Dal 26 al 29 luglio si svolge a Sarajevo la terza conferenza internazionale «Etica teologica cattolica nella Chiesa mondiale». Il tema su cui si confrontano i circa 500 partecipanti è quello del «Costruire ponti per il futuro». In data 11 luglio, papa Francesco ha inviato una lettera di saluto all’assemblea qui riportata in una nostra traduzione dall’inglese.
Cari fratelli e sorelle,
saluto tutti i partecipanti a questa terza conferenza mondiale sull’etica teologica che si tiene a Sarajevo, una città di grande valore simbolico per il cammino di riconciliazione e pacificazione dopo gli orrori della guerra recente. Guerra che ha portato grande sofferenza alla popolazione di quella regione.
Sarajevo è una città dei ponti. Il vostro incontro è ispirato da questo tema dominante, che ci mette davanti la necessità di costruire ponti in un ambiente fatto di tensioni e divisioni, di costruire nuovi sentieri di prossimità tra i popoli, le culture, le religioni, le visioni della vita e gli orientamenti politici.
Ho apprezzato fin dagli inizi questa vostra impresa, quando i membri del comitato organizzatore mi sono venuti a trovare in Vaticano nel marzo scorso. Il tema del vostro incontro è un tema su cui io stesso ho spesso richiamato l’attenzione: il bisogno di costruire ponti non muri. Continuo a ripeterlo nella viva speranza che ovunque la gente faccia attenzione a questa esigenza che viene sempre più riconosciuta, anche se talvolta si scontra con paure e forme di regressione.
Senza rinunciare alla prudenza, siamo chiamati a riconoscere ogni segno e a mobilizzare tutte le nostre energie per abbattere questi muri di divisioni e costruire ovunque nel mondo ponti di fraternità. I tre aspetti centrali del vostro incontro si intrecciano con questo cammino di costruzione di ponti in una stagione critica come è la nostra.
Avete dato un posto centrale alla sfida ecologica, poiché alcuni dei suoi aspetti posso creare gravi squilibri non solo per la relazione tra l’uomo e la natura ma anche fra le generazioni e i popoli. Questa sfida, come emerge nell’enciclica Laudato si’, non è semplicemente una fra le molte, ma rappresenta lo sfondo più ampio per una comprensione sia dell’etica ecologica sia dell’etica sociale.
Per questo motivo la vostra attenzione per la questione dei migranti e dei profughi è estremamente seria, e provoca una metanoia che può favorire e incoraggiare la riflessione etica e teologica, addirittura prima di ispirare atteggiamenti pastorali adeguati e linee politiche responsabili pianificate con attenzione.
In questo scenario complesso ed esigente vi è bisogno di persone e istituzioni capaci di assumere una leadership rinnovata. D’altro lato, questo non richiede slogan proclamati con violenza che spesso rimangono vuoti, o un antagonismo tra partiti in lotta per accaparrarsi il primo posto. La leadership di cui abbiamo bisogno è quella che può aiutare a trovare e mettere in pratica per tutti noi una via più giusta di vivere in questo mondo come coloro che condividono un destino comune.
Per quanto riguarda la questione di come l’etica teologica possa apportare il suo specifico contributo, trovo illuminante la vostra idea di creare una rete tra persone in diversi continenti che, secondo modalità ed espressioni diverse, posso dedicare sé stesse alla riflessione etica in chiave teologica nel tentativo di trovare in essa nuove ed efficaci risorse.
Con tali risorse si possono condurre analisi adeguate ma, cosa più importante, si possono mobilizzare delle forze per una prassi capace di compassione e sollecitudine verso situazioni umane tragiche, per accompagnarle con cura misericordiosa. Fare-rete in questo modo è qualcosa di urgente in primo luogo per costruire ponti fra di voi, per condividere idee e progetti, e per sviluppare forme di prossimità.
Non è necessario dire che questo non significa mirare a un’uniformità dei punti di vista, ma piuttosto cercare con sincerità e buona volontà una convergenza d’intenti in un’apertura dialogica e nella discussione tra prospettive diverse. In merito, troverete utile una particolare forma di competenza, oggi più che mai urgente e complessa, a cui faccio riferimento nel proemio della recente costituzione apostolica Veritatis Gaudium.
Richiamando i criteri fondamentali per un rilancio e rinnovamento degli studi ecclesiastici, ho rimarcato l’importanza di un «dialogo a tutto campo» che può fornire la base per quell’apertura inter- e trans-disciplinare che è decisiva per la teologia e per l’etica teologica. Ho anche rimarcato «la necessità urgente di “fare rete” tra le diverse istituzioni che, in ogni parte del mondo, coltivano e promuovono gli studi ecclesiastici».
Come uomini e donne che lavorano nell’ambito dell’etica teologica, vi incoraggio a dedicarvi a questo dialogo e al fare-rete. Tale approccio può ispirare analisi che saranno tanto più profonde e attente della complessità della realtà umana. Voi stessi imparerete meglio come essere fedeli alla parola di Dio che ci sfida nella storia, e a mostrare solidarietà con il mondo che non siete chiamati a giudicare, ma a offrirgli nuovi sentieri, condivisione di cammini, cura per le ferite e sostegno nelle debolezze.
Avete già dieci anni di esperienza nel costruire questi ponti all’interno della vostra associazione «Etica teologica cattolica nella Chiesa mondiale». I vostri incontri internazionali di Padova (2006) e Trento (2010), quelli regionali nei diversi continenti, le vostre varie iniziative, pubblicazioni e attività di insegnamento, vi hanno insegnato uno stile di condivisione che sono sicuro voi porterete avanti in un modo che sarà fecondo per tutta la Chiesa. Mi unisco a voi nel ringraziare i responsabili che giungono al termine del loro mandato e coloro che assumeranno ora questa responsabilità. A tutti voi impartisco di cuore la mia benedizione, e vi chiedo per favore di pregare per me.