Chiamatemi Francesco

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All’inizio del suo tredicesimo anno da papa, Francesco si erge come autorità morale nel mondo di oggi, una voce che invoca l’umanità, la pace e il rispetto per la dignità di tutte le persone.

Il 13 marzo è ricorso il dodicesimo anniversario dell’elezione di papa Francesco come 265° successore di san Pietro. Mentre entra nel tredicesimo anno del suo ministero come vescovo di Roma, Francesco non è in Vaticano – è un paziente dell’Ospedale Gemelli di Roma, dove è stato curato per una polmonite negli ultimi 28 giorni e ora è fuori pericolo imminente e in via di guarigione.

L’ospedale Gemelli è diventato un secondo Vaticano, un Vaticano 2, si potrebbe dire, perché Francesco continua a governare la Chiesa da lì. Riceve i massimi funzionari vaticani, legge i resoconti, approva i decreti per dichiarare nuovi santi e beati, nomina vescovi per le diocesi di tutto il mondo, risponde agli eventi del Giubileo ed esprime preoccupazione per le situazioni di conflitto nel mondo, tra cui Israele-Palestina, Ucraina, Libano, Sudan e Myanmar e per le vittime delle inondazioni nella sua patria.

Nella serata del 13 marzo abbiamo appreso che Francesco ha festeggiato i suoi dodici anni da papa con una torta e delle candeline insieme al personale medico dell’ospedale, su loro iniziativa. Durante il giorno, ha continuato con le sue terapie mediche e respiratorie e la sua fisioterapia motoria, ricevendo ossigeno ad alto flusso attraverso dei tubi nasali. Come ha fatto da domenica scorsa, ha seguito gli Esercizi Spirituali per il personale della Curia Romana in collegamento video.

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Il cardinale Jorge Mario Bergoglio era arcivescovo gesuita di Buenos Aires, 76 anni, quando 115 cardinali provenienti da 47 paesi si sono riuniti in conclave e hanno votato per eleggerlo papa mercoledì pomeriggio, 13 marzo 2013. La sua elezione a sorpresa ha causato un terremoto nella Chiesa cattolica, che conta 1,3 miliardi di membri, e ha trasferito per la prima volta nella storia la leadership della Chiesa dall’Europa all’America Latina, dove vive quasi il 40% dei cattolici del mondo.

Quando il cardinale Giovanni Battista Re, che presiedeva il Conclave, gli chiese se accettava l’elezione, il cardinale Bergoglio rispose: «Sono un grande peccatore, ma confidando nella misericordia e nella pazienza di Dio, nella sofferenza, accetto!». E quando gli fu chiesto con quale nome desiderasse essere chiamato, rispose: Francesco. Il nome, in onore di san Francesco d’Assisi, indicava un programma, la stella polare del suo ministero globale.

Un’ora dopo, papa Francesco è apparso sul balcone centrale della Basilica di San Pietro e ha conquistato il cuore di circa 100.000 persone provenienti da tutti i continenti, riunite in Piazza, con il suo primo saluto: «Fratelli e sorelle, buona sera!». Li ha stupiti di nuovo poco dopo quando, rompendo con la tradizione, prima di dare loro la sua benedizione, ha chiesto loro di pregare il Signore affinché benedicesse lui: la preghiera del popolo che chiede la benedizione per il proprio vescovo.

Questo è stato l’inizio della rivoluzione e della riforma del papato di Francesco che ha cambiato molto la Chiesa cattolica e la sua immagine nel mondo negli ultimi dodici anni. Tutto è iniziato con la conversione del papato, quando Francesco ha deciso di eliminare molti dei simboli di status e ha scelto di vivere in un piccolo appartamento nella foresteria vaticana di Santa Marta anziché nell’appartamento del Palazzo apostolico.

Il primo papa gesuita ha cercato di avvicinare le persone a Gesù, sia con le sue azioni che con le sue parole. Le sue omelie che spiegano il Vangelo hanno avuto un forte impatto, specialmente durante l’epidemia di Covid-19, poiché Francesco parla un linguaggio che la gente comune capisce. Anche i suoi gesti, come l’abbraccio all’uomo dal volto gravemente sfigurato, hanno avuto un grande impatto.

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Come papa, ha cercato di cambiare la mentalità di coloro che lavorano in Vaticano prima di cambiarne le strutture. I suoi discorsi pre-natalizi, mirati a questo, assomigliano a quelli di una guida degli Esercizi Spirituali. Per gli stessi motivi, ha anche insistito per portare la curia romana in un centro spirituale fuori Roma. Ha anche cambiato le strutture e le priorità della curia, introducendo riforme nella sua nuova costituzione, Praedicate Evangelium, che pone l’evangelizzazione come priorità assoluta. Fin dal primo giorno, Francesco ha voluto una Chiesa missionaria e una curia romana orientata alla missione, al servizio sia del papa sia dei vescovi.

Ricordo quando Francesco ha incontrato circa 6.000 rappresentanti dei media di tutto il mondo (che erano venuti per seguire il conclave) nell’Aula Paolo VI il 16 marzo 2013. Ci disse: «Quanto vorrei una Chiesa povera e per i poveri!». Seguendo questa linea negli ultimi dodici anni, ha messo i poveri al centro del suo ministero, avvicinandosi ai senzatetto, alle vittime della tratta di esseri umani e alle persone emarginate e recandosi nelle periferie geografiche ed esistenziali del mondo. Lo ha fatto soprattutto attraverso i suoi 47 viaggi esteri, visitando 67 paesi, molti dei quali devastati dalla guerra, tra cui Iraq, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centrafricana, Myanmar e Sud Sudan. Lo scorso mese di settembre ha continuato a recarsi nelle periferie, quando ha intrapreso un arduo viaggio di 12 giorni in Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor Est e Singapore.

Anche dal suo letto d’ospedale non ha mai smesso di preoccuparsi per la difficile situazione degli ucraini, mentre droni e missili russi colpivano le centrali elettriche del Paese, e per le sofferenze dei palestinesi a Gaza. Domenica scorsa, ha lanciato un appello per fermare la violenza e le uccisioni in Siria, il cui popolo ha sofferto enormemente in quasi 14 anni di guerra. Dall’ospedale ha osservato: «la guerra sembra ancora più assurda da qui».

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All’inizio del suo tredicesimo anno da papa, Francesco si erge come autorità morale nel mondo di oggi, una voce che invoca l’umanità, la pace e il rispetto per la dignità di tutte le persone, indipendentemente dalla razza, dalla religione o dalla nazionalità. Per lui, siamo tutti figli di Dio, chiamati ad amarci e rispettarci come fratelli e sorelle, come ha affermato chiaramente in Fratelli Tutti. È un messaggio difficile da proclamare in un mondo sempre più polarizzato, dove la legge del più forte ha la meglio sul diritto internazionale umanitario. Ma lui non rinuncia al tentativo di convincere le persone a costruire un mondo migliore. La sua voce è necessaria oggi ancora di più rispetto a quando è stato eletto, considerata la drammatica situazione mondiale che stiamo affrontando.

Guardando al futuro, papa Francesco vorrà assicurarsi che il processo sinodale, l’impresa più significativa del suo pontificato, continui a progredire e a plasmare il futuro della Chiesa cattolica, con importanti conseguenze per la promozione dell’unità dei cristiani. Ha approvato il documento finale del sinodo senza modifiche e ha istituito gruppi di studio per rispondere a importanti temi emersi durante il sinodo. Ora spera che molti, se non tutti, questi gruppi gli portino le loro conclusioni entro la fine di giugno, per consentirgli di fare un altro passo avanti con la Chiesa sinodale.

Il 24 dicembre 2024, Francesco ha aperto l’Anno giubilare, incentrato sul tema della speranza. Ha invitato i credenti a essere «pellegrini di speranza» in un mondo polarizzato e in guerra. Sono attesi a Roma circa 30 milioni di persone durante il Giubileo, che si concluderà il 6 gennaio 2026. A causa del suo ricovero in ospedale, Francesco ha potuto partecipare solo ai primi due eventi giubilari: quello per il mondo della comunicazione e quello per le forze armate e di polizia. Ha dovuto rinunciare agli eventi giubilari per artisti, diaconi e volontari.

Come dimostra la storia, tuttavia, la presenza del papa non è un elemento essenziale del Giubileo, poiché questo è prima di tutto un pellegrinaggio alle tombe degli apostoli Pietro e Paolo e un passaggio attraverso le Porte Sante per ottenere le indulgenze plenarie del Giubileo che il papa ha concesso.

I pellegrini, naturalmente, vogliono vedere il papa e ricevere la sua benedizione, e Francesco certamente vuole incontrarli. Ma oggi, come in passato, i papi non sono sempre presenti per l’intero periodo dell’Anno giubilare. Infatti, papa Clemente VI fu in esilio ad Avignone, in Francia, per l’intera durata Giubileo del 1350. In altre occasioni, i papi sono stati lontani da Roma per molti mesi durante questi anni, e alcuni sono stati malati in certi momenti. Ma solo una volta nei 700 anni di storia del Giubileo un papa ha aperto l’Anno giubilare e un altro lo ha chiuso: il Giubileo del 1700 fu aperto da Innocenzo XII e chiuso da Clemente XI. Papa Francesco, che ha aperto il Giubileo del 2025, spera di chiuderlo il 6 gennaio 2026. E i pellegrini pregano per questo.

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Francesco ha ora 88 anni. Secondo i documenti storici (certamente per il secondo millennio), si dice che sia il terzo papa più anziano a guidare la Chiesa. Il papa più anziano è stato Leone XIII (1810-1903), morto all’età di 93 anni e 140 giorni; il secondo più anziano è stato Celestino III (1106-98), morto all’età di 92 anni.

Nelle settimane successive al ricovero di Francesco, i media hanno scritto e discusso molto sul fatto che avrebbe seguito l’esempio di papa Benedetto XVI e si sarebbe dimesso, dato che è previsto anche dal diritto canonico. In passato, Francesco ha elogiato Benedetto per le sue dimissioni e ha detto che ha «aperto la porta» e che altri potrebbero seguirlo. D’altro canto, nelle conversazioni con i gesuiti a Kinshasa, il papa gesuita ha dichiarato chiaramente che considera la sua elezione a papa come un’elezione a vita. Ha anche detto in più di un’occasione che «si governa la Chiesa con la testa, non con le gambe».

I cardinali che lo conoscono bene mi hanno detto di essere convinti che, come san Giovanni Paolo II, non si dimetterà. In questo momento, Francesco dovrà probabilmente rimanere in ospedale per almeno un’altra settimana, fino a quando non sarà completamente guarito dalla polmonite. Una volta ristabilito tornerà in Vaticano per continuare la missione che Dio gli ha affidato per tutto il tempo che Dio vorrà.

  • Pubblicato il 13 marzo 2025 sulla rivista America (originale inglese, qui).
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Un commento

  1. 68ina felice 14 marzo 2025

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