La lettera, resa nota pochi giorni fa, del cardinal Pell (…) conferma che effettivamente ed in questo momento nella Chiesa esiste un blocco di chierici importanti, che, seguendo il deplorevole esempio del cardinal Müller, pensano e non si fanno scrupolo di dire e di andare dicendo che papa Francesco si sta sbagliando a tal punto che può essere definito come un uomo “eretico”.
Se effettivamente la Chiesa è governata da un “eretico”, la situazione è grave. Molto grave. Perché, se fosse vero, o il Papa deve andarsene dalla Chiesa; o siamo noi a doverla abbandonare. A meno che non siamo di fronte ad un gruppo di uomini “importanti” – o chissà chi sono – che occultano la loro sfrontatezza con l’oscuro manto della loro “ortodossia”.
Ebbene, stando così la situazione, cosa pensare e cosa fare in questo stato di cose? Certo, va da sé che non sono nessuno per dire a nessuno ciò che deve pensare o fare. Mi limito ad informare fornendo alcuni dati che forse possono aiutare determinate persone in questo delicato momento che stiamo vivendo.
Gli “arrivisti” nella Chiesa
Prima di tutto voglio esprimere chiaramente che sono totalmente d’accordo con il professor Reyes Mate quando afferma che papa Francesco sta avendo la libertà ed il coraggio di “desacralizzare” secoli di storia, che porta con sé la Chiesa quando afferma e conserva quello che Yves Congar ha definito come “aspetto di signoria” del mondo ecclesiastico.
Ho l’impressione che questo papa non sia un uomo “clericale”. E non dimentichiamo che tutto “ciò che è clericale” indica privilegio e prepotenza. Concetti ed esperienze che non hanno nulla a che vedere con il Vangelo. Il messaggio di Gesù non si può trasmettere a partire dai primi posti. E non si possono mettere a parlare di Gesù coloro che si ostinano a collocarsi al di sopra degli altri. Gesù si è scontrato con i suoi discepoli proprio per questo. Che è una miseria umana nella quale incorrono molti “uomini di Chiesa”.
Questo è così frequente quanto più in alto si sale nella “scala clericale”. Perché la Chiesa è organizzata in maniera tale che coloro che in essa salgono, sicuramente (e probabilmente senza che loro stessi si rendano conto di quello che stanno facendo con la loro vita), sono degli “arrivisti”. Perché sono uomini che si sono sottomessi totalmente al sistema clericale. Ed in questo modo raggiungono sicuramente fama e gloria, soprattutto nelle “sacrestie”. Ma al tempo stesso allontanano la Chiesa dalla sua ragion d’essere. Cosa che presuppone – tra le altre cose – la trasformazione della Chiesa in un museo di antichità, che interessano sempre meno ed alle quali ogni giorno anche la gente ci fa meno caso.
Celibato ecclesiastico
Ma nulla di quanto ho detto è la cosa più forte che vorrei sostenere in quest’articolo. Ho affermato che in questo momento bisogna stare con il Papa più che mai. Perché proprio adesso?
Ci troviamo a poche settimane dal Sinodo dell’Amazzonia, che si celebrerà a Roma nel prossimo mese di ottobre. Come è logico, parlare della Chiesa in Amazzonia significa parlare dell’«inculturazione» della Chiesa, poiché la cultura della Chiesa medievale (alla quale vuole essere fedele la Chiesa attuale) e le culture dei popoli dell’enorme selva amazzonica sono realtà culturali così diverse (ed in non poche cose così distanti) che inevitabilmente pongono problemi teologici che di rimbalzo riguardano tutta la teologia e la Chiesa intera. Si comprende così perché questo Sinodo sia così importante e perché stia facendo tanto parlare. Tra le altre ragioni, perché nelle comunità cristiane amazzoniche si vivono con urgenza più pressante determinati problemi che in Europa o in America trovano una soluzione.
I due problemi, che stanno facendo parlare molto, sono il celibato dei preti e l’ordinazione presbiterale delle donne. Ebbene, la prima cosa che si deve dire su questi temi è che, se parliamo con precisione, con la conoscenza di quello che stiamo dicendo e con libertà, il celibato dei preti e l’ordinazione presbiterale delle donne non sono problemi teologici.
Il Nuovo Testamento non dice una parola sul celibato dei preti o sul fatto che le donne possano o non possano ricevere il sacramento dell’Ordine. Queste questioni non sono problemi teologici. Sono temi storici e culturali. Che in ogni momento della storia ed in ogni cultura devono essere risolti non secondo quello che pensavano gli scolastici medievali, ma secondo quello di cui hanno più bisogno i cristiani. Gesù non ha fondato la Chiesa perché sia fedele alla Scolastica o al Medioevo, ma perché renda presente il Vangelo in ogni tempo ed in ogni cultura, nel modo in cui i “tempi” e le “culture” lo richiedano.
Questo non significa “inventare” o “adattare” il Vangelo come ci conviene o ci interessa. È tutto il contrario: “adattarci” al Vangelo e non trasformare in “dogmi di fede” quello che sono meri “fatti storici”, che si devono vivere ed adeguare a quello di cui hanno bisogno i popoli e le culture, in ogni momento ed in ogni situazione della storia e della società.
La settima sessione di Trento, chiave
Ma c’è qualcosa che probabilmente è la cosa più importante e che forse non pochi chierici ignorano. Le affermazioni della Sessione 7ª del concilio di Trento – la Sessione dedicata dal concilio ai sacramenti – non sono dogmi o dottrina di fede. Perché, come risulta negli Atti del concilio di Trento (vol. 5º), i “padri conciliari” non arrivarono a mettersi d’accordo sulla questione fondamentale, cioè: se quello che condannavano erano “eresie” o si trattava di semplici “errori”. Su questo si concentrò il dibattito della Sessione Settima. Ma non poterono mettersi d’accordo. Per questo il Proemio di questa sessione si limita a dire: «Per eliminare gli errori ed estirpare le eresie…» (Conc. Trid., vol. 5: Denz 1600).
Non siamo «più papisti del papa». Si può offendere il papa definendolo “eretico”, perché non si ritrova con la nostra maniera di definire il clero e con il nostro impegno nel conservare il clericalismo, che non ha più l’importanza ed il significato che ha avuto nei secoli passati? Se non sono dogmi di fede neanche i temi fondamentali sui sacramenti, lo saranno questioni più discusse e discutibili come lo sono il celibato dei preti o la possibile ordinazione delle donne?
Articolo pubblicato lo scorso 11 agosto 2019 nel Blog dell’Autore in Religión Digital. Traduzione a cura di Lorenzo Tommaselli.
Sono d’accordo con il papa ora più che mai. Sinceramente la pochezza, anche culturale, dei due commenti precedenti non merita risposte.
Mi meraviglio che Castillo non si sia reso conto che il più grande “arrivista”, secondo la sua definizione, è proprio Papa Francesco. In più la lode che “desacralizzi” secoli di storia è una contraddizione in termini, che va benissimo per ciò che non è sacro, ma Dio, la Chiesa, i sacramenti sono sacri ed è bene che rimangano sacri. L’inculturazione così come viene presentata sembra che venga prima dell’annuncio del Vangelo, ad Atene e a Roma la cultura greca e latina furono elaborate dai cristiani dopo. “”non trasformare in “dogmi di fede” quello che sono meri “fatti storici”” spiace che il Professore dimentichi che attualmente nella Chiesa da parte di molti stia accadendo il contrario: Trasformare i dogmi in fatti meramente storici. Basta osservare quello che sta accadendo intorno alla Santa Messa e all’Eucarestia. “Il Nuovo Testamento non dice una parola sul celibato dei preti o sul fatto che le donne possano o non possano ricevere il sacramento dell’Ordine.” Mi farebbe piacere conoscere dove il Nuovo Testamento parla dell’Amazzonia come “luogo teologico”. Ma se Papa Francesco desacralizza i secoli di altri popoli cristiani come mai vuole e propone di sacralizzare l’Amazzonia? “Ciò che non è scritto nel Nuovo Testamento” è un principio da rigettare totalmente e non fonda la libertà di abolire il celibato ed introdurre l’ordinazione delle donne. A me non fa piacere avere un Papa che sbaglia e meno che meno eretico, ma visto che critica un documento è un arrivista, perché chi è arrivato più in alto mentre desacralizza e declericalizza non si degna di dire qualcosa di chiaro per sé stesso ed anche per la corte che lo circonda?
A Papa Francesco non importa nulla dei fedeli in confusione: governa con la sua corte e i suoi amici, fuori da quel giro li sei feccia. E’ dai tempi del rinascimento, anzi peggio da Avegnone (dato che ci sono per la prima volta da un millennio due Papi) che c’è una situazione così…