbe sant’Agostino, ma noi siamo spesso fuori casa! In Africa, invece, l’incontro – anche quello imprevisto, – è sacro. Oscar Wilde commenta: «Le cose vere della vita non si studiano né si imparano, ma si incontrano».
Tempo fa, ascoltavo estasiato, padre Michel, in Marocco da anni, che mi confessa: «Dormo poco, sai, ma, nella notte, quando mi sveglio, mi metto in ginocchio davanti all’armadio. Naturalmente, dopo averlo aperto: dentro c’è il Santissimo! «In un Paese dove la preghiera è costante e onnipresente, lo trovo per davvero un bell’esempio, per dire, di inculturazione. Qui, infatti, ti può sorprendere dietro un’auto parcheggiata, qualcuno su un tappeto in preghiera… o il bigliettaio della stazione dei bus scomparso brevemente per lo stesso motivo.
Viviamo spesso al giorno d’oggi in uno spazio interculturale. Dove mondi differenti, modi di vivere diversi si incontrano, si scontrano, si osservano, si imitano o si intrecciano. «I sistemi si oppongono, gli uomini si incontrano» afferma giustamente una massima.
Come vivere la complessità
Ma qual è la regola d’oro per vivere in un mondo così complesso e plurale? Fare lo stesso lavoro delle api, suggeriva Antonio Perotti, grande esperto di sociologia. Di un viaggio, un incontro, un’idea differente, un’esperienza nuova… si coglie e si raccoglie il meglio. «Come le api fanno con i fiori – concludeva il sociologo –, così io di tutto quello che incontro faccio il “mio” miele!». La differenza, in questo modo, arricchisce per davvero! «La nostra ricchezza è fatta dalla nostra diversità – spiegava il biologo francese Albert Jacquard –, l’altro ci è prezioso nella misura in cui ci è diverso».
Ma, per entrare in un mondo fatto di tante differenze, per arricchirsi in fondo dell’altro, quali sono le chiavi?
La prima è l’ascolto. Il decentrarsi. Uscire da sé e dal proprio mondo. Prestare attenzione a ciò che è unico nella vita degli altri. «Ricordando sempre che tu sei unico – sottolinea qualcuno –, esattamente come tutti gli altri!». Si diventa persone migliori facendo proprie le conoscenze, i risultati, le conquiste degli altri che si incontrano quotidianamente.
Altra chiave è lo stupore. Cioè rimanere nell’immobilità, come in attesa, in suspense, senza ombra di condanna di fronte alla diversità dell’altro. Attitudine, questa, che gli antichi chiamavano epochè, sospensione del giudizio. «Non giudicare sbagliato ciò che non conosci – ripeteva Pablo Picasso, immerso nel mondo dei colori –, cogli l’occasione per comprendere».
Altra ancora, l’arte della curiosità. A lungo considerata un comportamento negativo, la curiosità è oggi sinonimo di cammino intelligente, di un sentimento che non si arresta davanti al reale, ma guarda le cose diversamente. Come un rabdomante che cerca la sorgente d’acqua, la curiosità cerca il senso sotterraneo, il “perché” di un comportamento, di una tradizione differente o di un gesto. Per questo essa è tolleranza, apertura alla diversità. La curiosità semina dubbi. E il dubbio porta alla certezza, compresa quella che si esprime attraverso una grande scoperta scientifica. L’unico modo, così, per andare a fondo delle cose oltre l’apparenza è interrogarsi: cosa, come, perché, quando, quanto, in che senso… «La curiosità e i problemi sono gli allenatori del pensiero» (M. Trevisan).
Infine, una chiave importante è sempre provare qualcosa di nuovo. Essere aperti ad altri punti di vista, assaporare cibi differenti, esotici, accogliere opinioni diverse dalle proprie, accettare che una risposta inaspettata possa rivelarsi preziosa. Essere, infine, disposti a cambiare la vostra stessa idea o atteggiamento. Se necessario.
In tutto questo una grande umiltà, lo spirito del dialogo, il gusto del raccontarsi sanno essere alleati formidabili. Per entrare in una nuova, promettente dinamica: la cultura dell’integrazione, «il rendere normale domani quel che ieri era impossibile».
Renato Zilio è missionario in Marocco