Dall’incontro di domenica scorsa tra papa Francesco e l’Alma Mater Studiorum in Piazza San Domenico a Bologna non mi aspettavo nulla se non quello a cui il papa ci ha abituati da tre anni a questa parte: un discorso semplice, lucido, capace di suscitare consensi. Da questo punto di vista il santo padre non ha tradito le aspettative, sviluppando tre grandi temi del suo papato nel contesto della vita e della storia dell’Alma Mater e della città (qui il discorso agli universitari).
La cosa che mi ha stupito maggiormente invece è stato il modo in cui la piazza ha ascoltato Francesco: in completo silenzio. Mi sono guardato intorno più volte e nessuno mormorava con il proprio vicino, occhi e orecchie erano rivolti al santo padre; era una situazione insolita e tutt’altro che scontata.
La cosa mi ha fatto riflettere. Prima di partire per l’incontro mi ero messo in tasca un libretto di Luciano Manicardi, Raccontami una storia. Durante il tragitto verso il centro città leggevo del raccontare e dell’ascoltare una storia. Molto spesso (sostiene Manicardi) c’è chi racconta ma non sempre c’è chi ascolta e una narrazione, per quanto forte o profonda possa essere, non può sussistere senza qualcuno che sia disposto all’ascolto.
L’incontro con Francesco mi ha confermato un’idea che da tempo mi sono fatto su questo papa e sul suo papato. Francesco sposta poco peso teologico-dottrinale sulla bilancia del magistero, ma cambia tutto nelle modalità di narrazione della vita della Chiesa e del messaggio evangelico, che assumono nel suo papato un valore veramente nuovo rispetto al passato. Francesco sa raccontare, racconta la vita della Chiesa mostrandone aspetti spesso taciuti o dimenticati ma essenziali, e sa farsi ascoltare.
Il motore narrativo sul quale è incardinato il magistero di Francesco – volendo ridurre in poche parole una realtà molto complessa – sposta l’attenzione dal giudizio di Dio alla misericordia. Quest’ultima è l’inaudito della proposta cristiana, l’elemento divino del Vangelo di Gesù, poiché per l’uomo rimane inammissibile e ingiusto che ogni genere di colpa, ogni tipo di peccato possa essere perdonato. È questa esplicitazione della misericordia divina il motore narrativo del papato di Francesco e anche il punto sul quale il papa ha di fatto inaugurato una crisi, almeno interpretativa, nei confronti del suo papato all’interno della stessa Chiesa.
La misericordia disturba perché è sempre già oltre la nostra capacità di giudizio, perché critica la nostra necessità di avere una ricompensa per gli sforzi di fare il bene. Forse è proprio tale svolta narrativa che fa della Chiesa e del Vangelo una storia ancora credibile e coinvolgente il vero atto di riforma del papa venuto dalla fine del mondo.
Sono pienamente d’accordo con il signor Mattia. Il Papa parla sempre di Dio e delle Scritture e sa farsi ascoltare dal popolo di Dio perché riesce a farsi capire alla perfezione
Ma non sarà che la gente non ascolta perché il Papa sottace o sottindente Dio nella narrazione e dà la sensazione che la Sua narrazione sia tutto?
Mi pare di aver capito che la gente ha ascoltato il papa con grande attenzione, non il contrario.